Conflitti

Crimini di Guerra

27 dicembre 2004
Editoriale
Fonte: Washington Post


GRAZIE ad una causa giudiziaria sollevata dall'Unione Americana per le Libertà Civili e da altri gruppi per i diritti dell'uomo, migliaia di pagine di documenti del governo che sono stati pubblicati questo mese hanno confermato alcune delle dolorose verità riguardanti gli abusi perpetrati su detenuti stranieri da parte dell’esercito degli Stati Uniti e della CIA -- verità che la amministrazione Bush si era rifiutata implacabilmente di riconoscere. Fin dalla pubblicazione delle fotografie sugli abusi che si sono verificati alla prigione di Abu Ghraib in Iraq, i ‘ripulitori’ della amministrazione– guidati dal Segretario della Difesa Donald H. Rumsfeld – avevano sostenuto la scorsa primavera che questi crimini erano stati commessi da alcuni riservisti di basso-rango, che si erano verificati limitatamente al turno di notte durante un periodo caotico durato alcuni mesi ad Abu Ghraib nel 2003, che non erano relazionati agli interrogatori dei prigionieri e che non si era verificato alcun caso di tortura alla prigione nella Baia di Guantanamo, nella quale sono detenute centinaia di persone sospettate di terrorismo. I nuovi documenti provano al di là di ogni dubbio che ogni singola parte di questa copertura è falsa.

Benchè rappresentino soltanto una parte dei dati che si trovano nei file del governo, i documenti mostrano che abusi sui prigionieri già si stavano verificando a Guantanamo nel 2002 e che sono continuati in Iraq anche dopo lo scandalo suscitato dalle fotografie scattate ad Abu Ghraib. Alcuni agenti dell’FBI hanno fatto sapere in e-mail interne e in alcuni memorandum dei sistematici abusi perpetrati dai responsabili degli interrogatori militari alla base Americana di Cuba, compresi i pestaggi, i tentativi di soffocamento, le prolungate privazioni del sonno e le ripetute umiliazioni, come per esempio il venire avvolti in una bandiera Israeliana. "In un paio di occasioni sono entrato nelle stanze degli interrogatori e vi ho trovato un detenuto incatenato mani e piedi al pavimento in posizione fetale, senza diritto ad una sedia, come pure al cibo o all’acqua," ha scritto un agente non identificato dell’FBI il 2 agosto 2004. "La maggior parte delle volte si erano urinati o defecati addosso, e là erano stati lasciati per 18 - 24 ore o anche di più." Due funzionari dell’intelligence della difesa hanno detto di aver visto prigionieri che venivano picchiati duramente a Baghdad dai membri di una unità operativa speciale, la Task Force 6-26, in Giugno. Quando hanno protestato sono stati minacciati e le fotografie che avevano scattato gli sono state confiscate.

Altri documenti forniscono dettagli sugli abusi da parte dei Marine in Iraq, comprese le finte esecuzioni e la tortura di detenuti con il ricorso alle bruciature del corpo e alla scossa elettrica. Parecchie dozzine di detenuti sono morti sotto custodia Americana. In molti casi, le indagini condotte su questi crimini da parte dell'esercito sono state scadenti in maniera scioccante: gli ufficiali hanno perso dati preziosi, non sono riusciti a fare le autopsie dopo morti sospette e hanno permesso che le prove venissero contaminate. I soldati che si sono resi responsabili di crimini di guerra sono stati perdonati con punizioni da offesa non criminale. Il sommario relativo alla morte sospetta di un detenuto alla prigione di Abu Ghraib riporta: "Non è stato condotto alcun esame della scena del crimine, nessuna autopsia, non si è prodotta alcuna copia del file medico da destinarsi alle indagini perché la fotocopiatrice nell’ufficio medico era guasta."

Un certo numero di abusi che sono stati commessi possono essere attribuiti alla mancanza di disciplina che è presente in alcune unità militari -- benché la vasta estensione del problema suggerisca, nel migliore dei casi, che comandanti maggiori si sono sforzati ben poco per impedire o per controllare la malacondotta dei soldati. Ma i documenti inoltre confermano che i responsabili degli interrogatori a Guantanamo credevano di stare eseguendo ordini di Rumsfeld. Un agente dell’FBI ha raccontato il 10 Maggio di una conversazione che aveva avuto con il comandante di Guantanamo, il Maggiore Generale Geoffrey D. Miller, nella quale quest’ultimo aveva difeso il ricorso a tecniche per gli interrogatori che l’FBI ritiene illegali, considerato che l’esercito "riceve i suoi ordini di marcia dal Segretario della Difesa." Il Gen. Miller ha testimoniato sotto giuramento che a Guantanamo non sono mai stati usati i cani per intimidire i prigionieri, come autorizzato da Rumsfeld nel mese di Dicembre del 2002; le carte dell’FBI indicano l’esatto contrario.

La amministrazione Bush si è rifiutata di rendere accessibili questi archivi di dati ai gruppi per i diritti dell'uomo, secondo quanto riconosciuto dal Freedom of Information Act, fino a quando ad ordinargli di farlo non è stato un giudice. Adesso l’amministrazione ha risposto alla pubblicazione dei documenti con blande promesse fatte da alcuni portavoce che ogni malacondotta verrà sottoposta a indagini. Gli accadimenti degli ultimi mesi suggeriscono che la amministrazione non considererà responsabile dell’accaduto nessun funzionario e che neppure cambierà le politiche che hanno prodotto questa vergognosa serie di eventi. Anche il Congresso ha abdicato alle proprie responsabilità sotto la sua leadership Repubblicana: sono trascorsi quasi quattro mesi dall'ultima udienza riguardante gli abusi sui prigionieri. Forse l'intervento delle corti giudiziarie finalmente arginerà le violazioni dei diritti dell'uomo che appaiono essere tuttora in corso a Guantanamo, in Iraq e in Afghanistan. Per ora la terribile verità è che non è stato proposto alcun rimedio per i casi documentati di tortura e di uccisione di prigionieri stranieri da parte di questo governo Americano.

Note: Tradotto da Melektro per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando le fonti, l'autore e il traduttore.

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