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Mi chiameranno Pace

Un lungo travaglio, di una gravidanza molto sofferta...
Sabrina Giarratana

La sola
e la più grande
delle rivoluzioni possibili
nella cupa storia degli uomini
non è quella dei loro ciechi governi
ma è nella maniera in cui questi infelici
sono accolti alla nascita
e sono stati
concepiti e cresciuti (Frederick Leboyer)

Primo giorno.
Oggi ho sentito per la prima volta il battito del cuore di mia madre.
E’ lento. Lentissimo. Sembra il cuore di una vecchia di miliardi di anni.

Quarta settimana.
Finalmente sento anche il mio. E’ incredibile. Va velocissimo,
non riesco quasi ad afferrarne le pause.

Ottava settimana.
Si sta bene qui. Sembra di essere davanti a un camino col fuoco acceso.
Vorrei addormentarmi, ma sento mia madre che legge una storia e mi lascio trasportare dalla sua voce. Non è una storia per dormire. Non è nemmeno una storia per ridere. E’ una storia per piangere. Incomincia così.

“Prima guerra mondiale: nove milioni di morti.”
Poi va avanti…

“Seconda guerra mondiale: cinquantacinque milioni di morti.”
“Guerra del Vietnam: due milioni e cinquantottomila morti.”
“Guerra del Golfo: trecentomila morti in guerra e diecimila per malattie contratte in guerra”.
“Guerra dei Balcani: ancora imprecisato il numero delle morti silenziose dell’uranio impoverito e dei mutilati dalle mine antiuomo”.
“Guerra in Iraq: almeno sedicimila ad oggi soltanto i morti civili.”

Mi è passato il sonno. Non so come finisce questa storia, ma la parola “fine” vorrei scriverla io.

Dodicesima settimana.
Mi chiameranno Pace. Lo so. E so anche quali colori avrò. Gli occhi saranno azzurri: per sognarci dentro. La pelle sarà nera: per catturare tutti i raggi del sole. Mentre i capelli, quelli saranno rossi fiammanti: per inferocire i Grandi Tori della Guerra.

Pace è un bel nome. Sarò felice se tutti mi chiameranno Pace.

Quattordicesima settimana.
Stanotte mia madre era agitata.
Le hanno tagliato gli alberi che le servono per respirare.
Le hanno scaricato in mare un veleno chiamato petrolio.
Le hanno fatto esplodere grandi montagne per costruire nuove fabbriche e banche.
L’ho sentita tremare tutta e mi sono preoccupato.

-Mamma, perché tremi?
-Perché ho paura.
- Ci sono io, qui con te.
- Ho paura che se continuo così non riuscirai nemmeno a nascere.
- Perché ?
- Forse non avrò il tempo di vederti in faccia. Forse muoio prima.
- No, mamma: mi vedrai. Ma dovrai soffrire ancora prima di vedermi.
- Ancora quanto?

Sedicesima settimana.
Ho visto un bambino dello Sri Lanka, un orfano del maremoto, che cammina insieme a migliaia di orfani del maremoto. Dove va? Ha perso tutto: papà, mamma, casa, cibo. E’ vivo, ma è come se fosse morto. Eppure va. La speranza è l’ultima a morire.

Ventesima settimana.
Oggi mia madre ha perso molto sangue. Non so neanch’io se sopravviveremo.

Ventiquattresima settimana.
Dobbiamo sopravvivere a tutti i costi, anche se sarà una gravidanza difficile.

Ventottesima settimana.
Ieri sera mia madre mi ha cantato una ninna nanna messicana. E’ la ninna nanna più dolce che io abbia mai sentito. L’ha cantata tre volte, poi ho continuato a cantarla io dentro di me tutta la notte…Tierra mi cuerpo, agua mi sangre, aire mi aliento y fuego mi espiritu…Tierra mi cuerpo, agua mi sangre, aire mi aliento y fuego mi espiritu…Tierra mi cuerpo, agua mi sangre, aire mi aliento y fuego mi espiritu…

Trentaduesima settimana.
Mi stanno preparando una coperta. Ogni donna ne prepara un quadratino. Bambine, signore e anziane: tutte insieme, per questa grande coperta di Pace. Hanno ricamato il mio nome in tante lingue: Peace, Frieden, Shalom, Paz, Vrede, Paix…

Trentaseiesima settimana.
Madre, prega per George Junior e per George Senior, e per tutti quelli che non sanno quello che fanno.

Quarantesima settimana.
Sono pronto. Mi aspetta un lungo viaggio d’amore e di sangue. Forse è una follia. Non so se ne usciremo vivi.

Quarantaduesima settimana.

- Eccomi, madre, finalmente posso abbracciarti.

Oh, mio amato
come mi hai battuta
tu mi lasci morta
non ne posso più
tutto mi fa male
sono rotta
ma ti amo
ancora di più
(F.Leboyer)

Vittoria amara
Amara vittoria
Amara come ogni vittoria
Perché pagata con tanto sangue
(F.Leboyer)

Note: Dedicato a Frederick Leboyer,
ostetrico e ginecologo della nascita
senza violenza.
Buona Pasqua a tutti.
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