Cocacola in Tamil Nadu

In un Paese dove l'acqua scarseggia, imperano tuttavia le multinazionali delle bevande dolci; e la popolazione...
23 agosto 2005
Paola Maccioni

Tamil - La doccia È proprio vero, allora: le grandi fabbriche multinazionali stanno colonizzando il pianeta. Ho sempre bevuto la coca cola per digerire. Oggi non riesco più a digerire la coca cola. Non ci riesco da quando ho visto le città del Tamil Nadu tappezzate di manifesti, dipinti a mano, sui muri. Da quando quella mano artigliata riceve gocce d’acqua rosso sangue. Da quando è diminuita la mia razione d’acqua per fare la doccia e per bere, negli spostamenti, devo comprare il cocco verde. L’acqua da bere è in vendita, marcata Pepsi Cola.

I monsoni quest’anno hanno portato solo un grande vento prosciugatore sulle regioni del Tamil. Hanno contribuito ad assetare questa regione, scaricando le nubi cariche d’acqua in Kerala, Andhra Pradesh, Maharastra, Karnataka. Sono gli stati in cui hanno le sorgenti i grandi fiumi che attraversano il Tamil prima di arrivare all’oceano.

La mano artigliata L’acqua è un problema enorme. Per la festa della piena, il tre agosto, sono state aperte le dighe, i grandi fiumi si sono riempiti d’acqua e di persone che ripetono la bùgia, il rito dell’acqua vitale. Donne, uomini e bambini si fanno spaccare una piccola noce di cocco sulla testa. Sono inginocchiati davanti al bramino che passa tra musiche assordanti e teste che si tendono e si sottomettono a questo rito antico. Anche il cocco è vita già da quando, verdissimo, fornisce liquido ristoratore.

Sembra che il governo del Tamil abbia concesso i diritti sulle acque potabili alla Coca Cola e ad altre industrie. Sembra che la Coca Cola inquini l’ambiente. Sembra che per produrre un litro di Coca Cola occorrano, per tutto il processo produttivo, otto litri d’acqua. Sembra. Non posso dire o dare nessuna certezza perché non ho informazioni obiettive. Posso però dire con certezza che la terra è asciutta, in molti posti sembra polvere; il letto dei fiumi è cosparso di pozzanghere che sembrano lacrime nere. Uomini e bestie se le contendono. L’acqua potabile è razionata, viene erogata la notte.

In compenso, nelle città e nei villaggi più grandi, il governo dà l’autorizzazione all’apertura delle rivendite di vino e alcolici. Molti uomini sono alcolizzati, in un paese in cui, fino a poco tempo fa, bere alcolici era reato.

Il testo della trascrizione nella foto: "Fuori la Coca Cola che prosciuga i nostri fiumi. Fuori il governo che ci vende l'acqua che appartiene a tutti"
"Fuori la Coca Cola che prosciuga i nostri fiumi. fuori il governo che ci vende l'acqua che appartiene a tutti" La gente è stanca, ma è talmente abituata a vivere tra le avversità ambientali che penso con tristezza che non reagirà mai. È un destino ineluttabile. Un destino che colpisce non un popolo, ma il singolo individuo. Davanti alla mia meraviglia nel vedere quello che per me era uno spreco d’acqua, per docce e lavaggi vari, mi è stato risposto: “ è già tanto dura la mia vita, oggi. Non so cosa sarà domani per me. Non posso pensare al domani di nessun altro.”

Il dodici settembre in tutto il Tamil ci sarà una grande dimostrazione popolare, contro la proprietà privata dell’acqua. Contro logiche politiche ed economiche che non tengono minimamente in considerazione la vita altrui. Qui non si parla di giustizia o di pace, ma proprio del diritto elementare alla sopravvivenza. Il governo federale non può entrare nel merito delle scelte politiche dei singoli stati: da ormai nove anni ci s’interroga e ci si scontra sul problema dell’imbrigliamento delle acque; da più di dieci anni è siccità durissima. I nubifragi d’agosto che hanno colpito alcuni di questi stati ricchissimi d’acqua mi sembrano la risposta di Temi alla richiesta della madre Gea: le grandi dighe verranno aperte e i fiumi riprenderanno il loro corso naturale riportando la vita in Tamil Nadu. Spero che gli interessi economici e politici mondiali non costruiscano altre dighe…

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