l'intervento

Il movimento dell'acqua rigenera la politica

16 febbraio 2007
Riccardo Petrella
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Il recente accordo di conferma sull'esclusione dei servizi idrici dai processi di privatizzazione - sotto riserva di conoscere il contenuto del decreto sulla moratoria che dovrebbe essere emesso a giorni - così come la volontà espressa da più di 50.000 cittadini italiani che hanno già firmato, dal 13 gennaio ad oggi, la proposta di legge di iniziativa popolare sull'acqua bene comune, costituiscono due elementi significativi della nuova fase politica italiana aperta, all'avviso di molti di noi, dall'attuale governo Prodi. Ad essi si aggiunge l'altro elemento innovativo rappresentato dalla nuova legge sulla cooperazione internazionale «voluta» dalla viceministra degli Esteri per la cooperazione, Patrizia Sentinelli. Prova ne è la valenza molto simbolica sul piano politico progettuale dell'inclusione dei beni comuni come campo d'intervento qualificante la ricerca di una nuova politica italiana della cooperazione.
Parlo di fase politica nuova perché esiste al momento una dinamica che cerca di rinventare un nuovo rapporto tra le itituzioni pubbliche ed i movimenti sociali, malgrado le continue difficoltà esistenti, che non sono di poco conto.
Il caso dell'acqua è, appunto, emblematico della fase in corso perché evidenzia due cose. Primo, se il movimento dell'acqua è capace di rigenerare l'immaginario politico e la progettualità dei cittadini attorno ad una volontà diretta di legiferare, questa capacità trova uno sbocco politico foriero di possibili percorsi innovatori nella dura lotta in corso fra i partiti della coalizione governativa in seno alle istituzioni pubbliche (governo, commissioni parlamentari...) in favore dell'applicazione del Programma dell'Unione sul tema dell'acqua. Secondo, le lotte politiche all'interno delle istituzioni rischiano di restare prigioniere delle proprie logiche e pratiche «interne» e, quindi, scollate dai cittadini se esse non trovano un legame di credibilità e di visibilità con l'azione dei cittadini stessi. La straordinaria mobilitazione in corso per la raccolta delle firme in sostegno della legge di iniziativa popolare sull'acqua rappresenta tale legame. Ciò vale, anche se in misura minore, per le consultazioni in corso con le associazioni ed i movimenti interessati sulle priorità della cooperazione internazionale a partire dai beni comuni.
Certo, tutti siamo coscienti del fatto che sul tavolo politico italiano si tratta di briciole di «res publica» rispetto alle grandi sfornate di pani interi di privatizzazioni ed al grande buffet di liberalizzazioni e di sottomissioni alle logiche imperiali dell'economia di mercato mondializzata e della potenza dominatrice guerrafondaia degli Stati Uniti. Non v'è dubbio che il governo Prodi è maggioritariamente pseudo-riformista, per intenderci alla Blair, in tutti i campi. Ma ciò non significa che non si debba vedere con favore l'esistenza di queste briciole ed avere l'impazienza e la voglia di trasformarle in pezzi di pane più consistenti e nutritivi.
La lotta politica per i beni comuni è appena cominciata e nessuno può anticipare lo sbocco cui condurrà. Tenuto conto delle devastazioni prodotte negli ultimi trenta anni in termini di desertificazione della democrazia e di rasatura del welfare sociale, a seguito dell'asservimento delle nostre società alle logiche della globalizzazione capitalista competitiva, rinventare rapporti efficaci e sani tra le istituzioni pubbliche ed i cittadini a partire dalla «res publica» non è cosa facile né cosa rapida (vedasi il caso dell'Acquedotto Pugliese). Il «luogo strategico» della lotta per la «res publica» è, nuovamente, il livello nazionale, mentre il riferimento ai vincoli dell'Unione euroepa o della Nato sono essenzialmente gli alibi del pseudo-riformismo.
Le briciole di beni comuni rappresentate dall'acqua e dal tentativo di cambiare la politica della cooperazione internazionale devono essere viste come elementi di forza e non di debolezza per tutti coloro che cercano di vedere lontano ed al di là del proprio cestino da viaggio.
Una effettiva moratoria in materia di privatizzazione dei servizi idrici (e con essi del territorio) sarà un soffio formidable alla ri-ossigenazione della politica e della speranza di un'altra economia. Sarà così possibile aprire un altro fronte d'innovazione, quello della conoscenza e dell'educazione, la cui mercificazione è causa distruttrice del vivere insieme, è generatrice di ingiustiza sociale e di svuotamento reale della democrazia.
Come convenuto a fine settembre 2006, è opportuno fare il punto sulle prospettive che sono state aperte e/o sussistono per una politica dei beni comuni nel contesto dell'azione del governo Prodi, per andare «al di là delle briciole».

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