OGM: il grande fallimento

In Argentina le colture sterilizzano i terreni, a Londra nessuno vuole più investire in ogm
9 maggio 2004
Gabriella Meroni

L'avventura sudamericana nel mondo delle colture transgeniche si sta
rapidamente trasformando in un vero e proprio incubo: il caso più eclatante è
l'Argentina, dove l'uso indiscriminato di erbicidi sta rapidamente distruggendo le
colture confinanti a quelle geneticamente modificate e comincia a farsi sentire
anche sulla salute della popolazione locale.

L'allarme è stato lanciato dal settimanale britannico New Scientist, che
in un lungo articolo nell'edizione di questa settimana descrive uno scenario
che assomiglia sempre di più a una piaga provocata dalle colture
transgeniche.
In Argentina, le prime colture geneticamente modificate (quelle di soia
resistente agli erbicidi) sono state piantate alla fine degli anni Novanta,
ma oggi - a distanza di circa 15 anni - i terreni utilizzati rischiano di
diventare inutilizzabili proprio a causa degli erbicidi.

Nel 2002, scrive il New Scientist, quasi la metà dei terreni fertili del
Paese, cioé 11,6 milioni di ettari, è stata usata per la coltivazione della
soia, quasi tutta transgenica. Per gli agricoltori argentini, dedicare i
terreni ad un solo tipo di coltivazione significa eliminare le erbacce in
un colpo solo con un singolo prodotto.
La realtà, però, è più complessa, come hanno imparato gli agricoltori
sudamericani.
Per eliminare i semi della stagione precedente, infatti, bisogna utilizzare
un erbicida diverso e se lo stesso campo viene usato per una determinata
coltura nell'arco di varie stagioni le erbacce resistenti all'erbicida
principale invadono il terreno.
Per questo, sottolinea la rivista, gli agricoltori sono costretti a far
fronte a questo problema con crescenti quantità di erbicidi, che
"distruggono le coltivazioni confinanti" e provocano "problemi alla salute della
popolazione".
Gli abitanti di un villaggio rurale confinante con una coltivazione
transgenica hanno riportato gonfiore agli occhi, sulle braccia e sulle gambe.
"Le coltivazioni di soia transgenica sono diventate un incubo per
l'Argentina - ha commentato oggi Ben Ayliffe, che si batte per la tutela dell'ambiente
sotto la bandiera di Greenpeace -. Nonostante le promesse, gli agricoltori
stanno usando crescenti quantità di erbicidi, avvelenando il terreno e
danneggiando la salute della popolazione".

Mentre gli agricoltori argentini cercano di correre ai ripari, nel Regno
Unito è precipitato il numero di società disposte ad investire in un settore
ritenuto ancora ad alto rischio. Quest'anno, infatti, tutte le aziende di
biotecnologia tranne una hanno rinunciato a sperimentare le colture
transgeniche.
Da un picco di 159 richieste di autorizzazione per realizzare queste prove
nella stagione 2000-2001, nel 2001-2002 si è passati a quota 140, nel
2002-2003 a 42 e nel 2003-2004 ad appena una.
Di fronte allo scetticismo dei consumatori e nonostante l'entusiasmo del
governo, hanno battuto in ritirata multinazionali come la Novartis, già
due anni fa, e poi la Aventis e la Bayer.

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