L'onda inarrestabile dell'acqua pubblica
«Forza Aprilia!» grida l'uomo in fascia tricolore. E si presenta ai cittadini del comitato apriliano, la città dove da più di due anni il 50% della popolazione non paga più le bollette dell'acqua, triplicate da quando la gestione è finita in mano alla società pubblico-privata Acqualatina: «Sono il sindaco di Rotonda, provincia di Potenza. Lottiamo contro l'Acquedotto lucano». Sono pacche sulle spalle e applausi reciproci: «Finalmente un vero sindaco, mica come il nostro!». Potrebbe sembrare una scampagnata a guardare le facce di quelli che ieri pomeriggio hanno camminato per le strade di Roma, con striscioni raramente raffinati e ricercati. Tutto fatto in casa. Uno era lungo non più di cinquanta centimetri e era retto da quattro orgogliose persone: «Comitato per l'acqua pubblica di Ferrara». E' questo il volto più autentico del movimento che ieri è sceso in piazza per la prima manifestazione nazionale in difesa del bene comune primario: l'acqua. I promotori - che hanno già dato una bella prova raccogliendo 400 mila firma per una legge di iniziativa popolare che renda di nuovi gli acquedotti pubblici - sprizzavano gioia. Non si aspettavano una tale riuscita: almeno trentamila persone, praticamente tutte arrivate in modo autorganizzato. Non perché le forze politiche non appoggino il movimento. Alla manifestazione ha partecipato persino il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, annunciando di aver inviato una circolare a tutti gli amministratori regionali e provinciali ricordando la recente moratoria di 12 mesi sulle privatizzazioni degli acquedotti appena approvata nel decreto fiscale. Rifondazione in gran spolvero, con il capogruppo alla camera Gennaro Migliore, il parlamentare europeo Roberto Musacchio e la viceministro degli Esteri Patrizia Sentinelli. Per non parlare della schiera di gonfaloni scelti come testa della manifestazione. Ma la sensazione era proprio quella che dovrebbe dare un movimento autonomo: i partiti ci sono, in appoggio. Il cuore della mobilitazione sta nel cuore dei territori. Persone di ogni età che si sono messe in testa di averla vinta: vogliono che il Comune o la Regione facciano marcia indietro e caccino via le società che gestiscono l'acqua. Quando va meglio, vogliono invece evitare a tutti i costi che ciò accada. «Più società, meno s.p.a.», recitava lo striscione di Attac.
Una fotografia del paese, intessuta di piccola Comuni - Fimodrone, Nocera Umbra, Castellammare - fino ai più grandi - Roma super-presente, e poi Firenze, Bergamo, Napoli, Siracusa - senza scordare la Sardegna e il suo striscione contro il prossimo G8. Una fotografia vivace - finalmente si sente cantare a un manifestazione nazionale - ma a tratti anche agghiacciante. Perché racconta un'emergenza nazionale che non buca il video. «Da noi la Rocchetta chiede una nuova concessione - racconta Sandro Vitale del comitato per la difesa del Rio Fergia (Umbria) - ma le fonti ormai sono a secco: noi tutti viviamo con l'acqua razionata. Sette o otto ore al giorno, e a volte è talmente poca che neanche serve per far andare i termosifoni». A volte ci si imbatte in drammi personali, come quello del signor Alfredo Proietti Ferretti di Norma - un altro piccolo Comune la cui acqua è gestita da Acqualatina - pensionato, che chiede di esporsi «in prima persona» per denunciare la persecuzione che subisce dalla società: gli devono 360 euro per una bolletta sbagliata e per le solite strane trafile risulta essere in debito di 95 euro. Per lui è inconcepibile. Altre volte si profilano futuri drammi nazionali, come in Campania dove di recente è stata tirata in ballo la Vesuviana Srl, formata da un cartello di società di cui alcune sono già in fallimento. Oppure ci si scontra con un film già visto, quello dell'arroganza del capitale che si pensava in soffitta a prendere polvere. Come a Firenze - città di centrosinistra, of course - dove i lavoratori della società Publiacqua denunciano di essere vessati, trasferiti continuamente a causa delle loro denunce contro una gestione che considerano scellerata: «Le bollette sono raddoppiate ma le analisi sanitarie sull'acqua sono dimezzate», denuncia ancora, e senza avere paura «finché il movimento è con noi» Luciano D'Antonio (per sostenerli www.acquabenecomune.org). Fino a arrivare oltre confine: con i kurdi che protestano contro le dighe che rischiano di distruggere la storica città di Hasankeyf, e con l'associazione «A sud», che lungo tutto il corteo ricorda i tanti posti nel mondo in cui l'Italia mette lo zampino nella privatizzazione dell'acqua. Ma la manifestazione di ieri, ricorda Marco Bersani della Campagna nazionale per l'acqua, è solo l'inizio di un nuovo ciclo: «Quello con cui lavoreremo, a partire dai territori, per far approvare la legge di iniziativa popolare. L'onda dell'acqua pubblica è partita, e nessuno la può più fermare».
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