Ecco le nostre proposte a Padoa Schioppa
Il V forum di Sbilanciamoci che si è aperto ieri a Marghera ha l'obiettivo di declinare con proposte e misure concrete un'alternativa alle politiche economiche e finanziarie di questi anni, a partire da un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale, l'eguaglianza e i diritti, la qualità sociale, la pace. Proposte che vengono da un ampio mondo di associazioni e movimenti che in questi anni hanno saputo costruire insieme un punto di vista critico collegando le richieste concrete fatte in occasione della legge finanziaria con l'orizzonte di un'economia radicalmente diversa da quella neoliberista.
E' questo un terreno di confronto e di conflitto con il governo. La politica economica restrittiva e di riduzione indiscriminata della spesa pubblica rischia di avere pesanti conseguenze: la compressione dell'economia reale, la crescita del malessere sociale, il degrado delle strutture e delle politiche pubbliche. Non c'è solo il debito dei conti pubblici, c'è anche un pesantissimo «debito sociale ed ecologico» con il quale il nostro paese deve fare i conti e che ci fa essere - per la scuola, l'assistenza sociale, la ricerca, le energie pulite, ecc. - fanalino di coda in Europa.
I tagli alla spesa pubblica si abbattono poi quasi sempre sui soliti noti (sanità, enti locali, pensioni, ecc.) e mai su chi meriterebbe qualche drastica riduzione: la spesa militare (che invece aumenta), quella per le grandi opere, l'abuso dei costi (come in Lombardia) delle convenzioni con i privati nella sanità, i costi della politica e tanto altro ancora. Questa è la spesa pubblica che ci piacerebbe tagliare. Senza una politica di investimenti pubblici, senza una politica della spesa pubblica - virtuosa e propositiva - l'Italia non ha futuro. Ma per realizzare politiche attive per l'economia e la società servono anche nuove risorse. Ecco perché una politica di legalità e giustizia fiscale è prioritaria, a partire dalla tassazione delle rendite (da portare al 23%) e dall'accentuazione della progressività del nostro sistema fiscale (aggiungendo un'aliquota al 49% per i redditi sopra i 200 mila euro), che attualmente - anche a causa dell'alta incidenza delle imposte indirette - rischia invece di essere regressivo e favorire le classi di reddito più alte.
I temi sul tappeto li abbiamo posti da tempo. Abbiamo bisogno di «piccole opere» (ferrovie locali per i pendolari, riassetto idrogeologico del territorio, manutenzione dei sistemi idrici del Mezzogiorno) e non di inutili e dannose «grandi opere». Vogliamo più soldi per la lotta alla povertà nel Sud del mondo e non per le missioni di guerra. Vogliamo rottamare le vecchie caldaie per finanziare i pannelli solari e non le vecchie automobili per comprarne delle nuove. Vogliamo asili nido e non bonus-bebè. Vogliamo che le rendite siano tassate più del lavoro e non viceversa, com'è adesso in Italia. E tanto altro ancora: 52 proposte (specifiche e dettagliate) in dieci schede che proporremo al governo e che ci auspichiamo trovino eco nei prossimi appuntamenti dell'autunno, a partire dalla mobilitazione del 20 ottobre, che può essere un contributo determinante nel riproporre i temi di un welfare degno di questo nome e l'obiettivo di una politica economica al servizio di un modello di sviluppo equo, sostenibile e di qualità. Si tratta di una sfida importante, e il primo banco di prova è la prossima finanziaria. Sarà la cartina di tornasole anche della ripresa del lavoro e delle iniziative dei movimenti.
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