Conflitti

SHARON: I PROFUGHI PALESTINESI NON ENTRERANNO MAI IN ISRAELE

9 giugno 2003
Rosarita Catani

GERUSALEMME: 9 GIUGNO 2003 – In riferimento alla richiesta dei Palestinesi del diritto al ritorno in Patria dei profughi, il Primo Ministro Israeliano Ariel Sharon, in un discorso tenutosi al convegno del partito Likud ha dichiarato: “Mai, potrà entrare in Israele alcun profugo palestinese”.

Sono più di quattro milioni i profughi palestinesi, che sperano di ritornare in Patria e che furono espulsi dopo la guerra arabo-israeliana del 48. Dopo l’instaurazione del suo Stato, Israele ha categoricamente rifiutato il ritorno, sostenendo che un afflusso di milioni di palestinesi potrebbe distruggere il carattere ebraico del Paese.

Sharon, continuando il suo discorso, afferma: “Io ho chiarito nel passato e l’ho ripetuto ad Aqaba che la soluzione per i profughi palestinesi non può essere risolta all’interno del territorio Israeliano. L’amministrazione USA ha capito molto bene il pericolo dell’esistenza d’Israele dall’entrata dei profughi palestinesi”.

Israele ha più di cento insediamenti e roulotte che sono state illegalmente costruite sui territori palestinesi occupati con la guerra del 1948. Il pericolo che da essi deriva con coloni sempre armati che fanno irruzioni nei campi palestinesi, non viene sottolineato

I palestinesi hanno posto il diritto del ritorno dei profughi come una delle soluzioni per la pace duratura con Israele. Abbas, nel suo discorso ad Aqaba non ha menzionato il diritto al ritorno, scatenando furiose reazioni all’interno delle fazioni politiche palestinesi.

Sharon ha anche promesso al convegno di “portare pace e sicurezza” ad Israele seguendo la linea del suo partito di destra, Likud, affermando che si impegnerà per trovare delle soluzioni per l’impiego della roadmap per la pace con i palestinesi. Ma, a seguito dei due attacchi palestinesi, dove hanno perso la vita cinque israeliani e cinque palestinesi, il generale Sharon, dichiara che non farà alcuna concessione ai palestinesi a meno che, il loro primo ministro Abbas non “prenda decisive azioni contro il terrorismo”. Sharon ha anche affermato che gli piacerebbe “pianificare delle concessioni” ai palestinesi, incluso lo smantellamento di un numero (dieci) insediamenti non autorizzati costruiti sulla terra palestinese.

Il primo ministro israeliano, ha dichiarato: “Noi siamo stati costretti a prendere delle dure e complesse decisioni in un breve periodo di tempo, ma abbiamo fatto un passo avanti con un processo che, io credo, se si realizzerà arricchirà la nostra sicurezza e la nostra situazione economica. Se il governo palestinese non prenderà azioni immediate contro il terrorismo palestinese, noi continueremo per la nostra strada e loro non riceveranno niente da noi”.

In risposta ai commenti di Sharon, prima del suo convegno al Likud, un responsabile dell’ufficio palestinese afferma che, le dichiarazioni del primo ministro israeliano, mostrano la volontà d’Israele di ritirare le promesse e non aprire la strada al processo di pace in Medio Oriente.

Nabil Abu Rudeina, sostiene che :“Sharon non vuole la pace e non vuole continuare con la roadmap. Il primo ministro israeliano ha dichiarato che ci piacerebbe “pianificare concessioni” ai palestinesi, incluso lo smantellamento di alcuni insediamenti ebraici , ma l’influenza dei coloni ebrei che si oppongono allo smantellamento è molto forte”.

Prima delle dichiarazioni finali ad Aqaba, la stampa israeliana era piena di storie sul fatto che Sharon avrebbe dichiarato le condizioni non negoziabili per Israele, incluso l’abbandono da parte dei palestinesi del diritto al ritorno. Ma, Sharon ha preso un’altra strada per dare questa sua improvvisa apparenza di flessibilità, che non è altro un’illusione dovuta alla pressione americana. Sharon parlando del principio dello stato Palestinese sosteneva:”rassicuriamo i nostri vicini palestinesi che noi capiamo l’importanza della continuità territoriale nel West Bank per la viabilità dello Stato Palestinese”. Ma, questa dichiarazione è lontana dal rassicurarli.

La Striscia di Gaza ed il West Bank (incluso Gerusalemme) rappresentano giusto il 22% della Palestina storica. Ogni giorno, Israele lavora a consolidare la sua presa sulle terre palestinesi, di fatto annettendole ad Israele attraverso il muro razzista, razziando case, terre agricole e costruendo nuovi insediamenti. Questo processo di colonizzazione è la sorgente del conflitto Israelo-Palestinese.,

Quello che I Palestinesi si aspettano, e la legge internazionale richiede, è il pieno ritiro di Israele da tutte le terre occupate: Gerusalemme Est, West Bank e Srtiscia di Gaza, nonchè lo smantellamento degli insediamenti ebraici. Ma, parlando della continuità dei territori nel West Bank, Sharon ha precisato che è chiaro che Israele non ha intenzione di lasciarla completamente. E’ ovvio che, se Israele prende in considerazione di ritirarsi, la continuità territoriale non dovrebbe costituire un problema. Questa formula, però combacia con il piano di Sharon di “limitare” i palestinesi in piccoli cantoni all’interno del West Bank, interamente circondati dai territori annessi ad Israele.

Da ricordare che la prima fase della roadmpa richiede un’immediata cessazione della costruzione di tutti gli insediamenti e la rimozione degli insediamenti instaurati sin dal Marzo 2001- il cui numero è stimato dal movimento pacifista israeliano intorno a sessanta. Sharon è stato in silenzio su questa questione della fine delle costruzioni e prevede di smantellare solo i nuovi insediamenti che sono considerati illegali (dieci).

Nei giorni scorsi, comunque, il Ministro delle abitazioni israeliano Effie Eitam del Partito religioso Nazionale, ha dichiarato che il numero dei coloni dovrà continuare a crescere e noi costruiremo per loro, e provvederemo a costruire case ed infrastrutture” (Ha’aretz 2 giugno). Il deputato primo ministro Israeliano Ehud Olmert dichiara che lui non crede che gli americani possano pensare che Israele cacci migliaia di coloni distribuiti sulla terra Palestinese. Inoltre, l’amministrazione municipale nella Gerusalemme occupata, annuncia il suo piano di andare avanti nella costruzione del “Kidmat Tziyon” un insediamento nel West Bank adiacente a Gerusalemme.

Quale sarà la prossima mossa. Aspetto di vedere cosa succedere da qui a poco.

Note: Rosarita Catani e' una reporter indipendente che invia i suoi resoconti da Amman, Giordania, raccontando da un punto d’osservazione privilegiato cosa accade in Iraq e in medio oriente. I suoi report - pubblicati regolarmente sul sito www.peacelink.it - sono utilizzabili liberamente previa citazione della fonte e dell'autrice
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