Usa, la rivolta dei pulitori dello stadio del baseball di Baltimora

2 settembre 2007
Monica Di Sisto
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

Chi è appassionato del campo di diamante, di fuoricampo ("home run") mazze e cappellini, non può non ricordarsi di lui. George Herman Ruth Jr., conosciuto meglio come Babe Ruth è un giocatore della Major League di baseball americano che ha illuminato l'inizio dello scorso secolo diventando una star del campionato tra il 1914 e il 1935. Ma non è un giocatore qualsiasi: tutte le classifiche designano Babe Ruth come uno dei giocatori di baseball più grandi di tutti i tempi. Dal 1920 in poi Babe Ruth e il suo broncio da bambino hanno vinto tutto, e i 714 home run che ha collezionato in una vita sono stati considerati fino agli anni Settanta un record imbattibile. Se la popolarità del gioco è esplosa negli anni Venti, gli stadi si sono riempiti e il gioco stesso è cambiato, trasformandosi da un elegante carillon in una gragnola superveloce di colpi e basi, in gran parte lo si deve proprio a Babe Ruth.
Solo due strade più in giù della sua casa natale oggi c'è Camden Yards. Un ammasso di acciaio e mattoni da 110 milioni di dollari, con la classica facciata, quella che ti aspetti. E' la casa dei Baltimore Orioles che per 81 partite, ogni anno tra aprile e settembre, fanno sognare decine di migliaia di tifosi. Ma, a guardar bene, tra gli anelli e i seggiolini, si possono trovare alcuni tra i lavoratori più sfruttati di Baltimora, che attraverso la United Workers, stanno chiedendo dignità e un salario decente. Si perché nel cuore dell'american way of life, si siedono sugli spalti di Camden Yards, a pieno carico, almeno 50mila appassionati di baseball, che si lasciano dietro, però, una voluminosa scia di gusci di noccioline, involucri di hot dog, bicchieri di plastica e ogni tipo di delizia. Perché il baseball è anche questo: sudore, nervi, urla e cibo da ubriachi ingoiato ad altissima velocità. Pulire lo stadio, dopo il passaggio di una tale orda famelica, è un impresa faticosissima che impegna oltre 150 persone per tutta la notte e trasforma questo stadio in uno dei più grandi datori di lavoro della città. «Al Camden Yards lavoravo da schifo - ricorda Carl Johnson con la stampa -. Durante le ore di lavoro a malapena ci davano qualche minuto per mangiare. E quando lo facevamo i supervisori volevano che lo facessimo tra gli avanzi buttati via nei sacchi dell'immondizia. Mi sentivo come un animale. Senza dimenticare che a volte, con una scusa o l'altra, non ci pagavano nemmeno».
Oltre a questi abusi subiti da parte dei supervisori, i lavoratori potevano finire per aspettare ore e ore, fino a due-tre ore, tra ogni cambio di turno senza che nemmeno un minuto venisse loro retribuito. Anzi, automaticamente, anche a chi arrivava al lavoro a piedi, veniva detratto il costo del viaggio del pulmino aziendale. Tra alleggerimenti e creatività varie nella retribuzione, ai lavoratori non rimanevano in tasca che 5-6 dollari l'ora, mentre il minimo orario fissato dalla Baltimore City Wage Commission, che ricalca un po' le tariffe maggiormente applicate nel Paese, si aggira intorno ai 9,62 dollari l'ora.
Cinque anni fa, però, i lavoratori del Camden Yards hanno detto basta al silenzio e alla rassegnazione e hanno dato vita a un sindacato autonomo che rivendica di essere ascoltato e, soprattutto, considerato. Con la sede in un rifugio per homeless, la United Workers è diventato un centro multirazziale di difesa dei diritti dei lavoratori a basso reddito che oggi ne assiste e rappresenta circa 900. Rappresennta afroamericani e immigrati latinos di tutta l'area di Baltimora, e la leadership della union è interamente fatta di lavoratori a basso reddito. Con la loro mobilitazione, nel 2004, la vicenda sembrava avviata al lieto fine: il multi-milionario avvocato del lavoro Peter Angelos si era impegnato a dare di tasca sua ai lavoratori un'integrazione al salario mentre l'azienda che "subappalta" i pulitori avrebbe dovuto sottoscrivere un codice di condotta e arrivare a pagarli almeno 7 dollari l'ora. Ma poi l'avvocato "dimenticò" la promessa, e lo stadio continua a trattare e pagare i suoi addetti come e quanto crede. Ieri, primo settembre, era la data fissata all'inizio della scorsa stagione di gioco per arrivare ad una soluzione del problema, ma la riunione è stata sconvocata all'ultimo momento. L'8 settembre l'appuntamento è ancora allo stadio Camden: non ci sarà una partita, però, ma un concerto, e i riflettori per questa volta saranno tutti puntati sugli eroi sconosciuti dello stadio. C'è chi giura che Babe Ruth, da una targa a due isolati dallo stadio, ora, sotto al broncio, sorrida.

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