l'intervento

La rifondazione democratica riparte dall'acqua pubblica

23 giugno 2007
Marco Bersani (Presidente di Attac)
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

L'ultima in ordine di tempo è arrivata dal Consiglio di facoltà di Medicina dell'Università Cattolica di Roma. La penultima dall'Assemblea dell'Acquedotto del Monferrato, un Consorzio (non una SpA!) di 101 Comuni delle province di Alessandria, Asti e Torino. Sono ormai centinaia gli enti locali che hanno aderito alla legge d'iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell'acqua, promossa dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua, cui partecipano oltre 80 reti nazionali e più di 1000 realtà locali.
Una straordinaria esperienza di autoeducazione popolare che, a partire dal gennaio scorso, ha promosso iniziative, mobilitazioni, dibattiti e raccolta firme in ogni angolo del Paese, per chiedere che l'acqua sia finalmente considerata bene comune e diritto umano universale e che la sua gestione sia sottratta alle logiche del mercato e della concorrenza per restituirla alla gestione pubblica e partecipata dalle comunità locali. Una battaglia di civiltà, capace di mettere insieme i conflitti territoriali con una grande vertenza nazionale. Come concretamente testimonieranno le quattro carovane che da domenica 24 giugno partiranno dalla Valdaosta, dal Friuli, dalla Puglia e dalla Sicilia per convergere il primo luglio in un grande appuntamento nazionale di festa a Roma. Sono ormai abbondantemente superate le 300.000 firme.
Una prima parziale vittoria è già stata ottenuta con l'approvazione alla Camera del provvedimento che istituisce, fino all'approvazione di una nuova legge di riordino della gestione del servizio idrico integrato, una moratoria sui processi di affidamento del servizio a soggetti privati e a società miste pubblico-privato, compresi quelli attualmente in corso. Una prima vittoria da parte dei movimenti per l'acqua, che ne avevano chiesto l'approvazione sin dalla manifestazione del 10 marzo scorso a Palermo. E che segna un primo chiaro stop a quanti stanno trasversalmente tentando di accelerare i processi di privatizzazione, nel tentativo di far trovare di fronte al fatto compiuto la grande onda della campagna per la ripubblicizzazione dell'acqua, avviata dai movimenti con la raccolta firme per la legge d'iniziativa popolare che sta attraversando ogni angolo del paese.
Dalla Sicilia, che a colpi di commissario sta aggiudicando a privati il servizio idrico nonostante le lotte delle popolazioni, delegittimando gli stessi enti locali; alla Lombardia, che con la nuova legge regionale ha istituito l'obbligo della messa a gara del servizio idrico; alla Toscana, dove viaggia a grandi passi la costruzione di un'unica holding regionale; così come in tutte le altre regioni, i liberisti di centrodestra e di centrosinistra stanno cercando di rispondere con accelerazioni verso le privatizzazioni alla forte consapevolezza sociale e alla diffusa capacità di mobilitazione che i movimenti in questi anni hanno saputo mettere in campo, con le lotte nei territori, la realizzazione del Forum dei movimenti per l'acqua e il lancio della legge d'iniziativa popolare.
Ma il mercato si può fermare e la politica può riprendere il suo primato sull'economia. A una condizione: che la moratoria sia subito approvata anche dal Senato e resa immediatamente operativa. E' questo che chiedono i movimenti, senza se e senza ma. Perché dal riconoscimento dei beni comuni - a partire dall'acqua - come elemento fondativo del contratto sociale può riprendere la costruzione di una democrazia e di una politica dal basso, fuori da quell'orizzonte della solitudine competitiva, cui l'impersonalità del mercato vorrebbe relegare le esistenze di tutte/i noi.
Per riaffermare definitivamente come l'acqua sia un bene da sottrarre al mercato e alle leggi della concorrenza e da restituire alla gestione pubblica e partecipativa delle comunità locali. Una battaglia di civiltà, di cui la moratoria costituisce una prima tappa e il cui approdo finale dovrà essere l'approvazione della legge d'iniziativa popolare che propugna l'uscita di tutte le SpA, a qualsiasi titolo, dalla gestione del servizio idrico; la costruzione di aziende speciali consortili per la gestione pubblica dello stesso; l'istituzione di forme di partecipazione dei lavoratori e dei cittadini alle scelte fondamentali di tutti gli atti di gestione. Non solo. Alla vigilia del Dpef, alla parte di governo seguace dell'ideologia delle grandi opere pubbliche, diciamo subito quale sarebbe l'unica grande opera pubblica di cui avrebbe bisogno il Paese: un grande piano di riassetto idrogeologico del territorio e il riammodernamento di tutte le reti idriche e gli acquedotti sul territorio nazionale. Un piano straordinario da finanziare con l'abbandono di opere scellerate come la Tav e con la riduzione delle spese militari. Su tutti questi temi i movimenti per l'acqua si sentiranno da subito impegnati, subito dopo la consegna delle firme raccolte al presidente della Camera, cui sarà chiesta l'immediata calendarizzazione della legge nella commissione Ambiente. Una battaglia che comincia dall'acqua ma che vuole approdare alla rifondazione della democrazia. Perché oggi, ben più che in passato, la scelta è tra la Borsa e la vita. E noi abbiamo scelto la vita.

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