Presidio contro le "morti bianche"
Riceviamo e - volentieri - pubblichiamo questo comunicato stampa del Centro Sociale Occupato Autogestito "Mezza Canaja" [per contatti mezzacanaja@yahoo.it] che, in uno dei massimi momenti di festa, vuole riportare l'attenzione sui veri problemi del Paese: le "morti bianche".
Al centro dello shopping natalizio, nel giorno della vigilia di natale, abbiamo deciso di mantenere alta l'attenzione su una tragedia italiana che miete vittime più della guerra: il lavoro. Quello che segue è il comunicato distribuito durante il presidio in Senigallia [AN] presso piazza Roma.
Di lavoro si muore... perché di precarietà si vive!
C’è voluta una vera e propria strage per ricordarci che nel nostro paese di lavoro si muore. Questi morti e questi feriti[1] sono operai, e non erano in guerra: stavano semplicemente svolgendo il loro lavoro per procurarsi da vivere per sé e le proprie famiglie.Guardando i dati scopriamo che, dall'aprile 2003 all'aprile 2007, i militari della coalizione deceduti in Iraq sono stati 3.520, mentre - in Italia - i morti sul lavoro sono stati 5.252. Un incidente ogni 15 lavoratori, un morto ogni 8.100, una media di 4 morti al giorno, cifre da guerra civile![2].
Sì, c’è voluta una strage per dare alle morti bianche quella “prima pagina” che generalmente è occupata dalla morbosità della cronaca nera o rosa. La vita dei lavoratori vale meno del loro prodotto e del costo di un’assunzione regolare e di un corso di formazione professionale.
Le imprese negli ultimi quindici anni hanno aumentato del 90% le loro entrate, i salari non sono aumentati più del 10%. Eppure, sentiamo costantemente parlare della centralità della famiglia anche se i lavoratori, sopratutto i più giovani ma non solo, stritolati dalla precarietà e dai bassi salari, sono impossibilitati a programmare la loro vita, trovare casa, vivere. Si parla della necessità di tutelare e di difendere la vita, salvo poi scordarsene quando il problema riguarda il profitto, la produzione, o il concepito. Si denuncia ovunque l’emergenza sicurezza, ma di che sicurezza si parla quando, per guadagnarsi da vivere, si rischia la vita?
Ora, politici ed industriali fanno a gara a chi è più dispiaciuto – la Thyssenkrupp nonostante abbia le mani sporche di sangue, ha anche la faccia tosta di portare corone di fiori ai funerali degli operai – ma sono loro i primi responsabili di questo stillicidio quotidiano. Loro, con il “pacchetto Treu” e la “legge 30”. Loro, che invocano ed ottengo quotidianamente più produttività, più competitività, più profitti (da tenersi ben stretti). Loro, che impongono sempre più flessibilità, precarietà, ritmi e orari lavorativi insostenibili; che affossano ogni tipo di contrattazione collettiva con lo scopo di isolare ed indebolire i lavoratori, rendendoli ricattabili sia sul salario, sia sulla stabilità del posto di lavoro.
Anche i vertici sindacali non sono esenti da responsabilità, perché accettando le logiche concertative si sono trasformati in soggetti di mediazione, utili al padronato per soffocare ogni forma di autonomia e di conflittualità operaia. Ed anche quando i metalmeccanici manifestano per il rinnovo del contratto, come è avvenuto questo martedì a Milano, la risposta sono i nasi rotti dalle manganellate della polizia.
Degli operai ce se ne accorge solo quando ne muore qualcuno, allora è scandalo, il giorno dopo ne parlano tutti poi ricade il silenzio.
Per questo, lunedì 24 dicembre 2007, abbiamo deciso di rispondere al grido lanciato dagli operai di Torino con un semplice sit-in, silenzioso, rispettoso del dolore, per dare il nostro contributo a far sì che quello che è successo, invece di essere dimenticato, possa risvegliare le coscienze.
Esprimiamo la nostra più sentita solidarietà a tutte le famiglie di quei lavoratori che ogni giorno muoiono per guadagnarsi di che vivere.
[1] Fonte: "Il sole 24 ore".
Allegati
Rapporto Eurispes sulle "morti bianche"
Eurispes681 Kb - Formato pdfRapporto Eurispes sulle "morti bianche", redatto su base dati Inail.Copyright © EurispesLicenza: CC Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0
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