Conflitti

Del perchè i bambini iracheni non fanno rumore quando cadono

2 febbraio 2005
Bernard Chazelle
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: www.dissidentvoice.org - 28 gennaio 2005

E chi ha mai detto che morire debba essere noioso. " Bambini paralitici,urlano terrorizzati in un rifugio per disabili fisici e psichici a Galle, in Sri Lanka, sdraiati nei propri lettini, mentre l'acqua del mare sta per sommergerli". La notizia della CNN sembrava il copione di un film dell' orrore. Una bambina disabile cresce in stato di abbandono in un istituto per sordomuti, ciechi e pazzi e per lo più anziani (cosa potrebbe volere di più una bambina?) Alla fine di una breve vita, vissuta chiedendosi perchè mai nessuno si sia mai curato di lei, la bambina arriva al punto finale della propria beata esistenza ed annega, inchiodata ad una sedia a rotelle.

Non si parla di tragedie in modo troppo intelligente. Il dolore che si prova di fronte alla solennità della morte, si ritrae disgustato di fronte ad uno scritto troppo complesso. Quando la sottile linea di demarcazione tra crudeltà e sadismo viene oltrepassata, il dolore si trasforma in rabbia. Allora ci aspettiamo quasi che l'organista della chiesa, durante la celebrazione del funerale, si fermi nel bel mezzo della sonata di Bach, alzi gli occhi al cielo e gridi: "Fatti avanti se ci sei!"

Voltaire ebbe l'occasione di dire "fatti avanti" in occasione del terremoto di Lisbona del 1755, sostenendo che forse l'infinita bontà di Dio non fosse poi così..infinita.

L'irriverenza religiosa non è molto di moda di questi tempi. Ma neanche la pietà. La storia è stata inverosimilmente comprensiva con quei personaggi che hanno rivolto insulti all' Onnipotente. Pensate a Giobbe, Giona, Geremia e Gesù sulla croce (e questo solo per parlare di quelli che cominciano con la 'G'..) Un paio di volte, la discussione ha perfino oltrepassato certi limiti. Nietzsche ha ammazzato Dio e Richard Rubenstein ha visto in Auschwitz la conferma del suo decesso. Onestamente, riconciliare l' Olocausto con un dio giusto ed onnipotente può sembrare una variazione interessante della quadratura del cerchio, oppure, dato che Miklos Laczkovich è da poco riuscito nell'impresa (1), diciamo che è semplicemente un qualcosa che ci ricorda che gli dei possono morire, ma le dispute teologiche no.

La mia reazione al servizio giornalistico della CNN neanche lontanamente si è elevata a tali livelli. Mi sono semplicemente chiesto: "Ma perchè Dio non fa come Donald Rumsfeld?". Mentre la bambina agonizzava atrocemente, mi immaginavo Dio che mormorava: "Eh! Cose che succedono..."

Guai a me. Paragonare Dio a Rummy è ancor peggio che blasfemo: è ingiusto.
Dopo tutto, Dio non ha ammaestrato i mezzi di informazione, costringendoli ad abbellire i nostri schermi televisivi con i sorrisi beati e compiaciuti di chi ci rassicurava che le onde intelligenti avevano annegato i terroristi, risparmiato i bambini e riempito le riserve d'acqua di regioni afflitte dalla siccità da sempre. Dio può essere accusato di molte cose, perfino di essere morto, ma non si può dire che sia un bugiardo.

Le menzogne, d'altra parte, sono la valuta corrente di questa amministrazione. Il loro slogan pubblicitario: "Dateci i vostri voti, noi vi daremo le nostre bugie". Dal fantasioso asse Saddam-Al Qaeda, alle recenti notizie rosa sulla Svizzeralizzazione dell' Iraq, dalle favolette paurose sulle armi di distruzione di massa alla rassicurazione che la democrazia sarà il futuro di quel paese (e sempre lo sarà, aggiungeranno i cinici), di menzogne ce ne hanno generosamente regalate, questo dobbiamo dirlo, non badando a spese.

E' doveroso anche dire che quelle stesse menzogne sono state comunque accolte con grande calore. Nonostante gli sproloqui isterici delle voci a favore della guerra ricordassero da vicino (ma con meno dignità) l'abbaiare ringhioso e stridulo di due chiuhahua che si litigano una polpetta, queste hanno sempre trovato accoglienza e ben misera e timida riprovazione nello scivoloso e viscido ambiente dell'informazione di massa. I falchi della guerra hanno trovato una potente sponda nel New York Times, che è stato ben felice di fare da cassa di risonanza alle storielle imbastite dalla Casa Bianca e fare da protettore nel "miglior bordello di....Babilonia" di Judith Miller (*).

