BURUNDI: dentro alla guerra, un luogo di pace!
In Burundi (diviso un tempo fra il Congo Belga e l'Africa Orientale Tedesca), dall'indipendenza, il potere ed il controllo dell'esercito sono sempre stati gestiti dai tutsi, nonostante essi rappresentino soltanto il 14% della popolazione. Il 75% degli abitanti del Burundi appartiene invece all'etnia degli hutu.
Nel giugno del 1993, le prime elezioni democratiche portarono alla presidenza Melchior Ndadaye, primo hutu della storia a ricoprire tale incarico. Il Presidente venne assassinato nel mese di ottobre di quello stesso anno in seguito ad un colpo di Stato organizzato dai militanti tutsi.
Da quel momento ha inizio una sanguinosa guerra civile che ha portato l'inferno nel paese. Ma gia' prima vi erano stati massacri disumani, come quello del 1972 dove 150 mila hutu vennero uccisi. Con l'inizio della guerra civile, inizia anche il massacro dei tutsi da parte degli hutu.
Eppure esiste un luogo nella capitale del Burundi, dove hutu e tutsi non si odiano, un luogo dove hutu e tutsi riescono a convivere e a volersi bene come fratelli; un luogo in cui possono entrare i ragazzi e le ragazze dai 16 ai 30 anni; un luogo in cui l'unica regola e': fare - hutu e tutsi - tutto insieme; un luogo in cui si costruisce la pace!
La guerra del Burundi, come tutte le guerre, non e' una guerra fra etnie, ma una guerra fra blocchi di potere. Hutu e tutsi sono stati abituati, da sempre, a vivere insieme; poi, ad un certo punto, entrambe le etnie hanno "ubbidito" all'ordine di ammazzarsi gli uni gli altri. Ma fra loro, presi singolarmente (hutu e tutsi), non c'e' odio; per questo non e' stato difficile farli convivere insieme in un centro giovanile che, nel 1994, si e' trasformato in ospedale da campo. Claudio Marano (un padre saveriano che ha fondato il centro giovanile tre mesi prima dell'inizio della guerra civile), usciva a raccogliere i feriti dell'una e dell'altra parte. Quelli che fuori si ammazzavano dentro si curavano l'un l'altro; e, la sera, quelli che stavano meglio, giocavano a carte insieme.
Oggi, i ragazzi hutu e tutsi, giocano a tennis e a calcio insieme; insieme ascoltano musica, guardano film e leggono libri.Alle pareti, del centro giovanile, sono appese fototessere con data di nascita e di morte dei troppi ragazzi tutsi e huti massacrati gli uni dagli altri.
Questo centro giovanile vuole essere una speranza e vuole fare capire a tutti i ragazzi tutsi e hutu che la guerra e' qualcosa di estraneo alla loro realta'; e' una trappola (tesa da chi ha interessi economici e politici) in cui loro non debbono cadere...
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