Zanotelli a Banca Intesa "No a nuovi conflitti per il petrolio"

Rete Lilliput scrive a Corrado Passera, CEO di Banca Intesa: "Non finanziare
il contestato progetto di oleodotto Baku-Ceyhan in Azerbaigian, Georgia e Turchia"
31 dicembre 2003
Rete Lilliput e Campagna per la Riforma della Banca Mondiale

Roma, 18 dicembre - Alex Zanotelli promotore e animatore di Rete Lilliput ha
scritto oggi una lettera all'amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera,
per chiedergli di non approvare il finanziamento del controverso progetto Baku-Tbilisi
Cehyan (BTC). Il BTC, qualora completato, sarà il più lungo oleodotto al mondo (1.760 Km) e
collegherà il Mar Caspio con il Mar Mediterraneo, parte dall'Azerbaigian, attraversa la
Georgia per arrivare fino in Turchia. Elevatissimi i rischi ambientali e gli impatti
sociali soprattutto in Turchia, dove il progetto attraversa zone curde, nonché unico
il quadro legale che regola il progetto soltanto a vantaggio delle multinazionali, tra
cui l'italiana ENI, creando un pericoloso precedente per gli investimenti esteri
in mega-progetti infrastrutturali e petroliferi.

Zanotelli ha espresso la sua più profonda preoccupazione in merito ad un
progetto che rischia seriamente di acuire le tensioni internazionali in tutta l'area del
Caspio, passando nelle vicinanze od attraversando numerose aree già di conflitto,
quali ad esempio il Nagorno-Karabakh, il Dagestan, l'Abkhazia, l'Ossezia e la Cecenia ed il
Kurdistan turco, e possa essere foriero di nuovi conflitti militari sulle risorse
petrolifere. Forte è la preoccupazione di Zanotelli per il dispiegamento di forze di sicurezza
americane in Georgia in queste settimane e per le possibili violazioni dei diritti umani
ai danni delle comunità curde dal momento che la Gendarmeria turca, responsabile di
sistematiche violazioni negli ultimi quindici anni, è stata resa responsabile della
sicurezza del progetto in Turchia. "Oggi si stanno decidendo le nuove guerre per il
petrolio", ha dichiarato Padre Zanotelli. "Il ruolo della finanza dovrebbe essere di
servizio per la società a favore della promozione della sostenibilità ambientale e sociale e
dell'accesso al credito per i più poveri. Stanziare milioni di dollari per il BTC renderà
Banca Intesa soltanto responsabile di possibili nuovi conflitti per le risorse naturali e
di nuovi danni all'ambiente locale e globale".

Malgrado le dichiarazioni e le assicurazioni del consorzio BTC in merito
alle problematiche socio-ambientali legate alla realizzazione dell'oleodotto,
dettagliate analisi delle Ong internazionali dei documenti del progetto hanno
riscontrato che, anche nella sua progettazione, l'oleodotto è ben lontano dai criteri della best
practice internazionale in materia ambientale e sociale. Due missioni sul campo
condotte dalla Campagna per la riforma della Banca mondiale, tra le organizzazioni
promotrici delle Rete di Lilliput, lungo l'intero percorso dell'oleodotto hanno riscontrato delle
divergenze sostanziali tra quello che è stato riportato nei documenti relativi al
progetto e promesso alle comunità locali e la realtà dei fatti.

Zanotelli è convinto che Banca Intesa, come primo gruppo bancario italiano,
debba non solo assumersi le responsabilità dei finanziamenti concessi da un punto di vista
ambientale e sociale prima ancora che economico e finanziario, ma sia anche tenuta a dare
l'esempio agli altri gruppi bancari nel nostro paese, essendo Banca Intesa l'unica
banca italiana coinvolta nel finanziamento del progetto. Infatti, recentemente Capitalia e
San Paolo IMI hanno dichiarato di non essere coinvolte nel finanziamento del controverso
progetto. Recentemente Banca Intesa ha sponsorizzato l'iniziativa di solidarietà la
"Banca del Sorriso" in Italia. "In questi giorni di vigilia del santo Natale io
continuo a pensare ai volti senza sorriso dei bambini che vivono lungo il percorso dell'oleodotto
BTC, i quali motivi di sorridere non ne riceveranno da tale ingiusto progetto" ha dichiarato Zanotelli.

