Intervista a Saied F. Zoroub, sindaco di Rafah
La visita della delegazione di Rafah avviene in un momento di grande fermento e di grandi aspettative per il popolo palestinese, che in questi anni ha visto le proprie condizioni di vita deteriorarsi gravemente. Il Comune di Pesaro intende proseguire e rafforzare il suo sostegno alla città gemellata di Rafah, coinvolgendo in modo sempre più ampio le risorse del nostro territorio, del mondo della solidarietà, della sanità, dell’educazione e dell’imprenditoria. Credo che sia importante lavorare per creare ponti sempre più forti tra le rispettive società, come opportunità di crescita comune.
Quali sono le iniziativi a più breve termine?
Il Comune di Pesaro ha già stanziato le risorse necessarie per la ristrutturazione della biblioteca comunale di Rafah, in particolar modo per lo sviluppo della sezione ragazzi. Sempre per quanto riguarda il rogetto biblioteca il Comune di Pesaro, il Forum delle donne ed il Comitato per Rafah, stanno portando avanti un progetto, finanziato dalla Regione Marche, per arricchire il patrimonio librario sia della biblioteca di Rafah, sia della biblioteca comunale "San Giovanni", con testi provenienti dalla cultura araba, anche in lingua originale -attualmente si possono gia trovare dei quotidiani-.
Il progetto biblioteca viene considerato strategico in quanto consente l'accesso gratuito alla cultura, diritto non sempre facile da esercitre.
E per quanto rigurda le iniziative a medio/lungo termine?
Il sindaco di Rafah ha proposto “uno scambio di volontari e la necessità di favorire l’incontro tra le popolazioni. La speranza è quella di vedere i cittadini pesaresi a Rafah come messaggeri di pace”.
Il vero problema di Rafah allo stato attuale è la disoccupazione, ecco perché il sindaco Saied F. Zoroub ha invitato gli imprenditori pesaresi ed i datori di lavoro ad andare nella città palestinese per capire e conoscere la situazione e portare la propria esperienza.
Economia, mondo del sociale, della cultura, della sanità, sono i settori da sviluppare e su cui gli assessori pesaresi si sono confrontati con la delegazione palestinese.
“Costruire cose e fare incontrare le persone – è stato detto – sono mattoni importanti per proseguire nella strada del gemellaggio, perché anche questi piccoli gesti di piccole città contribuiscono a creare la storia”.
Cediamo ora la parola al Sindaco di Rafah, Saied F. Zoroub: perché è importante un gemellaggio? Una città come la sua non ha priorità più alte?
Le relazioni sono fondamentali per tutti gli esseri umani, poiché oltre la razza è la religione c'è l'essere umano. E' una cosa dalla quale non si può presciendere. Per questo siamo grati a chiunque voglia tessere delle relazioni con noi.
Inoltre Rafah è una città composta da circa 150.000 abitanti, fa da frontiera tra la Palestina e l'Egitto. Essendo in un punto obbligato di passaggio diventa fondamentale per noi la conoscenza delle lingue. Ma questo non è che un pretesto, la cosa importante è che i giovani di Rafah e Pesaro si conoscano per un arricchimento reciproco, non guardando la televisione.
Cosa deve fare chi vuole conoscere la realtà di Rafah?
Come ho accennato, venendo nel nostro paese potrete verificare quello che leggete nei giornali o vedete in televisione ed essere finalmente portatori di verità nei vostri paesi.
Il vostro sostegno ci aiuta a sentirci un po' più esseri umani anche perché qualcuno sembra averlo dimenticato. Per questo motivo vi invitiamo col cuore in mano.
Non abbiamo grandi albeghi ma una grande ospitalità.
Qual è la situazione sanitaria del vostro Comune?
La nostra è una cultura dove la cura della famiglia si tramanda di madre in figlia. Non esiste un vero e proprio servizio sanitario nazionale. Però, a fianco di questo, è facile trovare molti medici ed infermieri con grande esperienza e competenza.
Questo secondo aspetto è dettato soprattutto dal fatto che l'istruzione resta l'unico futuro. Purtroppo, anche per chi arriva ai gradi più alti degli studi, le possibilità di applicare le nozioni apprese sono - purtroppo - molto scarse per via dell'altissima densità di popolazione.
Come vivete il vostro conflitto con lo stato di Israele?
Il vuoto di democrazia e diritti umani che si è creato non porta altro che amarezza e sconforto. I sogni possono essere realizzati soltanto in tempo di pace reale.
Un esempio per tutti: la mia casa dista soli quattrocento metri dalla frontiera, eppure talvolta rischio di impiegare due giorni per percorrere quei soli quattrocento metri.
Nella sola Rafah si contano oltre duemila case distrutte. Naturalmente chi ci abitava ora cerca un rifugio di fortuna in tende, o altro, ma il concetto di io non ho più la casa è qualcosa che fa venire veramente i brividi. Non c'è più motivo per vivere. Spesso si sente la domanda: "Chi sono ormai io se non ho più una casa?".
Infine, come vivono questa situazione le categorie più deboli come gli anziani?
Fortunatamente nella nostra cultura un anziano in un ospizio sarebbe la vergona della famiglia. Dal momento che i miei genitori hanno avuto cura di me, così io avrò cura di loro nel momento del bisogno. Ma lo stesso discorso si applica con un rapporto più debole come maestro/alunno.
Se vuoi avere un futuro devi sapere da dove vieni. Con l'anziano questo percorso è tracciato, senza il futuro appare incerto.
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