Arrivate a Roma le 4 carovane
Ieri c'è stata la grande conta delle firme: compagne e compagni dei comitati per l'acqua hanno rovesciato i contenitori delle schede raccolte nel corso di mesi e hanno passato la giornata a contare. A sera avevano in vista le quattrocentomila firme raccolte e che riempiranno quaranta scatoloni. Trentanove prenderanno la strada dei sotterranei ben protetti della Camera dei deputati, mentre uno soltanto verrà portato al presidente Fausto Bertinotti, invitandolo a farsene carico, a trovare una corsia per la legge dell'acqua, una legge d'iniziativa popolare.
Può essere utile ripetere qui il primo e una parte del secondo articolo della legge:
1. L'acqua è un bene naturale e un diritto umano universale. La disponibilità e l'accesso individuale e collettivo all'acqua potabile sono garantiti in quanto diritti inalienabili ed inviolabili della persona.
2. L'acqua è un bene finito, indispensabile all'esistenza di tutti gli esseri viventi. Tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e non mercificabili e costituiscono una risorsa che è salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidarietà...
Quando abbiamo parlato l'ultima volta con chi contava le firme, abbiamo sentito felicità e stanchezza. Sara Giorlando, di Attac, una delle associazioni che si è dedicata alla raccolta e che ha preso parte alla carovana in Sicilia, ci ha descritto la situazione: «abbiamo 383 mila firme già contate. Il mucchio che ancora manca ci porterà molto oltre le 400 mila. A Bertinotti porteremo uno scatolone soltanto; il resto lo lasceremo alla segreteria della Camera, perché trovi una sistemazione sicura. Al presidente porteremo anche due bottigliette d'acqua: quelle che hanno corso l'Italia in lungo e in largo, con scritto sull'etichetta: acqua pubblica. Acqua buona, acqua del sindaco. Una bottiglia avrà scritto lo slogan ben noto: "ci metto la firma", mentre l'altra si rifarà a una famosa pubblicità acquifera: "liscia, gassata o pubblica" e tutti capiranno assai bene.
Sara ha parlato con moltissime persone ai banchetti, nel corso di mesi, soprattutto in Sicilia. Quello che l'ha colpita di più è stato l'auto organizzarsi di persone nuove, per la prima volta vicine alla politica, ma di un attivismo straordinario. «Le carovane sono servite ad avvicinare migliaia di persone, alla ricerca di un nuovo modo di fare politica. La gente sapeva le questioni e imponeva "quel" modo di aprire e sostenere una vertenza e non accettava altro, non si fidava mai di soluzioni provenenti dall'esterno. Intanto però imparava a conoscere l'acqua, le risorse, i bisogni, la qualità, le cose da fare».
Corrado Oddo ha percorso l'Italia dalla Puglia a Roma. «Il tratto comune è la capacità di fondere le vertenze territoriali - ogni luogo ha la sua - con una proposta o meglio un impegno comune: la nazionalizzazione dell'acqua». In realtà nazionalizzazione spiega male quello che le varie popolazioni che si impegnano in tema di acqwua vogliono rivendicare. In primo luogo è un diritto, per sé e per gli altri, inalienabile. Poi un uso ragionevole, senza sprechi e a prezzi che tutti possano affrontare. Infine l'eliminazione degli sprechi di una risorsa comune di cui tutti conoscono la rarità crescente.
Nel corso del suo viaggio in Italia, Corrado ha attraversato la vertenza di Rionero in Vulture. Qui vi era una sorgente d'acqua in concessione alla famiglia Traficante da cinque generazioni, come spiega, nel sito della società, la titolare, che si dice felice di aver potuto cedere la concessione a una grande società: Cocacola. Oggi le stazioni e i muri sono ricoperti della pubblicità dell'acqua in questione, Lilia. Vi si mostra di nonna Matilde, 75 anni - ed è una fanciulla di venti; oppure si mostrano il vecchio parroco o il saggio sindaco e anch'essi sono ragazzi; meglio - mostra la pubblicit - sono persone di età con l'aspetto giovanile, perché nel Vulture si beve bene, acqua molto buona. Il che è probabilmente vero. Ma Cocacola cosa c'entra?
Oddo parla poi dell'Acquedotto pugliese e di come la proposta di legge, trasformando le Spa in enti pubblici, possa risolvere la questione che ha portato alla divergenza tra Riccardo Petrella, già presidente della Spa dell'Acquedotto e Nichi Vendola, presidente della giunta pugliese e come tale «azionista» di maggioranza.
A Bussi, in Abruzzo, vi è una discarica di rifiuti tossici, valutati in 250 mila tonnellate, proprio sopra la falda che contiene un terzo di tutte le riserve regionali. A Rieti, finalmente, una buona notizia, con i sindaci della provincia che si sono pronunciati per una gestione pubblica da attuare mediante un ente pubblico, applicando le trasformazioni descritte dalle legge; la legge popolare, quella che arriverà domani, con 400 mila firme, nello studio di Bertinotti.
E poi altre storie, storie da ridere per non piangere; quella dell'acqua Rocchetta per la quale si stacca l'acquedotto a un gruppo di famiglie «scomode», quella di Firenze dove aumenta il prezzo dell'acqua per far fronte ai minori consumi, indotti dalla pubblicità dell'acquedotto che invitava a consumare meno. I protagonisti, esaurito il capitolo Bertinotti, terranno una conferenza stampa, oggi, sotto il Parlamento.
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