India, il "Doom" sulla pelle dei lavoratori. O fanno come dice l'azienda, o perdono il posto
Ricordate il Doom? E' stato uno dei primi giochi elettronici da computer "shut ‘em up", cioè di quelli nei quali, dal di qua dello schermo, impugni pistola, coltello, bazooka, bacchetta magica che si materializzano in un gotico cartone animato e con i quali, al di là dello schermo, spari addosso a mostri orribili che si dissolvono in mucchietti di carne trita, ossa e copiosi schizzi di sangue. Ma c'è un ‘doom' che non è un gioco, anche se fa da sfondo ad un simile, crudele tiro al bersaglio: è il Doom Dooma Industrial Estate, area industriale nel Nord-est dello stato di Assam, in India. Dietro la pistola virtuale c'è la Hindustan Lever, branca locale della multinazionale Unilever. Davanti, a cercare una via di fuga, la Hindustan Lever Workers Union (Hlwu) e oltre 700 lavoratori di una sua grande fabbrica.
La storia ce la racconta la International Union of Foodworkers (Iuf), che associa 120 rappresentanze nazionali di 35 Paesi e più di 2 milioni e mezzo di iscritti. Proprio come nei migliori videogiochi splatter gli operai, ad un certo punto del labirinto delle relazioni sindacali con la corporation, si sono trovati con la faccia contro il muro. Sì perché il management indiano dell'impresa ha sbarrato loro le porte dei capannoni. E non è che questi lavoratori avessero commesso chissà quale crimine: chiedevano solamente il rispetto dell'accordo collettivo di lavoro dell'aprile del 2004, che prevedeva il pagamento di un aumento a partire dal primo aprile di quest'anno.
Quando i membri del sindacato non hanno trovato nella busta paga di maggio la somma pattuita, hanno chiesto spiegazioni ai propri manager. Per giorni e giorni non è arrivata alcuna risposta, tra incontri convocati, saltati, riconvocati fino al 6 luglio, quando dirigenti e rappresentanti sono rimasti chiusi intorno ad un tavolo per ben 16 ore, fino alla mattina del 7 luglio, senza riuscire però a trovare un a soluzione accettabile. L'8 luglio il management ha denunciato pubblicamente, anche alla polizia, di essere stato trattenuto con la forza all'interno del meeting. Fino al 15 luglio, poi, nessuno dei responsabili si è più fatto vedere in fabbrica, e gli operai sono rimasti senza indicazioni e con nulla da fare. Sciopero ingiustificato, è stata l'accusa rivolta agli operai ai quali, il 15 luglio, è stata notificata una ‘serrata' degli impianti. In realtà, però, tra il 7 e l'8 tutti erano rimasti operativi nelle linee di produzione.
Anche il dipartimento del lavoro si è impegnato per attivare una conciliazione, ma né il sindacato, né i funzionari dello Stato hanno avuto il piacere di incontrare la Unilever fino a quando, il 28 luglio, si è capito a cosa stavano lavorando invece di incontrare le rappresentanze: il management ha comunicato al presidente del sindacato Nogen Chutia di averne creato un altro, la Hindustan Unilever Democratic Workers Union. Anzi, nei giorni precedenti avevano contattato telefonicamente oltre ottanta membri della Hlwu chiedendo loro di "saltare il fosso" e ricevendo in cambio un secco rifiuto da tutti e ottanta. La proposta ora riguardava tutti: o aderivano al nuovo sindacato ‘giallo' oppure la fabbrica sarebbe rimasta ancora chiusa. Una violenza che ha già fatto una vittima: esasperato dalla minaccia, dall'ingiustizia, dall'impotenza sperimentata nei confronti dei propri compagni iscritti, e nonostante la grande solidarietà della gente della regione, Ratul Bora, uno dei rappresentanti sindacali, il 18 agosto scorso si è ammazzato.
E' un brutto non-gioco, quello della Hindustan Lever alla Doom Dooma Industrial Estate: lunedì 3 settembre ha riaperto i battenti dello stabilimento, confidando che l'esasperazione e le ristrettezze dei suoi dipendenti li riducessero a più miti consigli. Martedì, infatti, ha mandato il suo top management a spiegare loro come sottoscrivere l'apposito modulo con il quale dichiaravano di ritirare la propria adesione dalla Hindustan Lever Workers Union per scegliere, finalmente, la Hindustan Unilever Democratic Workers Union. Soltanto dopo aver firmato la richiesta sarebbe stato permesso loro di tornare al proprio posto.
Forse è solo una coincidenza, anzi, sicuramente lo è: è un fatto, però, che Hindustan Unilever ha annunciato di aver incassato il 29% in più nel secondo quarto dell'anno proprio pochi giorni dopo la serrata di Assam. Una costante di stile dell'impresa: il 16% di aumento di profitti registrato nel quarto precedente l'ha incoraggiata ad annunciare un taglio di 20mila posti di lavoro - l'11% della forza lavoro globale - entro i prossimi 4 anni, e principalmente in Europa. Il sequel del ‘doom' sta per arrivare sui nostri schermi, basta aspettare.
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