AQABA: INIZIA IL SUMMIT PER LA PACE IN MEDIORIENTE
AQABA, Giordania 4 giugno 2003- Stamani ad Aqaba si è tenuto il summmit per la Pace in Medio Oriente. Con la mediazione di Re Abdullah di Giordania, vi è stato l’incontro tra il Presidente Bush, il Primo Ministro Palestinese M. Abbas (Abu Mazen) ed il Primo Ministro israeliano Ariel Sharon. Il Presidente George W. Bush, sostiene che è stato fatto un “progresso importante” per la pace in Medio Oriente, in questo summit ad Aqaba con il primo Ministro Palestinese Mahmoud Abbas ed il Primo Ministro Israeliano Ariel Sharon. Dichiara che Washington, invierà un “team” d’osservatori nel Medio Oriente per aiutare Israeliani e Palestinesi nel coordinamento e l’impiego della così detta “roadmap” per la Pace.
Da parte sua, Abbas – che è stato il primo a parlare sul palco – afferma che fara’ il possibile per porre fine alla “Intifada armata” contro Israele. “La resistenza armata deve finire, noi dobbiamo ricorrere alla pace nella nostra ricerca per la fine dell’occupazione, della sofferenza della Palestina e d’Israele, e stabilire il nostro Stato Palestinese. Non vi sono soluzioni militari al nostro conflitto. Noi, ripetiamo la nostra denuncia e rinuncia al terrorismo ed alla violenza contro Israele ovunque essi possano essere. L’impiego di questi metodi è inconsistente con la nostra religione e le nostre tradizioni morali e sono un ostacolo pericoloso per il raggiungimento di un’indipendenza per uno Stato sovrano. Essi sono anche in conflitto con l’idea di Stato che noi ci auguriamo di costruire per noi stessi – uno Stato che si basa sui diritti umani ed il rispetto per la legge ”.
Abbas afferma anche che i palestinesi dovranno pienamente associarsi alla guerra internazionale contro il terrorismo, e chiede pertanto, assistenza militare e finanziaria in modo che si possa fermare chiunque si opponga a questa posizione, in modo da poter dare una chiara impronta alla vita dei palestinesi.
Il primo ministro Palestinese continuando nel suo discorso dichiara: ” I palestinesi devono avere una vita dignitosa. I Palestinesi devono essere liberi di muoversi, andare al lavoro ed a scuola, visitare le loro famiglie e condurre una vita normale. I Palestinesi non devono temere per la loro vita”.
Sapendo che non tutti I palestinesi accettano il piano della roadmap così come impostato, Abu Mazen cerca di convincerli affermando che il traguardo è: “Due Stati, Palestinese-Israeliano, che vivono nello stesso territorio in pace e sicurezza. Il processo è uno dei negoziati diretti alla fine del conflitto Israelo-Palestinese e risolverebbe lo status attuale e la fine dell’occupazione del 1967 per il quale i palestinesi hanno molto sofferto”.
Sharon, parlando dopo Abbas, sostiene che non è interesse d’Israele governare I Palestinesi: “Come primo ministro d’Israele, la terra che è la culla del popolo ebraico, la mia somma responsabilita’ è la sicurezza del popolo d’Israele e del suo Stato. Noi non possiamo avere nessun compromesso con il terrore”. Il primo Ministro israeliano, afferma che ora vi è una speranza di Pace tra Israele ed i Palestinesi “E’ interesse d’Israele non governare i palestinesi, ma che i palestinesi si governino con un loro Stato. Uno Stato Palestinese democratico completamente in pace con Israele promuovera’ la sicurezza e l’esistenza d’Israele come uno Stato ebraico. Non vi puo’ essere pace, comunque, senza l’abbandono e l’eliminazione del terrorismo e l’incitamento alla violenza”
Sharon continuando nel suo discorso dichiara: ”Noi possiamo anche rassicurare I Palestinesi che noi capiamo l’importanza della continuità del territorio nel West Bank per la viabilita’ dello Stato Palestinese”. Per quanto concerne le azioni militari in entrambi i luoghi, Sharon afferma che “Noi accettiamo il principio che le azioni unilaterali di una delle parti possono pregiudicare l’uscita dal nostro negoziato”.
Mentre ad Aqaba si svolge il summit per la Pace, in Israele i coloni ebrei svolgono una manifestazione sostenendo che con questo summit per la pace in Medio Oriente “Israele si arrende al terrorismo Palestinese”
I capi degli insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza e nel West Bank dichiarano che “Il summit d’Aqaba è un’umiliante cerimonia di celebrazione della resa d’Israele al terrorismo palestinese”. La reazione dei coloni è dovuta al fatto che accettando la roadmap, Sharon dovrà mantenere la promessa di smantellare gli insediamenti ebraici nel West Bank
I coloni ebrei, comunque non sono gli unici a lamentarsi del summit. Le dichiarazioni d’Abbas hanno suscitato reazioni nelle fazioni estremiste palestinesi. Mahmoud al- Zahhar, un portavoce del gruppo di Hamas, con riferimento alla dichiarazione d’Abbas di disarmare l’Intifada ha dichiarato al canale del Qatar Al Jazzera: “Abbas, ha parlato della sofferenza degli ebrei come se la colpa fosse stata totalmente dei palestinesi. La nostra terra ed il nostro popolo era sempre stato generoso con gli ebrei, e noi in cambio abbiamo avuto rapide espulsioni del nostro popolo, occupazione della nostra terra, tentando di annetterci completamente. Perché Abbas vuole demilitarizzare l’Intifada? Qual è il prezzo? Non abbiamo ascoltato Sharon dichiarare di accettare di ritirarsi dalla nostra terra occupata, di smantellare tutte le colonie illegali, parlare del ritorno dei profughi palestinesi – stimati in c! inque milioni. Sarebbe stato logico affermare che Israele fermi i suoi crimini contro il nostro popolo, si ritiri dai territori occupati prima, poi noi fermeremo la nostra legittima resistenza”.
Sempre nello stesso contesto, il gruppo Islamico Jihad ha dichiarato che: la resistenza continuerà come prima fino a quando persistera’ l’occupazione”.
La stessa posizione è presa anche dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, partito facente parte dell’OLP. Jamil Majdalani, portavoce del FPLP sostiene che: “La resistenza e l’Intifada continueranno e con questa dichiarazione informiamo ufficialmente Abu Mazen”.
Sociale.network