Conflitti

L’assassinio di Al Hariri si adatta bene ai piani di Washington

22 febbraio 2005
Mike Whitney
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: DissidentVoice

Al Hariri Funeral

Per capire chi ha assassinato Rafik Al-Hariri non abbiamo bisogno di andare tanto lontano, basta guardare l'ambasciata da 1.5 miliardi di dollari che gli Stati Uniti stanno attualmente costruendo a Baghdad. La nuova ambasciata, la più grande al mondo del suo genere, ospiterà 1.800 impiegati e servirà come il centro nevralgico della regione per attività politiche ed economiche Americane. Che cosa ha a che fare tutto questo con Al Hariri?

Dimostra che gli Stati Uniti stanno impiantando un massiccio centro di comando per la propria futura dominazione dell’intero Medio Oriente. Ciò suggerisce che il Libano deve essere inserito nella famiglia degli stati clientelari che accettano un ruolo servile e subalterno al potere militare ed economico Americano, e che aderiscono volentieri ai requisiti dettati dal poliziotto regionale, Israele.

L’assassinio di Al Hariri fornisce la raison d'être per la recisione dei legami con la Siria e per la trasformazione del Libano in un vassallo degli Stati Uniti. Ciò si conforma perfettamente all’ambizione di Israele di circondarsi di stati che non rappresentino una minaccia e di avere accesso alle vitali risorse idriche del fiume Wazzani in Libano. In altre parole, l’omicidio di Al Hariri ha dato vita ad alcune opportunità estremamente fortunate sia per Israele che per gli Stati Uniti; fondendosi in maniera unitaria con i loro obiettivi generali nella regione.

Le probabilità che la Siria sia coinvolta nell’assassinio sono meno di zero. Si può a malapena immaginare un disastro più grande per la povera Siria, che negli ultimi quattro anni si è andata piuttosto accapigliando per evitare il randello Americano. Poche persone si rendono conto che durante il primo anno della guerra al terrore dopo l’11 Settembre, la Siria ha prestato più assistenza di qualunque altra nazione. Adesso tutto questo è di poca importanza, dato che gli Stati Uniti sono impegnati in una missione che ha il fine di integrare rapidamente l'intera regione sotto lo standard Americano e di dimostrare che ci si può fidare di lei con la sua amministrazione continuata dell'economia mondiale.

Fortunatamente, ci sono crepe e fessure che sono visibili un po’ dappertutto nell’artificio degli Stati Uniti e nuove alleanze fra ex alleati dell'America vanno formandosi quasi ogni giorno. Questo genera una nuova pericolosa minaccia per l'impero e viola "i tre grandi imperativi" della strategia imperiale: "Impedire la collusione e preservare la dipendenza fra i vassalli, per mantenere i tributari arrendevoli e protetti e per prevenire che i barbari si coalizzino." (Zbigniew Brzezinski, The Grand Chessboard, p. 40). Le alleanze fra i principali giocatori (India, Iran, Brasile, Venezuela, Russia, Cina e l'UE) dimostrano che i "barbari" stanno coalizzandosi più rapidamente di quanto si pensi, generando un potenziale blocco al consolidamento del Medio Oriente. Questo spiega anche perché questa manovra rischiosa è stata cominciata.

Dovremmo anche considerare l’omicidio in termini di dollaro in caduta libera. Se il programma di Washington per controllare il petrolio del Medio Oriente non riesce, il dollaro è destinato a divenire materiale di riporto. Non c’è modo che il mondo continui a tenersi carta che rappresenta un debito che vale 8 trilioni di dollari, a meno che quella non sembri essere l'unica maniera nella quale possono comprare il petrolio che è essenziale al funzionamento delle loro industrie. La amministrazione Bush è impegnata in una stretta tabella di marcia che richiede anche il ricorso a tattiche di interferenza nelle strade cittadine di capitali straniere. L'omicidio di Al Hariri si adatta perfettamente all'interno di questa strategia regionale.

È una meraviglia vedere come sono veloci le forze dell'impero ad entrare in azione quando accade un evento importante come questo. A meno di 10 ore dall’omicidio, Washington stava già richiamando il suo ambasciatore senza che esistesse la pur che minima idea di chi potesse essere il responsabile. La stampa, naturalmente, è stata immediatamente dispiegata affinché eccellesse nel compito di "puntare il dito" contro la Siria e per generare una narrativa spuria sul perché una azione tanto suicida sarebbe nell’interesse di questa. Gli Stati Uniti hanno organizzato delle manifestazioni a Beirut che hanno marciato davanti all'obiettivo di telecamere in adorazione allo scopo così di generare l'impressione che le masse libanesi hanno giudicato la Siria responsabile dell’accaduto. (Un tocco assai scaltro che gli Stati Uniti hanno usato efficacemente sia in Ucraina che nella Repubblica della Georgia). E la squadra di Bush ha lavorato febbrilmente per montare contro la Siria un attacco fatto di accuse e di insinuazioni prefabbricate. Oramai, noi tutti dovremmo conoscere il trucco: i personaggi principali come Bush rimangono fuori dalla mischia e non emettono avventate sentenze di colpa contro la Siria, mentre i suoi emissari nei media e nel Congresso provocano ad arte il montare del sospetto sullo stato che è al centro del mirino. (Non è questo ciò che è accaduto con il fiasco delle "lance veloci"? Bush fingeva di non essere coinvolto nella faccenda mentre i suoi tirapiedi e i media divoravano John Kerry davanti a tutta l’opinione pubblica.)

La prossima fase di questa farsa è quella di espellere i 15.000 soldati della Siria dal Libano così che Israele & l’America possano portare a termine l'arduo compito di dar vita ad un altro regime clientelare.

Per quanto riguarda la Siria, la Russia è entrata in gioco annunciando che andrà avanti con "una controversa vendita di armi malgrado le obiezioni sollevate da Ariel Sharon." (Missili Russi terra-aria SA-18. La Russia ha concluso un affare del tutto simile con il Venezuela solo la settimana scorsa)

È questo soltanto l'inizio di una corsa agli armamenti in Medio Oriente per contrastare le ambizioni Americane e quelle Israeliane?

Pare che almeno alcuni degli stati "vassalli" stiano cominciando a stancarsi delle antiquate minacce di Washington e che siano disposti a controbattere con l'unica cosa che scoraggerà una ulteriore aggressione -- un possibile deterrente.

Mike Whitney vive nello stato di Washington, e può essere contattato all’indirizzo di posta: fergiewhitney@msn.com .

Note: Tradotto da Melektro per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte, l'autore e il traduttore / traduttrice.

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