«Così tradite chi ha votato»
Il prossimo 12 ottobre Sbilanciamoci! presenterà alla Camera dei Deputati per il settimo anno consecutivo il Rapporto: «Cambiamo finanziaria». Le 67 proposte di Sbilanciamoci! discusse alla controcernobbio che si è svolta a Bari agli inizi di settembre saranno tradotte in cifre, capitoli di spesa, tabelle di bilancio. Sono il disegno di un'altra politica economica, di un modello di sviluppo alternativo a quello attuale.
La presentazione del rapporto avverrà sull'onda della raccolta delle tante firme sulla petizione «Nessunfuoriprogramma» (si firma su www.sbilanciamoci.org) che chiede all'Unione di rispettare gli impegni e gli obiettivi del programma con il quale la coalizione ha vinto le scorse elezioni. Altre iniziative specifiche - mail bombinge manifestazioni - sulle politiche sociali, l'ambiente, la pace e la solidarietà internazionale sono in cantiere nei prossimi giorni. I previsti tagli alle politiche sociali ed ambientali, il mantenimento dell'alta spesa militare e l'ennesima delusione per i fondi negati alla cooperazione allo sviluppo stanno infatti facendo montare l'allarme tra le organizzazioni della società civile.
All'appuntamento della finanziaria di quest'anno, Sbilanciamoci! arriva con tante proposte, ma anche con molte preoccupazioni dopo la presentazione del Dpef e delle linee guida (con l'anticipazione in varie forme dei contenuti e delle misure previste) della finanziaria 2007. Il rischio è che non ci sia una coerente discontinuità con le finanziarie degli anni precedenti: impianto restrittivo della politica economica e quello punitivo (verso il sociale e l'ambiente) della spesa pubblica ne sono i segnali più preoccupanti.
Se proprio si vuole battere il terreno della riduzione della spesa pubblica (ma il vero problema è come farne un uso virtuoso) si potrebbe incominciare a ridurre quella militare (e non quella della cooperazione allo sviluppo), ad abolire i finanziamenti alle scuole private (e non ridurre quelli alle scuole pubbliche), a bloccare il programma delle grandi opere (e non a spendere altri soldi per la Tav), a tagliare gli sprechi delle convenzioni con le strutture sanitarie private (e non a tassare chi va al pronto soccorso) e a incidere sul business (fatto con i soldi pubblici) della farmaceutica (privata). E invece si potrebbe aumentare un' altraspesa pubblica, quella sociale, ambientale, per la scuola, ecc. che in questi anni è stata colpita duramente da Berlusconi è che è drammaticamente al disotto della media europea.
Magari nella finanziaria 2007 potranno esserci delle misure - anche innovative - che in questi anni abbiamo richiesto: una politica fiscale diversa (di cui si parla nell'articolo a fianco), incentivi a pannelli solari e legge sulla contabilità ambientale, istituzione del fondo per la non autosufficienza, programma per gli asili nido, ecc. E sarà un fatto positivo: non si mancherà di rilevarlo. Bisognerà però vedere se saranno delle misure estemporanee per lenire altri provvedimenti socialmente insostenibili o se invece indicheranno veramente una strada diversa.
Il problema si ripropone su uno scenario più ampio. Sbilanciamoci! aveva creduto - con il nuovo governo - in un'azione economica autenticamente riformatrice (come promesso dal programma elettorale dell'Unione) che non vorremmo si tramutasse - come si può intendere da una parte delle misure indicate dal Dpef e dalla finanziaria 2007 - in una sorta di «liberismo dal volto umano» che non promette nulla di buono.
Tra l'altro il mantenimento in modo così rigido della promessa del taglio del «cuneo fiscale» ha costretto il governo a destinare quasi tutte le risorse disponibili per lo sviluppo ad una misura dalla dubbia efficacia per il rilancio dell'economia e dall'assai modesto impatto sulle buste paga di una parte dei lavoratori, oltre che avere un'efficacia (anche comunicativa) minima nella costruzione del consenso sociale. Altre le strade possibili per rilanciare l'economia: investire nella ricerca e nel capitale umano, sostenere le forme più innovative dello sviluppo locale e le imprese responsabili, fare programmazione e rivalutare il ruolo del pubblico. Serve allora una discontinuità vera: quella di un diverso modello di sviluppo fondato sulla centralità dei beni comuni e dei diritti, di un'economia disarmata, sostenibile e di qualità, di un Welfare dei diritti e dell'eguaglianza. E' il momento che l'Unione inizi a sbilanciarsi.
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