INCI, questa sconosciuta
Shampoo all’albicocca, antirughe al ginseng, rassodante al cacao: quante volte leggiamo nomi simili sui prodotti cosmetici di tutti i giorni?
Dagli scaffali dei supermercati alle mensole delle profumerie, è un fiorire di etichette che, sotto al nome del prodotto, riportano un accenno al suo contenuto. Acquistiamo fiduciose l’ombretto al tè verde e ci spalmiamo entusiaste di anticellulite al pompelmo, convinte di compiere una scelta naturale e salutare. Ma la realtà è, forse, un po’ diversa.
Innanzitutto, è bene ricordare che non esiste nessun obbligo di indicare sulla confezione la percentuale di estratti vegetali contenuti in un cosmetico. Se sull’etichetta è indicato un ingrediente preciso, è necessario che questo sia davvero presente nella composizione, ma in quale quantità è del tutto indifferente.
Indifferente, certo, per il legislatore. Per i produttori è certamente vantaggioso: possono inserire un estratto vegetale all’1% sul totale degli ingredienti e allo stesso tempo pubblicizzarlo in modo tale da attirare l’attenzione solo su quello.
Per i consumatori però è poco trasparente per non dire ingannevole non sapere con esattezza quanto del prezioso elisir vegetale così reclamizzato sia effettivamente all’interno del prodotto. E di conseguenza, se il rapporto qualità/prezzo sia corretto o meno.
Come ci si può orientare allora? L’unica via attuabile per il momento è imparare a leggere l’INCI.
L’INCI altro non è che l’elenco di ingredienti contenuti nel cosmetico, è obbligatoria per legge e deve pertanto essere presente su qualsiasi confezione acquistata. E da poco, anche sulle bustine campione.
Ad una prima occhiata essa risulta un elenco di nomi incomprensibili. La nomenclatura infatti è standard, vale a dire che dev’essere uguale per ogni paese del mondo - ovvero, se siete in vacanza in California e acquistate un solare, dovete ritrovare l’INCI con la stessa nomenclatura utilizzata qui in Italia. Inoltre la maggior parte delle persone non conosce i nomi delle sostanze chimiche e vegetali utilizzate. Con un po’ di pazienza si può tuttavia acquisire qualche punto di riferimento per capire qualcosa in più.
La prima cosa utile da sapere è che gli ingredienti vengono riportati in ordine crescente di quantità. Ovvero, al primo posto c’è il componente più presente, fino ad arrivare all’ultimo, quello meno presente. La seconda è che i derivati vegetali sono sempre scritti col loro nome latino.
Ed ecco che arriviamo al punto: nella crema per le gambe all’ippocastano, quanto ippocastano ci sarà? Il nome inci per questa pianta è aesculus hippocastanum. A che punto è nell’elenco? Circa a metà, o proprio in fondo? Nel secondo caso la quantità sarà decisamente minima, mentre nel primo caso sarà nella norma.
Di solito un cosmetico è infatti preparato in modo da avere una formula base alla quale vengono aggiunti i cosiddetti “funzionali” o “principi attivi”, ovvero le sostanze col compito di apportare benefici specifici per un dato problema. Nel nostro esempio, l’ippocastano come tonificante venoso delle gambe.
I funzionali sono di solito presenti nella parte centrale dell’INCI, preceduti da tensioattivi, gelificanti, umettanti e seguiti da conservanti, coloranti, profumo.
Cominciate a leggere le INCI dei prodotti che avete sulla mensola del bagno. Cercate i nomi in latino e verificate la loro posizione nell’elenco delle sostanze.
Conoscere l’INCI è il primo passo verso un consumo consapevole e ragionato dei prodotti di cosmesi.
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