Il mondo di sotto

16 luglio 2007
Luca Lo Presti (Presidente Fondazione Pangea)
Fonte: da Persona a Persona 8/07 (www.pangeaonlus.org) - 01 settembre 2007
C’è tutto un mondo intorno a noi, un mondo fatto di contatto con la terra, un mondo che non vuole e non può perdere il contatto con la terra: il mondo di sotto. Il nostro lavoro ci permette di vivere momenti impagabili. Siamo dei privilegiati: abbiamo l’opportunità di condividere emozioni intense con persone alle quali cerchiamo di dare gli strumenti necessari per far ripartire la loro vita, ma chi veramente riparte e guadagna vita siamo noi. Certo, occorre avere l’animo predisposto, perchè può essere doloroso fare il “pieno di umanità”, ma se trovi quel coraggio che distingue il viaggiatore dal turista, il mondo ti offre la possibilità di essere vissuto, ti accoglie a braccia aperte offrendoti quel pane che condividi seduto per terra, mangiato con le mani e offerto dalle stesse mani di chi lo ha fatto. Bene prezioso arricchito da uno sguardo ancor più prezioso, uno sguardo che vale più di mille parole, che ti accoglie e ti scalda. Poi le mani, ruvide, mani che lavorano e si sporcano senza la vergogna di mostrarsi, perchè orgoglioso strumento di lavoro. E poi sorrisi e giochi vivaci di bambini che ti cercano e vogliono un contatto, quasi avessero la necessità di immagazzinare col tatto la sensazione del momento, di un attimo di irreale presenza, quasi dovessero aver la certezza che tu esisti e forse tornerai. Sorrisi e amicizia là dove crediamo le persone debbano esser tristi perchè povere. Ma povere di che, di cosa? Siamo noi ad esser poveri dentro, ricchi di cose, ma vuoti e distanti, chiusi nelle nostre pudiche “cose private”, con i nostri vestiti che coprono un corpo che, se non perfetto, deve essere nascosto, un corpo necessariamente peccaminoso e che ha perso tutta la sacralità del tempio dell’anima. Il mondo di sotto si siede per terra, dorme per terra, mangia per terra, lavora per terra permettendo così agli uomini di ricordarsi da dove vengono, di non dimenticare le proprie radici quasi come se la terra fosse un’immensa memoria indistruttibile, una memoria fatta di realtà quotidiane che sono la vita. Facciamolo anche noi, proviamo a mantenerlo, questo contatto con la terra, tocchiamola, ascoltiamola, facciamolo ricordandoci che siamo uomini e così come siamo nati moriremo, tornando verso quella terra che troppe volte abbiamo ignorato, lavato via in fretta dal nostro corpo per non avere addosso la polvere del mondo, di quel mondo di sotto che vogliamo non ci si avvicini, del quale abbiamo paura perchè è il nostro. Occorre davvero fare costantemente un grosso sforzo per ricordarci che siamo uomini e viviamo nel mondo di tutti, non migliori di altri solo perchè ci sediamo su una seggiola nel nostro mondo di sopra.
Note: da Persona a Persona - Fondazione Pangea Onlus

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