Contratto mondiale e Forum dei territori promuovono una legge
E’ l’Italia - seguita dal Messico dove però non si può bere l'acqua corrente - il Paese con il più alto consumo d’acqua minerale. Il 76% di noi la acquista in bottiglia e ne beve sino a un litro e mezzo al giorno. Se la notizia può far piacere a dietologi e salutisti, meno contenti sul fronte socio-economico i membri del Contratto Mondiale dell’acqua che si battono per un consumo più responsabile e staccato dai profitti delle multinazionali. Sono Nestlè e Danone, seguiti da Cogedis (che raggruppa i brand italiani minori) e S. Benedetto i principali indagati nel processo di denuncia e lotta contro il “water business” mondiale. Rappresentati e difesi nel nostro paese da Mineracqua, queste corporations raggruppano circa 270 marchi diversi. «Abbiamo convocato per marzo 2007 a Bruxelles la prima assemblea mondiale degli eletti per l’acqua - spiega Paolo Rizzi del Contratto mondiale - grazie all'impegno attivo di Rifondazione possiamo proseguire il nostro discorso sul diritto all'acqua dal basso. Il Parlamento Europeo ha infatti dichiarato ufficialmente che il prossimo World water Council sarà organizzato sotto l’egida dell’Onu, ponendo fine alla farsa che da anni vede le stesse corportion, sponsorizzate dal colosso Coca-Cola, sedute al tavolo delle trattative sul consumo del ben più prezioso del pianeta. Tra le proposte concrete del nostro programma - continua Rizzi - ci sono la costituzione di un Osservatorio mondiale per i diritti dell'acqua e, sul territorio nazionale, l'allargamento a tutte le regioni italiane del prezzo d'affitto “una lira al litro” per le concessionarie private che per ora è diventato legge solo in Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Umbria e Sicilia». Obiettivo primario del Forum italiano dei movimenti per l'acqua (http://www. acquabenecomune. it) è far diventare l’acqua una vertenza nazionale attraverso una pluralità di iniziative e di campagne che partano dai territori per arrivare a una legge d'indirizzo che riassuma l’intero ciclo dell’acqua e lo collochi nell’orizzonte del governo pubblico indisponibile alle leggi del mercato.
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