Jeremy Rifkin al Lussemburgo illustra la terza rivoluzione industriale
Non accade spesso che un pensatore visionario sia invitato a parlare in quelle aule sorde e grigie che sono i Consigli dei Ministri europei. L'ultima volta che io ricordi fu ad Essen il 10 giugno 2007 quando la Merkel invitò un certo Jeremy Rifkin per illustrare la terza Rivoluzione industriale ai ministri dell'Ambiente.
Eravamo freschi dal successo della Dichiarazione Scritta del Parlamento Europeo che introdusse la strategia del 20 20 20 e del pacchetto clima energia (fortemente voluta dalla Merkel) che disegnava un orizzonte sostenibile per l'Europa del 2020:
20% in meno di emissioni di gas climalteranti,
20% in più di efficienza energetica e
20% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020.
La battaglia per l'approvazione della Dichiarazione Scritta al Parlamento Europeo era stata durissima perchè la posta in gioco era molto alta. A quell'epoca la lobby del nucleare era scatenata per rifarsi una verginità che le permettesse di presentare la tecnologia nucleare come sicura pulita e umanitaria. Ebbene sì c'era anche la corrente di pensiero del "nucleare umanitario" che grosso modo diceva che siccome tutti i regimi fossili sono tirannici (Russia, Arabia Saudita, Iran, Irak, Venezuela, Libia etc etc) coloro che avevano a cuore i diritti umani dovevano perorare la causa nucleare perchè questa tecnologia permetteva di affrancarsi dalla schiavitù dei fossili e fare energia con fonti alternative, il che permetteva la massima libertà di critica dei regimi dittatoriali petroliferi. Che poi che l'uranio fosse anch'esso principalmente in mano ai russi e a regimi dittatoriali africani, era un
Nuclearista umanitaria - L'Europarlamentare finlandese Riitta Khorola
dettaglio che i fautori del nucleare umanitario preferivano ignorare... All'epoca la principale fautrice di questa visione del nucleare umanitario era una ambientalista finlandese, l'Europarlamentare Riitta Khorola che apparteneva al gruppo PPE che vedeva con orrore la prospettiva di finire sotto le zampe dell'orso russo per motivi energetici. Del resto il PPE era (ed è tuttora) infestato di nuclearisti (anche non umanitari), e dunque la bella Riitta era in buona compagnia. Ricordo chiaramente che mi scontrai con lei in più di una occasione nel corso della campagna per il 20 20 20 e la dichiarazione scritta sulla terza Rivoluzione Industriale, proprio sul fatto che passare dal petrolio all'uranio significava cambiare fonte energetica ma non padrone.
Chi invece non aveva nessuna simpatia per il nucleare era un'altra donna, che era da poco diventata cancelliera della Germania. Il suo nome era Angela Merkel.
Appena eletta, volle subito incontrare Rifkin, che aveva letto attentamente in quanto da laureata in fisica teorica, aveva familiarità con il concetto di Entropia (il primo grande lavoro di Jeremy Rifkin) e si rendeva conto che non esiste sistema energetico più entropico di quello basato sull'uranio portato a migliaia di gradi solo per far arrivare l'acqua di una turbina a 300 gradi (una follia termodinamica).
In vista dell'assunzione della presidenza dell'Unione Europea (primo semestre 2007) la Merkel e Rifkin lavorarono molto insieme, soprattutto in Germania per disinnescare le tendenze nucleari del partito della Cancelliera (e del paese) e per illustrare alla comunità scientifica e imprenditoriale tedesca i vantaggi della Terza Rivoluzione Industriale e dei suoi processi energetici a basso o nullo costo marginale (il sole non costa nulla, il petrolio, l'uranio il gas e il carbone invece costano moltissimo).
L'invito a parlare ai ministri Europei dell'ambiente a Essen fu la logica conclusione di una strategia che si era articolata durante tutto l'anno precedente sia in Germania che a Bruxelles appunto con la dichiarazione scritta sulla terza Rivoluzione Industriale che fissava l'obiettivo di una Europa post-carbon e post nuclear come il "prossimo grande obiettivo dell'integrazione europea dopo l'allargamento e la moneta unica". Rifkin aveva scritto pagine stupende al riguardo nel suo libro "IL SOGNO EUROPEO".
Va tenuto presente che quello fu un periodo magico in cui la destra della Mekel e la sinistra di Zapatero, divise su molte altre cose, erano invece unite e si riconoscevano entrambe nella necessità di dare all'esigenza di sostenibilità che saliva dall'opinione pubblica europea dell'epoca una risposta duratura e economicamente sensata, e cioè quella che Rifkin proponeva come Terza Rivoluzione Industriale. Zapatero aveva domandato a Rifkin di aiutarlo a redigere la la parte economica del suo programma di governo per la qual cosa Rifkin era spesso a Madrid come consigliere dell'allora popolarissimo leader della sinistra spagnola (stendiamo un velo pietoso su quello che sarebbe successo di li a pochi anni in Spagna). Insomma l'Europa andava a gonfie vele verso una sostenibilità non generica ma specifica e iscritta dentro le linee guida politiche della Dichiarazione Scritta del Parlamento Europeo sulla Terza Rivoluzione Industriale che parlava di modello energetico distribuito, rinnovabili al servizio dei cittadini e delle PMI, smart grid, idrogeno, trasporti a zero emissioni e costruzioni a energia positiva.
Si tratta esattamente del modello che nel 2014 comincerà ad essere praticamente realizzato nella regione francese del Nord Pas de Calais, (http://www.latroisiemerevolutionindustrielleennordpasdecalais.fr/) mentre nel resto d'Europa, anche a causa della crisi, le strategie legate al 20 20 20 e al Patto dei Sindaci subiscono uno sviluppo diseguale, e sostanzialmente una battuta d'arresto.
