Nestlé, il sindacato vince la sfida per i diritti in Italia e in Colombia
La Nestlé costretta a scendere a patti con il sindacato, sia in Italia che in Colombia. Nel giro di un mese la potente multinazionale svizzera, la più grande del pianeta nel settore agroalimentare, ha infatti sottoscritto due importanti accordi. L’ultimo, in ordine di tempo, risale a due giorni fa e riguarda i 4mila dipendenti italiani della Nestlé, per i quali è stato siglato il rinnovo del contratto integrativo. L’intesa - che arriva dopo due mesi di trattativa, la dichiarazione di stato di agitazione e 4 ore di sciopero dell’intero gruppo - verrà sottoposta nelle prossime settimane alla consultazione dei lavoratori nelle assemblee dei singoli stabilimenti.
Canta vittoria Antonio Mattioli, segretario nazionale Flai Cgil, secondo cui con questa ipotesi di accordo «sono stati acquisiti importanti risultati sul versante dei diritti, delle relazioni sindacali e degli incrementi economici». Tanto per cominciare, sono stati definiti livelli di confronto e consultazione nazionali, territoriali e aziendali, rilanciando il ruolo delle rappresentanze dei siti produttivi. «A questo punto - commenta Mattioli - Nestlé non potrà procedere a scelte unilaterali, dovrà misurarsi costantemente con chi rappresenta i lavoratori nei luoghi di lavoro».
Sul piano retributivo, è stata concordata l’erogazione di un premio di produzione complessivo nel quadriennio pari a 5.900 euro (1.300 per il 2006, 1.400 per il 2007, 1.500 per il 2008, 1.700 per il 2009). Premio che, precisa la Flai, «verrà erogato a tutti i lavoratori indipendentemente dalla natura del rapporto di lavoro (fissi, stagionali, a tempo determinato, apprendisti, somministrazione ecc.)». Al fine di procedere sulla strada di una competizione «fondata sulla qualità», sono state previste procedure e strumenti per il controllo dell’intero ciclo produttivo, accompagnate da investimenti in ricerca e sviluppo.
Di notevole rilievo, secondo il sindacato, è il capitolo sulla formazione, «che potrà permettere lo sviluppo delle competenze e professionalità utili a garantire qualità di processo e di prodotto». Sul fronte occupazionale, è stato ottenuto l’impegno di superare le sacche di precarietà e procedere alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro, accompagnata dall’estensione ai lavoratori a termine dei diritti normativi ed economici». Mentre per quanto riguarda gli appalti «abbiamo convenuto - spiega Mattioli - operazioni di insourcing e procedure di controllo: non potranno essere appaltate fasi del ciclo produttivo».
Non meno importante, anche per i noti fattori “ambientali”, è il nuovo contratto collettivo per il triennio 2006-2009 siglato in Colombia tra il sindacato Sinaltrainal e la filiale colombiana della Nestlé. Un’intesa raggiunta, scrive Edgar Paez in una nota, «grazie alla costante lotta dei lavoratori e all’incessante sostegno delle loro famiglie, dei settori popolari, del comitato di solidarietà della Cut (Central Unica de los Trabajadores) e del governo della Valle del Cauca, di personalità democratiche, della giunta e del municipio di Bugalagrande che, facendo ognuno la propria parte, hanno reso possibile - afferma il dirigente del Sinaltrainal - il raggiungimento di questo risultato». L’accordo collettivo e i miglioramenti salariali ottenuti («dei quali - sottolinea Paez - beneficerà l’intera collettività e che porteranno benessere sia all’economia di distretto, sia a quella dell’intero paese»), non solo permettono ai lavoratori della multinazionale in Colombia «di mantenere intatti i diritti precedentemente acquisiti», ma anche la conquista di «migliori condizioni di lavoro e di vita». Il sindacalista si augura quindi di «poter continuare a contare sull’appoggio di quanti ci hanno sostenuto in questa negoziazione con la Nestlé e che questa rispetti i diritti di libera organizzazione, mobilitazione e negoziazione collettiva dei lavoratori della Dairy Partners Americas (Nestlé Fonterra) di Valledupar, dove i lavoratori - ricorda Paez - continuano a subire vessazioni e precarizzazione».
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