In questo saggio del professor Pascolini il lungo percorso che ha portato al disarmo, l'eliminazione e lo smaltimento delle armi chimiche utilizzate dalla Siria nella guerra civile scatenata dalle rivolte del 2011 contro il regime.
L'azienda italo-tedesca Rheinmetall vuole completare un ordine di 12 super cannoni per l'esercito turco, e ciò nonostante lo stop all'export di armi verso la Turchia appena firmato dal ministro Di Maio. "Nessuna eccezione per gli ordini pregressi", hanno intonato gli attivisti al cancello.
Hevrin Khalaf, 35 anni, è stata uccisa a sangue freddo dai miliziani filo-turchi. Paladina dei diritti delle donne, era considerata un simbolo di dialogo, e quindi una persona potenzialmente pericolosa. Tra le vittime di questa guerra c'è proprio chi si è battuto per la pace e il dialogo.
14 ottobre 2019 - Redazione PeaceLink
Gli ispettori inviati dall'ONU e che indagano sull'uso di armi chimiche non hanno addossato la responsabilità ad alcuna delle parti in conflitto
Le analisi si riferiscono ad un evento accaduto a febbraio a Saraqueb, città che dista 290 chilometri rispetto a Duma, sito dove è stato sospettato un attacco chimico ad aprile di quest'anno
Protagonista del nuovo attacco è Israele che ha lanciato missili contro postazioni militari iraniane in Siria. In questo clima incandescente il movimento per la pace deve far risentire la propria voce prima che questo vulcano esploda provocando una ulteriore escalation per fini geopolitici che nulla hanno a che fare con la tutela della pace e dei diritti umani.
Intanto gli oltre 100 campioni prelevati a Douma, in Siria, non riportano alcun segno della presenza di sostanze chimiche letali che secondo gli Usa Assad avrebbe sganciato sulla città siriana. Diciassette testimoni presenti nel luogo del preteso attacco chimico hanno chiarito che è stato frutto di una messinscena per provocare l'intervento occidentale
Un mese fa, l'8 aprile 2018, i mass media trasmettevano immagini di un presunto attacco chimico in Siria. Il 12 aprile il presidente francese diceva di avere le prove. Dopo un mese nessuna prova è emersa. Gli ispettori UNU sono tornati a casa.
Assad è certamente un leader autoritario e il suo regime non democratico. Se l'alternativa ad Assad fosse una democrazia liberale, dovremmo fare di più per sostituirlo. Ma gli avversari del dittatore siriano non sono liberali assetati di democrazia, ma per lo più islamisti intolleranti. Dopo Assad, democrazia, diritti e libertà con ogni probabilità diminuirebbero in Siria, non aumenterebbero.
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