«L'acqua è pace e fonte di futuro»
Si è conclusa l'assemblea mondiale dei cittadini e degli eletti dell'acqua, iniziata il 18 marzo. La decisione più importante è stata quella di spedire una lettera ai capi di stato e di governo, al consiglio di sicurezza dell'Onu, ai capi dei parlamenti. Nel passaggio principale della lettera si legge: «Siamo convinti che non sono per nulla inevitabili tanto l'attuale crisi dell'acqua nel mondo, quanto il fatto che 1,5 miliardi di persone non abbiano accesso all'acqua potabile e 2,6 miliardi non beneficino di alcun servizio igienico-sanitario».
All'assemblea partecipavano 650 tra parlamentari, sindaci, amministratori locali, dirigenti delle imprese pubbliche dell'acqua, sindacalisti e persone impegnate nei movimenti provenienti dai quattro angoli del mondo. La penultima giornata è stata dedicata all'ascolto di decine di «storie». Cambiavano le persone e i luoghi, ma è costante il tentativo di difendere il bene della comunità dall'aggressione di chi taglia le foreste, costruisce le dighe, inquina, costringe la popolazione locale a maggiori ristrettezze, alla miseria e alla sete.
Un riflesso di tutto questo è presente nella lettera inviata alle personalità eminenti del pianeta. I firmatari sono ben consci di avere ragione e il loro richiamo ai governanti è preciso e severo. Gli impegni prioritari richiesti sono:
riconoscere l'accesso all'acqua come diritto umano universale;
contrastare l'inserimento dei servizi idrici tra quelli «liberalizzabili» in ambito Wto;
rinforzare le imprese pubbliche dell'acqua favorendo anche la cooperazione tra imprese pubbliche a livello di bacini naturali;
sviluppare i partenariati pubblico-pubblico fra le collettività locali Nord-Sud Sud-Sud Nord-Nord;
opporsi alla dipendenza da capitali privati, con logica finanziaria e speculativa, per gli investimenti nel settore dell'acqua. Chiedere anzi una commissione d'indagine internazionale sui fondi d'investimento specializati in acqua;
rafforzare gli impegni dei «portatori d'acqua» a livello di scuole, comunità, enti locali.
Si propone insomma ai grandi della Terra di aderire all'iniziativa di riconoscere l'acqua come diritto umano, introducendo anzi questo principio nelle Carte costituzionali, come è avvenuto di recente in Uruguay. Si chiede di evitare che il pubblico si serva per l'acqua di capitali privati. Di istituire a livello di Onu un'agenzia mondiale per l'acqua. Di assumere la responsabilità dei Forum mondiali dell'acqua. E si chiede soprattutto di tenere presente che: «noi non abbiamo alcun diritto di sottrarre a più di due miliardi di persone, in maggioranza donne e bambini, il diritto a una vita umana e dignitosa. L'acqua è pace e deve essere fonte di futuro condiviso e partecipato».
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