I profughi del Darfur in Ciad hanno urgente bisogno di maggiori aiuti
L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) lancia l'allarme per il
tragico deterioramento delle condizioni dei profughi sudanesi in Ciad.
Alle belle dichiarazioni della maggior parte degli stati non seguono
però azioni concrete, accusa l'APM. L'adeguata copertura dei bisogni dei
profughi non è assicurata nemmeno fino alla fine dell'anno visto che la
Comunità internazionale ha garantito finora solo il 54% degli aiuti
necessari. La Comunità internazionale deve accelerare l'erogazione degli
aiuti, anche in considerazione del fatto che secondo diverse stime altre
100.000 persone fuggiranno in Ciad entro dicembre 2004. C'è quindi il
serio rischio di un'altra catastrofe umanitaria. Secondo quanto avevano
riportato i collaboratori dell'APM in Ciad, la cattiva assistenza
fornita ai profughi è anche causa del progressivo deterioramento dei
rapporti tra la popolazione locale e i profughi.
I dieci campi profughi allestiti in Ciad, che attualmente ospitano oltre
200.000 persone, sono abbondantemente sovraffollati. Mancano le tende,
le coperte, ma soprattutto manca l'acqua potabile. Secondo gli standard
dell'ONU, ogni persona ha bisogno di 15 litri di acqua, ma in alcuni
campi ci sono a disposizione solo sei litri per persona. La mancanza di
acqua potabile, è la principale causa per il dilagare dell'epatite A tra
i profughi. Finora questo virus, che si trasmette anche tramite l'acqua
inquinata, ha causato 46 morti e altre 1442 persone sono state infettate.
Il programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP) non dispone
di sufficienti mezzi finanziari per poter svolgere adeguatamente il
proprio lavoro. Il WFP avrebbe bisogno di 44 milioni di dollari USA solo
per assistere 55.000 bambini e donne incinte, ma la comunità
internazionale ha finora messo a disposizione solo 28 milioni di dollari.
La crescente conflittualità tra la popolazione locale e i profughi desta
comunque particolare preoccupazione. Se inizialmente i profughi del
Darfur erano stati accolti con grande disponibilità, ora i conflitti per
l'acqua potabile, la legna da ardere e i pascoli continuano ad
aumentare. I profughi ora subiscono minacce, il sequestro del proprio
bestiame e la distruzione dei loro pozzi. Solo un drastico incremento
degli aiuti internazionali può evitare il crearsi di una spirale di
violenza.
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