L’acqua non sarà privatizzata
Il ministro Paolo Ferrero, rispondendo ad un mio articolo su Il Manifesto, ha comunicato che il governo ha deciso di rispettare quanto sta scritto nel programma dell’Unione. E dal momento che il Movimento sull’acqua ha detto che non bastano più le dichiarazioni di principio, ma occorrono atti e misure legislative adeguate, ha dettagliato l’impegno governativo annunciando l’approvazione all’interno della manovrina di un articolo che prevede la proroga della scadenza del 31 dic. 2006 per il termine degli affidamenti del servizio idrico e l’approvazione di una legge delega al cui interno è previsto appunto che le reti e la gestione di tale servizio restino integralmente pubbliche. E’ una vittoria di tutto il movimento italiano a difesa dell’acqua e di quello di Porto Alegre ed è una vittoria politica, culturale, che dà concretezza alla prospettiva dei Beni Comuni.
Sei anni di lavoro dal basso di tutto il movimento dell’acqua e all’impegno istituzionale prevalente di Rifondazione Comunista e di quelli che all’interno del partito ci hanno creduto, hanno ribaltato una cultura politica che sembrava scontata e una tendenza che sembrava inarrestabile, in Italia e nel mondo… Credo che la cosa meriti di essere annunciata con la “fanfara” delle prime pagine e dei servizi tv. E’ un errore tenerla in sordina, è come negarla e negare il ruolo avuto nell’averla determinata.
Occorre avere la consapevolezza che sull’acqua si è determinata una svolta: il nostro paese sull’acqua esce dalla cultura del mercato e della merce per entrare in quella del diritto umano, della tutela del bene, della partecipazione, della ripubblicizzazione. D’ora in poi l’anomalia non sarà chiedere la gestione pubblica del servizio idrico, l’anomalia saranno le Spa.
Ora c’è un libro quasi tutto da scrivere sul piano politico, giuridico, legislativo, del governo della res pubblica e dobbiamo scriverlo assieme, politica e movimento. La nuova realtà ha delle immediate implicazioni, per il movimento dell’acqua italiano e per la politica del governo in sede nazionale, internazionale ed europea. Per il movimento, credo si debbano accelerare i tempi dei nostri appuntamenti in agenda, la stesura della legge di iniziativa popolare, la rimessa in discussione delle scelte locali già fatte, l’inizio di un percorso di confronto con tutte le istituzioni: sulla partecipazione, la ripubblicizzazione, il governo complessivo del bene acqua. Per il governo, la conseguenza immediata è una legge che ridefinisca i vari servizi pubblici, quelli di carattere economico e quelli di interesse generale o di pubblica utilità collocando il servizio idrico tra questi ultimi e un simile provvedimento può dare alla discussione sulle liberalizzazioni quella concretezza e quella partecipazione che oggi non ha. Ma sopratutto la cosa ha conseguenze sulla applicazione in Italia della direttiva Bolkestein appena votata in sede europea e sul mandato ai parlamentari europei dell’Unione di sostenere anche in quella sede una nuova direttiva sui servizi. Mi aspetto venga rivista la posizione del nostro paese nei negoziati Gats sui servizi e la nostra posizione sul Ciadi, il tribunale della Banca mondiale che tratta i contenziosi con le multinazionali.
La vertenza sull’acqua in Italia ha segnato un primo significativo successo, il difficile rapporto tra movimento e politica non si è interrotto con il governo, anzi può influire sulla vertenza internazionale contro le corporation e dare al movimento quella prima vittoria mondiale di cui ha bisogno. Che dire…che questo è solo l’inizio… la lotta continua?
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