Giovananza: «L'unica acqua buona è quella del sindaco»
Marghera nostro servizio
L'unico spot che salverebbe è questo : "Bevete l'acqua del sindaco". Miriam Giovananza, direttrice di "Altra Economia" ci spiega come è nata l'dea di aggredire le multinazionali dell'acqua minerale, sottraendole la loro arma principale, quella che la vulgata vuole sia l'anima del commercio, la pubblicità. Lo scopo, è chiaro, è quello di fare in modo che i cittadini si riapproprino del bene pubblico per eccellenza, senza spendere inutilmente i propri quattrini.
Perché questa crociata contro le acque "industriali"?
L'Italia è diventata negli ultimi vent'anni il paese che nel mondo beve più acqua in bottiglia, e dove gli investimenti in pubblicità sono nell'ordine di 380 milioni di euro l'anno. Con il paradosso che un litro di acqua finisce per costare più di un litro di benzina. Ciò finisce per generare una concorrenza nefasta con l'acqua dell'acquedotto che è disponibile, controllata, buona e quasi gratis. Senza considerare i danni della filiera delle acque in bottiglia. Oggi acque estratte alla fonte del Vulture vengono distribuite in tutta Italia, anche al nord: centinaia di chilometri che significano costi in termini di trasporto, di traffico, di inquinamento.
Dunque cosa avete proposto?
L'idea è sensibilizzare al consumo dell'"acqua del sindaco", diffondere stili di consumo diversi. Quando si va al ristorante, per esempio, bisogna chiedere l'acqua in caraffa. Ma la proposta più importante è quella di fare una legge che regolamenti la pubblicità dell'acqua minerale. Gli esempi già ci sono: oggi la legge vieta di pubblicizzare il tabacco i superalcolici, determinati tipi di farmaci
Già, ma l'acqua non ha controindicazioni...
Ma commercializzata così ha conseguenze negative. C'è già un modello a cui ci ispiriamo, un prodotto buono la cui pubblicità è stata regolamentata per legge non solo in Italia ma a livello internazionale: il latte in povere per la prima infanzia. Nelgi anni '60 l'Occidente e l'Italia hanno rischiato di perdere l'allattamento al seno passando a quello artificiale, e questo proprio per l'invadenza della pubblicità su questo tipo di prodotti. L'Oms nel 1981 è intervenuta con un codice per vietare la pubblicità su questo tipo di prodotti. Si potrebbe fare lo stesso per l'acqua. L'acqua è un bene pubblico. Per tutelarlo è necessario che non ci sia una concorrenza così sproporzionata come quella attuale. Senza pubblicità la gente si dimenticherebbe delle acque in bottiglia.
Il problema è solo il "popolo bue", i consumatori ingannati dalla pubblicità?
Certamente no. Bisogna sensibilizzare le istituzioni: gli enti locali sono quelli che concedono l'uso delle fonti, spesso a prezzi irrisori.
Le industrie dell'acqua non prenderanno bene questo vostro "accanimento".
Infatti c'è già una battaglia legale in corso. Uno dei marchi del mercato ci ha diffidato dal continuare la campagna sull'acqua. Interessante, non speravamo di arrivare a suscitare le ire così presto. Il fatto è che non stiamo affermando solo un diritto ma abbiamo indicato anche la strada giusta da percorrere. E questo sicuramente infastidisce qualcuno.
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