Diritti sindacali in Colombia, «intervenga la Farnesina»
E’ necessario che la Farnesina intervenga al più presto presso il governo colombiano perchè metta fine alle minacce ed alle azioni dei paramilitari e protegga il diritto dei lavoratori a lottare per migliori condizioni di vita e di lavoro». L’appello al ministero degli Esteri arriva da Adriano Cattaneo, portavoce della Rete italiana boicottaggio Nestlé, che non nasconde la propria preoccupazione dopo gli ultimi tragici episodi di repressione in Colombia di cui sono stati vittime sindacalisti del Sinaltrainal, il sindacato degli alimentaristi.
Quale è la situazione dei diritti sindacali in Colombia?
Da qualche settimana è stato raggiunto un accordo per quanto riguarda il contratto di lavoro presso la Nestlé, ma questo non ha rimosso la conflittualità nel paese sia per quanto riguarda la Coca Cola che la stessa Nestlé. Le ultime notizie che abbiamo ricevuto riguardano l’omicidio di un sindacalista della Coca Cola. Nella tarda mattinata del 17 agosto, nella città di Barrancabermeja, è stato assassinato vicino a casa sua Carlos Arturo Montes Bonilla, affiliato al Sinaltrainal. Lascia la moglie e 7 figli orfani. Lavorava da 30 anni alla EcoPetrol, ma aveva recentemente partecipato ad azioni di protesta contro la Coca Cola per il mancato rispetto di diritti sindacali. il giorno seguente degli sconosciuti hanno lasciato un messaggio scritto a casa di Hector Jairo Paz, operaio della locale fabbrica Nestlé e leader del Sinaltrainal a Bugalagrande. Il messaggio era firmato “Morte ai sindacalisti”. Dieci giorni dopo un altro sindacalista delle stessa fabbrica ha ricevuto minacce simili mentre organizzava una protesta pacifica a causa del licenziamento senza giusta causa di 94 lavoratori a contratto provvisorio affiliati allo stesso sindacato.
Sulle responsabilità quali elementi ci sono?
Ovviamente è impossibile attribuire queste azioni repressive direttamente alle due multinazionali. Probabilmente sono state portate a termine, come molte altre in precedenza, da gruppi di paramilitari che agiscono con la connivenza o addirittura con la protezione dell’esercito e dei governi nazionali e locali. Non possiamo non notare tuttavia che si tratta di azioni che colpiscono un sindacato che si è distinto negli ultimi due anni soprattutto per le lotte all’interno delle fabbriche Nestlé e CocaCola. C’è stato anche un altro episodio abbastanza significativo che è successo a Bogotà. Il 3 agosto scorso, verso mezzogiorno, degli uomini in uniforme che si sono identificati come polizia giudiziaria hanno fatto irruzione nella locale sede del Sinaltrainal. Non c’è stata violenza, ma il modo in cui hanno rovistato l’ufficio, senza esibire mandati di perquisizione e classificando la loro azione come “prevenzione di disordini”, mirava chiaramente ad intimorire quei sindacalisti che, grazie anche ai loro rapporti di solidarietà internazionali (in Italia con la Rete Boicottaggio CocaCola, Reboc, e con la Rete Italiana Boicottaggio Nestlé, Ribn), erano riusciti a strappare accordi e contratti di lavoro più giusti con le multinazionali ed a sollevare l’attenzione dei media nei paesi del Nord del Mondo.
Quale appello lanciate al mondo occidentale?
Credo che bisognerebbe dare concretezza agli accordi che erano stasti presi alla fine del 2005 e cioè di una commissione indipendente che faccia in Colombia il punto della situazione e che chieda alle multinazionali di applicare i contratti senza infierire sui lavoratori e sui sindacalisti e al governo colombiano di salvaguardare i diritti dei lavoratori mettendo un freno a questi episodi di cui si rendono protagonsiti i gruppi paramilitari. Da parte nostra occorre mantenere una forte pressione sul governo colombiano e sulle compagnie multinazionali perché si rispettino gli impegni presi.
A che punto è la riflessione del movimento sulla modalità del boicottaggio contro le multinazionali?
La nostra riflessione è come riuscire a portare i nostri simpatizzanti che aderiscono alle ragioni storiche del boicottaggio ad estendere queste stesse ragioni ad altre questioni come quelle dei diritti sindacali e a quella delle privatizzazioni dei beni comuni, che interessano ancora le multinazionali. Una cosa è certa: non possiamo restare passivi di fronte a questi avvenimenti. Da un lato dobbiamo diffondere l’informazione perchè aumenti la solidarietà in Italia, compresa la pressione che il boicottaggio può esercitare sulle due multinazionali. Ma non basta: bisogna anche chiedere al nostro ministero degli Esteri di intervenire presso il governo colombiano perchè metta fine alle minacce ed alle azioni dei paramilitari e protegga il diritto dei lavoratori a lottare per migliori condizioni di vita e di lavoro. Quanto a Nestlé e Coca Cola, chiediamo non solo che rispettino questi stessi diritti, ma che permettano a commissioni indipendenti, come quella proposta dal sindaco di Roma Walter Veltroni prima delle Olimpiadi invernali a Torino, di svolgere indagini e di esprimere pareri sui loro comportamenti in tema di rapporti con il sindacato.
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