La Reebok Spartan Race a Taranto
Reebok Spartan Race, molti ne sono usciti entusiasti. Persino una europarlamentare del M5S. Quello che è emerso da questa esperienza a Taranto è esattamente l'obiettivo emozionale che la Reebok Spartan Race voleva trasmettere: collaborazione, sforzo, impegno fino al superamento dei propri limiti.
E' definibile neuromarketing e fu studiato da Packard, l'autore del libro "I persuasori occulti".
Ho visto vari filmati "Be More Human" (la nuova campagna della Reebok) e tutto era chiaro: l'obiettivo emozionale della Reebok sostituisce la vendita delle scarpe.
Siamo entrati nell'epoca della pianificazione delle emozioni, della dipendenza dai grandi eventi salvifici e se vuoi essere felice devi pagarti la Spartan Race e se non hai soldi ti metti in coda per servire la macchina organizzativa. E se non applaudi non sei normale. Io ho provato a fare qualche osservazione critica - a scuola gli spartani non mi sono mai stati simpatici - e subito sono stato rimbrottato su Facebook da eminenti cultori della materia.
Oggi varie multinazionali progettano percorsi di autorealizzazione e di felicità. Quelli della Reebok volevano differenziarsi dalla Nike nella comunicazione del brand e ci sono riusciti. Hanno investito moltissimo in questo progetto di persuasione. La Reebok ha pagato fior di antropologi e di progettatori di percorsi emozionali per ottenere ciò che molti hanno descritto: una esperienza esaltante che rende felici e appagati. Mica voleva dare un calcio negli stinchi! La Reebok voleva gli elogi, e li ha ottenuti.
Un tempo erano le multinazionali che ringraziavano i clienti, oggi sono i clienti che ringraziano le multinazionali. Questa è la vera rivoluzione antropologica che la Reebok voleva provocare, e vi è riuscita. Chapeau!
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