La ragione per cui gli Iracheni dovrebbero boicottare le elezioni
47 partiti politici Iracheni si sono riuniti lo scorso 17 novembre e hanno preso la decisione di boicottare le prossime elezioni in Iraq. Il Movimento di Lotta Popolare (Al-Shabi di Al-Kifah), che io rappresento, è uno di questi gruppi.
Dopo aver studiato attentamente la situazione dell'Iraq, tenendo conto dell'occupazione militare tanto quanto degli interessi economici e nazionali, abbiamo ritenuto che esistano motivi sufficienti affinché ogni patriota Iracheno boicotti le elezioni proposte per il mese di Gennaio.
Queste elezioni sono una violazione di tutte le leggi internazionali. Le carte internazionali, che regolano il rapporto fra l'occupante e gli occupati, non danno alle autorità di occupazione alcun mandato per istigare un cambiamento nella struttura sociale, economica e politica del paese.
Le previste elezioni cambieranno la composizione politica dell'Iraq per soddisfare gli interessi delle autorità di occupazione. Inoltre il cambiamento condurrà a divisioni etniche, settarie e religiose che lo stato e la gente Irachene fino ad ora erano riusciti ad evitare.
Storicamente, gli Iracheni sono stati in grado di coesistere e lo spettro della guerra civile non è mai apparso all’orizzonte fino a quando il paese non è stato colpito dall'occupazione guidata dagli U.S.A. .
Molti attivisti politici Iracheni credono che i risultati delle prossime elezioni siano già stati decisi. Inoltre ritengono che il processo elettorale non sia libero e democratico ma che sia esclusivamente destinato a tutti coloro che mantengono forti legami con le autorità di occupazione degli Stati Uniti. Riteniamo che siano state prese tutte le misure necessarie ad assicurare una dominazione completa degli Stati Uniti sui prossimi governanti in Iraq.
Uno sguardo al processo elettorale e alla composizione del presente consiglio nazionale rivela che il principale obiettivo dell'elezione sarà quello di portare al potere alcuni dei politici del paese che sono fra i più conosciuti per aver costantemente parlato in maniera orgogliosa dei propri legami con le agenzie di intelligence internazionali.
Le prossime elezioni daranno potere ad ogni politico che ha aiutato gli invasori e ha collaborato con loro per consolidare l'occupazione. Di conseguenza, crediamo che anche dopo l'elezione, il processo decisionale avrà luogo nell'ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad e che il governo eletto sarà nient'altro se non un veicolo per implementare decisioni che sono state prese a Washington.
È molto difficile per qualunque persona ragionevole credere che gli Stati Uniti abbandoneranno il proprio dominio sull'Iraq dopo aver speso miliardi di dollari e dopo aver sacrificato le vite di centinaia dei suoi soldati. Non possiamo credere che dopo tutto questo gli Stati Uniti semplicemente permettano che ci siano elezioni libere e democratiche in Iraq, che potrebbero portare alla creazione di un governo che si ponga come sua prima priorità quella di dire alle truppe straniere di abbandonare immediatamente il paese.
Crediamo fortemente che lo scopo principale del processo elettorale sia quello di assicurare un governo che faciliterà accordi duraturi con gli Stati Uniti per mantenere la presenza attiva delle sue forze militari su terra Irachena e per trasformare il paese in una colonia Americana.
L’amministrazione degli Stati Uniti lavora duramente per ritrarre le elezioni in Iraq come un successo politico e per coprire la cicatrice che la guerra ha lasciato sulla sua credibilità. Washington userà la carta delle elezioni per bendare gli occhi della Comunità Internazionale e per impedirgli quindi di vedere le tragiche conseguenze che la guerra ha lasciato sulla gente Irachena. Per tutti queste ragioni, molti attivisti politici Iracheni ritengono che il proprio dovere nazionale sia quello di boicottare le elezioni del prossimo 30 Gennaio.
Il professor Mahammed Al-Obaidi è il portavoce del Movimento di Lotta Popolare (Al-Shabi di Al-Kifah) in Iraq e lavora come Professore Universitario nel Regno Unito. È nato ed è stato educato nel distretto di Al-Adhamiyah a Baghdad. Questo articolo, è stato scritto esclusivamente per Aljazeera.net ed è stato tradotto dall'Arabo.
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