Dato che fare i protettori è un lavoro instabile e soggetto ad imprevisti, non passerà molto tempo prima che i media "in Bush we trust" si decidano a riscoprire il pacifista che c'è in loro e puntino il dito accusatore verso il gruppo di mediocri visionari che ci ha trasmesso questo fastidioso caso di sindrome irachena. Senza dubbio alcuni neocons saranno un po' recalcitranti all'idea di finire con la scritta "fallito" scolpita sulle loro tombe, per cui potrebbero anche venir fuori con una trovata alla McNamara e chiedere umilmente perdono. Dato che siamo persone di buon cuore, e andiamo pazzi per stucchevolezze come baci e abrracci e riconciliazioni, naturalmente li perdoneremo.

Fosse così semplice.

La degradante resa dei mezzi di informazione ha rimpinzato la testa della gente di illusioni e fandonie, la più vigliacca delle quali è la convinzione che coloro che uccidiamo, meritino di essere uccisi. Si, a volte radiamo al suolo la casa sbagliata e arrostiamo i suoi occupanti, ma quello è solo "fuoco amico" (una delle definizioni più belle. Immaginate un chirurgo che amputa la gamba sbagliata e poi informa il paziente che si è trattato di un' "amputazione amica"). A parte l'amicizia, comunque, le nostre armi magiche riescono sempre a separare l' erba buona da quella cattiva, la madre che allatta il suo bambino, dal tagliatore di teste.

Almeno, questo è ciò che credono.

Il Lancet (**) , quel famigerato giornalaccio che ha in odio la libertà, vorrebbe dirci qualcosa di diverso. Secondo le stime che ha pubblicato, le nostre bombe, dall'alto quoziente intellettivo, avrebbero ucciso 100.000 civili. Secondo l' Iraq Body Count (2), che gioca facile, si basa su cifre e non proiezioni, sarebbero morti 600 civili non combattenti, durante il nostro ultimo spettacolo di beneficenza a Falluja (prossimamente rinominata 'Grozny sull' Eufrate'). (3)

E poi c'è la ragazzina irachena, le mani rosse del sangue del padre e il fratellino che non sa ancora che la sua infanzia è già finita. Per paura di essere ammazzati, alcuni soldati USA hanno ucciso i suoi genitori, mentre erano seduti in macchina.

E' probabile che le loro notti saranno d'ora in poi popolate di incubi e rimorsi. Cose che succedono. Rumsfeld e Wolfowitz, dio li benedica, dormiranno bene stanotte invece.

Nelle guerre si sono sempre, comunque, distinti personaggi che ci hanno regalato anche frasi storiche, di grande vigore ed essenzialità. Tommy Franks ha fatto in modo di non essere un eccezione. "Non faremo il conteggio dei corpi" ha arringato alla folla, il generale. Che in realtà voleva dire che non avrebbe contato i corpi "dalla pelle scura" (gli altri li sa contare benissimo). Per nostra fortuna non dirige un giornale svedese, altrimenti avrebbe sparato in prima pagina il titolo "Lo tsunami uccide 2.000 svedesi. E alcuni locali." Per essere corretti bisogna però dire che probabilmente Franks si ricorda dell' ultima volta che ha contato i morti, in Vietnam. E come è andata a finire. Ma il pensiero tattico di oggi se ne fa un baffo del moralismo bigotto. Non contiamo i bambini che uccidiamo per lo stesso motivo per cui i mostri non si guardano allo specchio: per continuare a credere di essere angeli.

Abbiamo ucciso talmente tanti innocenti, più di quanti si sognerebbero di ucciderne i ribelli e i terroristi. Ma distogliamo lo sguardo. Sottorriamo le teste nella sabbia e voltiamo lo sguardo di lato, per non vedere la nostra vigliaccheria morale, riuscendo così nell'impresa, assai sorprendente in verità, di fare gli struzzi e le galline allo stesso tempo.
Il merito di questa meraviglia ornitologica va cercato nella inesorabile fragilità delle illusioni umane. Per citare Lewis Carroll: "Distogliamo lo sguardo perchè la guerra è un abisso morale. Se osassimo guardare, come ha detto Nietzsche, incontreremmo lo stesso sguardo dell'abisso". George Bush, il filosofo, ha aggiornato l' indovinello di Berkeley: "I bambini iracheni gridano lo stesso quando cadono le bombe, anche se nella Casa Bianca non c'è nessuno che li ascolta?"

