QUI A PARIGI INSIEME TRA DIVERSI
Monica Di Sisto – ROBA dell’Altro Mondo
Il senso più profondo che vorremmo dare a questa nostra presenza a Parigi è quella di provare insieme ad osservare ed agire il movimento nella sua prospettiva più ampia. Come ROBA, come Ctm, insieme alle altre organizzazioni, tra cui Rete Lilliput, coinvolte in Italia nelle diverse esperienze dell’economia solidale, siamo infatti abituati a pensare al movimento riferendoci a tutte quelle donne ed uomini, con un lavoro o disoccupati, con o senza terra, con o senza un alloggio e a volte senza proprio niente, che vogliono e cercano in questo momento di cambiare la loro vita quotidiana. Cercano, insomma, un modo per essere realmente “altermondialisti” e lo fanno a partire da loro stessi, dai propri bisogni, ma soprattutto aprendo e mettendo in discussione propri spazi e stili di vita.
[...]
A Genova, a Porto Alegre, a Firenze ed oggi anche a Parigi, le Economie solidali si sono offerte ed hanno offerto la loro esperienza come una pratica di movimento, in particolare in Italia questo è molto sentito e soprattutto dalle nostre organizzazioni qui rappresentate assieme ed è un po’ la nostra sfida.
E’ una sfida che passa attraverso i prodotti, ma che passa anche attraverso il comportamento di ciascuno di noi, attraverso una comunicazione relativa ai prodotti, ma anche relativa alle persone e ai volti delle donne degli uomini che li producono. E’ una sfida che ci coinvolge tutti a partire da ora e che non ha altre speranze se non quelle di contaminare il più possibile tutti i luoghi del movimento, della politica, dello stare insieme ed anche, e soprattutto, del nostro vivere quotidiano.
E’ un’opzione politica che passa attraverso gli oggetti di tutti giorni come un mestolo, come il caffè del Commercio equo, come la cioccolata solidale, ma anche attraverso tutte quelle scelte di non acquisto e di attenzione rispetto ai comportamenti sociali delle aziende alle quali le organizzazioni dell’Economia solidale in Italia stanno contribuendo, soprattutto dal punto di vista della comunicazione e del dialogo con le altre componenti dei movimenti sociali.
E’ una pratica dal basso molto contagiosa, che sostiene oggi oltre 5 milioni di piccoli produttori nel mondo ai quali il mercato ha negato cittadinanza e per i quali il libero mercato non è libero affatto; è una pratica che ha fatto sì che in Europa si passasse dal 36 per cento di consumatori che nel 1999 dichiaravano di essere attenti ai comportamenti delle aziende, e quindi alla loro responsabilità sociale, al 62 per cento rilevato nel 2001. E’, quindi, una pratica che contamina l’economia ordinaria, l’economia globale a partire dalla nostra vita quotidiana: una pratica assolutamente trasversale.
Perché parlo di pratica? Perché solo la condivisione di un “fare” che presuppone pensiero ci permette di mantenere una dimensione di dialogo rispettoso e di confronto con tutte le componenti e tra tutti gli attori sociali; perché proponendo una pratica si fa politica a partire dalle proprie scelte, e lo si può fare insieme.
[...]
A Cancun, promovendo una Fiera del Commercio Equo all’interno di quella zona rossa che voleva difendere i delegati dell’Organizzazione Mondiale del Commercio dalle critiche e dalle storie degli esclusi, l’economia solidale ha lanciato una sfida al mondo delle istituzioni, quella stessa sfida che quotidianamente rilancia attraverso l’apertura di nuovi mercati ai produttori, ma anche grazie alla difesa dei diritti, che porta avanti nel Sud come nel Nord del mondo. Una sfida di coerenza, di trasparenza, di promozione di un’idea di politica che ha come obiettivo la giustizia e il benessere globale, e non la difesa degli interessi di alcuni sulla pelle di tutti.
Per questo anche a Parigi poniamo con forza l’accento sui diritti, soprattutto noi che vediamo giorno dopo giorno le conseguenze sui produttori delle regole del commercio e della politica internazionali, e sentiamo forte il bisogno di ricominciare insieme a costruire spazi politici agibili, per fare pressione sulle istituzioni ma senza guardare necessariamente ai palazzi del potere come all’obiettivo unico della nostra azione politica. Vogliamo, a partire da noi, fare politica tessendo relazioni sociali, qui e oggi, tra gli studenti, i cittadini, tra tutte quelle donne e quegli uomini che vogliono cambiare questo mondo, guardando certamente alle istituzioni, ma con un occhio vertenziale e non subalterno.
Abbiamo deciso di essere oggi qui a Parigi perché crediamo che questo sia possibile e crediamo che sia possibile solo se saremo in tanti a volerlo, diversi tra loro, ma tutti insieme.
oppure allo 0033 6 20183154
Articoli correlati
«Il boom indiano? Un dramma pagato dai più deboli»
Parla Vandana Shiva, scienziata e attivista in lotta contro la globalizzazione liberista: «In India stiamo assistendo alla distruzione sistematica di ogni legge, ogni politica e ogni diritto. In nome del profitto»7 settembre 2006 - Vittore Luccio- La lotta mediatica è questione di sopravvivenza
Democratizzare la comunicazione
Caracas, Plenaria sui media: sottoscritto un manifesto per rompere l’egemonia dei grandi gruppi mediatici e lottare per la democratizzazione della comunicazione attraverso la valorizzazione dei media alternativi.28 gennaio 2006 - Alberto Chicayban e Fabio Della Pietra Per un mondo migliore
Affinché Porto Alegre non segni la partenza di un viaggio nel nulla.1 dicembre 2004 - Paolo Barnard- Commento da Parigi Forum Sociale Europeo 2003
Commercio equo : dal locale al globale
23 novembre 2003 - AssoBDM
Sociale.network