Ecco di seguito il testo integrale della lettera di Alex Zanotelli a Corrado
Passera, CEO
di Banca Intesa

Dott. Corrado Passera
Amministratore Delegato e CEO di Banca Intesa
Via Monte di Pietà, 8 - 20121 Milano

e per conoscenza:
Dott. Giovanni Bazoli
Presidente Banca Intesa

Oggetto: coinvolgimento di Banca Intesa nell'oleodotto BTC

Gentile Dott. Passera,

Le scrivo per manifestarLe la mia più profonda preoccupazione circa un
eventuale coinvolgimento del gruppo Banca Intesa nel finanziamento dell'oleodotto
Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC). Credo che il progetto rischi seriamente di acuire
le tensioni internazionali in tutta l'area del Caspio e possa essere foriero di nuovi
conflitti sulle risorse petrolifere, cosa di cui il tormentato ed unico mondo che abbiamo
non ha bisogno.
Lavorare per la pace, come modestamente il sottoscritto e tanti altri
milioni di persone comuni fanno nella vita di tutti i giorni, ci spinge a chiedere anche a Lei
un segnale personale concreto ed a rinunciare al finanziamento del progetto. Crediamo
che una tale decisione non passerà inosservata e sarebbe finalmente un segnale di impegno
e sensibilità da parte del settore bancario, così oscuro ai più e molto criticato proprio
negli ultimi mesi per le sue operazioni controverse e non a vantaggio dell'economia reale
e del vero benessere di tutti.

Malgrado le dichiarazioni e le assicurazioni del consorzio BTC in merito alle
problematiche socio-ambientali legate alla realizzazione dell'oleodotto, un'analisi più
approfondita rivela come in merito a tali questioni la condotta adottata sia stata
assolutamente insoddisfacente. Dettagliate analisi delle ONG internazionali dei documenti
del progetto hanno riscontrato che anche nella sua progettazione l'oleodotto è ben lontano
dai criteri della best practice internazionale in materia ambientale e sociale. Due missioni sul campo condotte da organizzazioni promotrici delle Rete di Lilliput lungo il percorso dell'oleodotto hanno riscontrato delle divergenze sostanziali tra quello che è stato riportato nei documenti relativi al progetto e quanto promesso alle comunità locali e la realtà dei fatti.

Come ammesso recentemente dall'autorevole Amnesty International, le promesse
che il progetto avrebbe creato posti di lavoro per la popolazione locale sono
totalmente infondate. Le conseguenze sociali potrebbero rivelarsi ancora peggiori,
espropriando la terra a 30.000 contadini che se la trasmettono da secoli senza essere in
possesso di un titolo di proprietà riconosciuto, e che non avrebbero quindi nessun
rimborso, o nel migliore dei casi un rimborso del tutto insufficiente per garantire la loro
stessa sopravvivenza. Così intere famiglie potrebbero essere costrette a migrare,
magari approdando in preda alla disperazione sulle nostre coste in maniera
illegale.

Inoltre, andando sul campo la società civile organizzata ha scoperto che:
- la maggior parte delle persone impattate non è stata significativamente
consultata in merito al progetto;
- i pagamenti delle compensazioni per i proprietari terrieri che sono stati
espropriati delle loro terre sono stati ben al di sotto dei costi dovuti;
- i sondaggi minimi sulle risorse ambientali e culturali sono stati quanto
meno affrettati: la maggioranza dei siti non è stata inventariata, e quelli che
sono stati visitati lo sono stati per un solo giorno.

E' di particolare preoccupazione il fatto che il Consorzio BTC non sia
assolutamente riuscito a considerare gli impatti del progetto sulle minoranze etniche. C'è
un cospicuo gruppo di minoranze etniche sul percorso dell'oleodotto, specialmente in
Georgia (per esempio armeni, greci, abkazi, russi e nativi dell'Ossezia) che saranno
negativamente impattati.
Non figura una sola volta la parola "curdo" nella valutazione di impatto
sociale del progetto.
Infatti, il Consorzio BTC si è rifiutato di applicare la Direttiva Operativa
4.20 della Banca Mondiale sulle popolazioni indigene, l'unica direttiva studiata
specificamente per salvaguardare gli interessi delle minoranze, nonostante il fatto che i curdi
rientrino in tutti i criteri di applicazione della Direttiva Operativa 4.20. La decisione
di non applicare questa normativa fa sì che i curdi e le altre minoranze etniche
siano così ingiustificatamente ed inutilmente vulnerabili.

Purtroppo le mie preoccupazioni non finiscono qui. Amnesty International ha
dichiarato che gli investimenti nel BTC probabilmente avranno un "effetto di diminuzione
della capacità di migliorare la situazione dei diritti umani in Turchia".
Le ricerche condotte dalla società civile organizzata sulla sezione turca
dell'oleodotto hanno mostrato che:
- potenzialmente il progetto infrange la legge turca sull'esproprio in
almeno due punti;
- il progetto è in parziale o totale violazione degli standard
internazionali in 171 punti, che secondo gli accordi del progetto sono richiesti dalla legge
turca;
- vi è una significativa incertezza legale intorno agli accordi del
progetto, e ci sono preoccupazioni riguardo a conflitti tra gli accordi stessi e gli impegni
della Turchia a livello internazionale in merito all'ambiente ed ai diritti umani.