In alcuni paesi (i più avanzati) quali Germania, Austria, Svezia Danimarca Olanda) vanno velocemente. In altri (più arretrati) come Polonia, Grecia, Italia, Spagna, subiscono il sabotaggio dettato dalle lobby del petrolio e del nucleare, avvelenate contro la strategia del 20 20 20 da cui erano state escluse.
La Commissione Barroso 2 che avrebbe dovuto farsi rispettare in quanto organo esecutivo a guardia della legislazione comunitaria, si rivela debole e ininfluente, così le rinnovabili e le tecnologie della Terza Rivoluzione Industriale si sviluppano a macchia di leopardo.
In Italia, nel 2008 cade il governo Prodi, che con il Ministro Alfonso Pecoraro Scanio all'ambiente era riuscito a far partire la green economy secondo i canoni della Terza Rivoluzione Industriale (nonostante il sabotaggio dell'allora Ministro allo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani), e a creare le premesse per un impetuoso sviluppo occupazionale che stava dando una nuova prospettiva di vita e speranza a centinaia di migliaia di giovani italiani. Il successivo governo Berlusconi distrugge tutto il lavoro fatto da Pecoraro Scanio. Il Ministro Paolo -colpogrosso- Romani, rocambolescamente assurto dalla televisione pecoreccia alla guida del dicastero economico del governo Berlusconi, con un decreto tristemente famoso che porterà eternamente il suo nome nell'infamia (il famigerato decreto Romani), si prende la responsabilità di cambiare retroattivamente le regole del sistema di incentivi alle rinnovabili salvaguardando solo i grandi impianti dell'ENEL e dei grandi speculatori finanziari e stroncando il settore dei piccoli impianti familiari e aziendali, settore che stava crescendo a due cifre l'anno.
Il successo delle rinnovabili cominciava infatti a far tremare ginocchia e gomiti ai monopolisti fossili consapevoli di essere giganti dai piedi di argilla perchè indeboliti dai loro stessi altissimi costi marginali che li avrebbero in breve tempo resi non competitivi con le fonti energetiche di origine solare a costo marginale quasi zero.
Dopo Romani è stato tutto un infernale avvitamento a spirale verso il nucleare (provvidenzialmente stoppato dal referendum in epoca Fukushima) e verso i fossili, contrariamente alle direttive europee che indicavano invece un percorso virtuoso.
Si passa dall'accoppiata Prestigiacomo/Romani a quella Clini /Passera nel governo Monti, a Zanonato/Orlando nel governo Letta e infine Guidi e Galletti nel governo Renzi in cui si sublima la strategia assolutamente suicida del governo italiano, completamente antitetica alle direttive europee che mette in corsia preferenziale gli interventi fossili (inceneritori, carbone, gasdotti e trivellazioni) e opera un vero e proprio sabotaggio delle rinnovabili, con eccessi burocratici kafkiani, discutibili revisioni retroattive degli incentivi già concessi, deroghe ad aziendam (anzi ad familiam) delle normative ambientali cogenti in favore dei grandi inquinatori come l'ILVA del gruppo Riva a Taranto, tassazione della produzione e perfino dell'autoconsumo di energia rinnovabile e impedimento del libero mercato di energia rinnovabile (come invece avviene in Germania, dove il 50% dell'elettricità viene ormai da energia da fonti rinnovabili prodotta al 93% da cooperative di cittadini e PMI in rete fra di loro mentre i grandi monopoli energetici si accontentano del restante 7 % (questo è in realtà il vero "spread" fra Italia e Germania... ).
Ma mentre l'Italia annaspa sempre più nelle tenebre petrolifere di un governo guidato da un premier pseudo giovane che abusa ipocritamente del concetto di modernità mentre mantiene la testa pervicacemente rivolta al peggior passato fossile, in Europa si ritorna a parlare di crescita sostenibile con la Commissione Juncker (seppure fra mille difficoltà e contraddizioni, che sarebbe stupido negare), di economia circolare e di Unione Energetica. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce la conferenza che Rifkin tiene al Lussemburgo ai Ministri Europei dell'Energia sulla Energy Union per una riunione dedicata alle "nuove tecnologie energetiche come forza propulsive verso una crescita sostenibile e la creazione di impiego". (per maggiori informazioni sull'evento http://www.eu2015lu.eu/en/actualites/communiques/2015/09/22-info-energie/).
Certo il pacchetto dell'Energy Union presentato a luglio scorso lascia molto a desiderare, ma è perfettibile, e a questo fine riunioni come quella del Lussemburgo sono molto utili.
A questo proposito è bene ricordare che il discorso introduttivo che Jeremy Rifkin è chiamato a fare ai ministri europei non è generico ma è focalizzato sulla "illustrazione di una visione lungimirante sulla transizione dei mercati energetici verso un modello distribuito e collaborativo basato fondamentalmente sulle rinnovabili", come si può vedere dall'immagine sottostante estratta dal programma della riunione.
L'annuncio del tema trattato da Rifkin al Consiglio Europeo Energia del Lussemburgo
Per maggiori informazioni sull'Energy Union Package:
http://www.energypost.eu/highlights-energy-union-package-responses/
Per informazioni sulla partecipazione di Jeremy Rifkin alla riunione informale dei Ministri dell'Ambiente di Essen nel 2007:
http://www.foet.org/activities/FederalEnvironmentalMinistersEssen.htm
Sociale.network