Hai una stampante laser? Attenzione al black carbon!
Quello che vi racconto è il frutto di una telefonata a un chimico. Gli chiedevo qualcosa di più sul black carbon, un inquinante ambientale. La discussione è finita su un dettaglio che non conoscevo: lui non ha comprato nessuna stampante laser perché le ritiene pericolose per i suoi bambini piccoli. Quindi niente stampanti laser nella stanza dei figli: emettono black carbon.
Sul black carbon si sta concentrando l'attenzione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Dovrà essere monitorato in maniera sistematica. L'attenzione è dovuta a studi epidemiologici che indicano l'insorgere di patologie cardiopolmonari e l'aumento della mortalità in correlazione alla presenza del black carbon. Ed in particolare è un collettore di diversi composti cancerogeni. Da lì la precauzione del chimico al quale telefonavo.
Spesso quando compriamo una stampante ci basiamo su criteri «pratici» che vanno dalle prestazioni («stampa un ottimo colore nero brillante»), ai costi («il costo copia è inferiore») e all'affidabilità («non si guasta mai»). Ma tralasciamo - ed è il caso dellastampante laser - l'aspetto forse più importante: l'impatto che può avere sulla nostra salute.
Se facciamo una ricerca sulle stampanti laser e il black carbon ci imbatteremo in siti tecnici aziendali che reclamizzano il black carbon ed evidenziano come esso consenta di ottenete qualità di stampa «superiori». E' incredibile come ci sia una simile dissociazione fra tecnica e salute, e la storia del black carbon è simile a quella dell'amianto, di cui si lodavano gli aspetti tecnici tralasciando completamente la questione della salute. Gli ingegneri, privi di conoscenze relative alla salute, sviluppano a volte ricerche assolutamente dissociate rispetto all'idea complessiva di «benessere» e perseguono solo finalità connesse all'idea di «prestazione».
Ma cosa è il black carbon? E' particolato carbonioso che ha un forte agente inquinante. E' un «collettore» di diversi composti cancerogeni. Il black carbon è una polvere nera risultato della combustione incompleta di una qualsiasi sostanza organica. La cosa che desta interrogativi non di poco conto è che nelle città vi può essere la stessa concentrazione di polveri sottili (il PM10) ma contemporaneamente può variare di molto il black carbon.
Il black carbon, correlato alle «nanopolveri», diventerà pertanto il vero indicatore della pericolosità delle polveri urbane. Il dott. Germano Bettoncelli è un esperto nel settore e spiega: «Provoca gravi conseguenze per il nostro sistema respiratorio, scatenando attacchi d’asma, allergie ed episodi di riacutizzazione della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)». La BPCO è caratterizzata da un’ostruzione cronica e non completamente reversibile delle vie aeree. Continuando, spiega: «Queste nanoparticelle sono emesse in particolare dagli scarichi dei veicoli e sono rilevabili solo vicino alla fonte inquinante, quindi nelle strade congestionate dal traffico, per poi diluirsi a una distanza di circa 200 metri». Ma l'azione del black carbon non termina diluendosi. Va ben oltre. Arriva fino ai ghiacciai. «Nei giorni più inquinati del periodo premonsonico la concentrazione di black carbon aumenta di oltre il 300% rispetto ai restanti giorni mentre l’ozono cresce di corca il 30%. Il black carbon è poi in grado di depositarsi sui ghiacciai riducendo la quantità di radiazione solare normalmente riflessa dai ghiacciai favorendone così la loro fusione».
Sono le parole di Paolo Bonasoni, ricercatore dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (ISAC) del CNR, che lavora nella stazione himalayana NCO-P posta a oltre 5 mila metri d'altezza.
In un mondo dove tutto è collegato, dalla nostra stampante allo scioglimento dei ghiacciai (passando per i nostri polmoni) è veramente assurdo che di tutto questo non se ne parli, che non ti avvertano prima di comprare le cose e che io lo venga a sapere telefonando a un chimico!
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