Ma nel lungo periodo le conseguenze peggiori potrebbero però essere quelle
legali, visto che i contratti tra il consorzio e gli stati interessati - i cosiddetti Host
Government Agreements firmati dal consorzio BTC con i governi che ospitano il
progetto - sollevano le compagnie petrolifere da qualunque responsabilità legale. Questi accordi,
con valore superiore alle leggi nazionali, permettono al Consorzio BTC di rifiutarsi di
adeguare le normative sociali o ambientali nella zona dell'oleodotto ad ogni legge che i
paesi attraversati dovessero approvare nei prossimi 40 anni. Questi accordi
potrebbero addirittura violare le normative internazionali firmate dai paesi, ed
ostacolare l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea.
Sempre gli accordi tra il consorzio BTC e la Turchia danno la possibilità
alla Gendarmeria turca, una forza militare che si è macchiata delle peggiori atrocità a danno
delle minoranze curde negli ultimi 15 anni ed il cui scioglimento è stato
addirittura richiesto dal Consiglio d'Europa nel luglio 2002, di intervenire, tra l'altro, in caso
di "sabotaggio, vandalismo, disturbo civile, estorsione commerciale, etc.". La
vaghezza di una definizione come "disturbo civile" è fortemente preoccupante in
relazione alla situazione in cui versa attualmente la parte orientale del paese.

Più in generale, al di là dei rischi specifici, suscita forti preoccupazioni
il contesto politico e di ordine pubblico nei paesi che dovrebbero essere attraversati
dall'oleodotto. In una zona purtroppo già scossa da ben 7 conflitti etnici e da forti
instabilità politiche, come gli eventi delle ultime settimane nei tre paesi dimostrano,
la costruzione dell'oleodotto sotto queste condizioni potrebbe rappresentare un ulteriore
ed importante fattore di tensione, se non di conflitto militare.

Infine, sarebbe da chiedersi per chi si fa tutto questo e chi avrà alla fine
il nuovo petrolio del Caspio. Le ricordo che il petrolio trasportato dal BTC sarà
destinato soltanto all'export verso i mercati occidentali e passerà sotto la terra di
villaggi che oggi hanno bisogno di energia, specialmente nei freddi inverni del Caucaso.
Il petrolio ancora una volta è destinato soltanto all'opulente occidente ed una volta
bruciato contribuirà ad aumentare l'effetto serra, nonostante l'urgenza di porre un
freno al surriscaldamento del pianeta ed ai cambiamenti climatici.

Sono convinto che Banca Intesa, come primo gruppo bancario italiano, debba
non solo assumersi le responsabilità dei finanziamenti concessi da un punto di vista
ambientale e sociale prima ancora che economico e finanziario, ma sia anche tenuta a dare
l'esempio agli altri gruppi bancari nel nostro paese, essendo Banca Intesa, a mia
conoscenza, l'unica banca italiana coinvolta nel finanziamento del progetto. Oggi
finanziare il BTC per interessi economici a breve termine esporrebbe a critiche e ad un
elevato rischio di reputazione nel lungo periodo il gruppo bancario che Lei dirige, ignorando
che la finanza storicamente è nata con una funzione di servizio sociale che non può
continuare ad essere disconosciuta dalle stesse banche quando si parla di questioni cruciali per
la vita quali la sostenibilità ambientale e l'accesso al credito per i più poveri. Per
questo Le chiedo di non approvare prestiti o finanziamenti in alcuna forma per l'oleodotto
BTC.

Sono fiducioso che Lei condivida la mia profonda preoccupazione, e che Lei
voglia difendere un'etica degli affari, rifiutando un prestito a questo progetto
che è in aperto conflitto con le leggi nazionali e le best practice internazionali e
soprattutto potrà essere foriero di nuovi conflitti e nuove guerre. Recentemente Banca Intesa
ha sponsorizzato l'iniziativa di solidarietà la "Banca del Sorriso" in Italia.
In questi giorni di vigilia del santo Natale io continuo a pensare ai volti senza
sorriso dei bambini che vivono lungo il percorso dell'oleodotto BTC, i quali motivi di
sorridere non ne riceveranno da tale ingiusto progetto.

In attesa di una Sua cortese risposta, i miei più cordiali saluti ed auguri per un Natale
ed un 2004 di pace.

Alex Zanotelli

Note: Comunicato stampa congiunto Rete Lilliput e Campagna per la Riforma della
Banca Mondiale
Ufficio Stampa: Cristiano Lucchi 339/6675294 -
ufficiostampa@retelilliput.org
Coordinatore Campagna per la Riforma della Banca Mondiale: Antonio Tricarico
328/8485448

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