Il personaggio del mese, la vittima dello tsunami, ha invaso le prime pagine dei giornali di tutta la nazione, foto raccapriccianti di madri disperate e cadaveri galleggianti. La vittima vi ha ricordato, allo stesso modo dei suoi fratelli iracheni dimenticati, che le calamità colpiscono sempre per primi i poveri, i malati e gli indifesi. Sono inesorabilmente quelli che hanno meno da perdere, che perdono di più. Al ricco banchetto dei cataclismi, i ricchi occidentali vengono sempre serviti per ultimi. Bush vorrebbe farci credere che il mondo ci deve infinita compassione perchè abbiamo sofferto così tanto a causa del terrorismo. Per dir la verità, un nostro posto d'onore nel Salone delle Celebrità della Sventura non è ancora in agenda. Ed è ben lontano dall' esserlo. Con il nostro aiuto e sostegno (tenendoci buono Saddam quando sterminava e gassava gli iraniani, imponendo sanzioni economiche che hanno ucciso mezzo milione di bambini e combattendo due guerre in dodici anni), comunque, l'Iraq ce l'ha fatta ad arrivare alle sue prime elezioni.
Chi ha mai detto che non avevamo un cuore grande così?

Non Condoleeza Rice. "Lo tsunami è stata una meravigliosa opportunità per far vedere anche il cuore del popolo americano, non solo il suo governo e credo che ne abbiamo avuto dei notevoli vantaggi". (4) E non vedo l'ora che ne succeda un altro, tanto valeva che aggiungesse la nostra prima diplomatica.

Mentre guardavo Colin Powell, con la calcolatrice in mano, che sommava i vantaggi geopolitici della nostra generosità e ci diceva quanto fosse rimasto scioccato, ma così scioccato, tanto scioccato, dalla devastazione dello tsunami, mi sembrava quasi di sentire le Beatitudini del Vangelo secondo Dubya "Benedetti i bambini che il mare inghiotte, perchè toccheranno le corde del nostro cuore. Maledetti i bambini che le nostre bombe fanno saltare in aria, perchè vagheranno nei meandri oscuri della nostra indifferenza".

Noi siamo stati lo tsunami dell' Iraq. Ma non aspettatevi nessuna raccolta di beneficienza, nessun minuto di silenzio, nessuna bandiera a mezz'asta. Niente che possa permettere alla vergogna di farci vedere la sua brutta faccia.
Con la rielezione di Bush, l' America ha adesso il presidente che si merita. E se doveste scoprire che la Signora Libertà, vestita all' ultima moda Abu Ghraib-Guantanamo, assomiglia un po' ad una prostituta un po' invecchiata, non chiedetevi chi possa mai essere il suo sfruttatore: siamo noi.

La liberazione dell' Iraq è cominciata con bombe intelligenti fatte esplodere su Baghdad. Avremmo dovuto saperlo: le liberazioni che cominciano con la replica dell' 11 settembre raramente finiscono bene.

Note: Bernard Chazelle insegna Scienze Informatiche alla Princeton University.
website: www.cs.princeton.edu/~chazelle/.
Può essere contattato al seguente indirizzo email: chazelle@cs.princeton.edu .

Articolo originale: http://www.dissidentvoice.org/Jan05/Chazelle0128.html

(*) Judith Miller, editorialista del NYT, convinta sostenitrice del teorema della armi di distruzione di massa, ndt.
(**) The Lancet, rivista medica inglese, ndt.
(1) M. Laczkovich. Equidecomposability and discrepancy; a solution of Tarski's
circle-squaring problem, (Equiscomponibilità e differenza: una soluzione al
problema della quadratura del cerchio di Tarski) J. Reine Angew. Math. 404 1990), 77-117.
(2) http://www.iraqbodycount.net/
(3) Iraq Body Count Falluja Archive, www.iraqbodycount.org, 2004.
(4) http://www.commondreams.org/headlines05/0118-08.htm

Tradotto da Patrizia Messinese per Peacelink
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