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Cullati dalle note in un giorno che nasce

Lampi di follia nell'armonia di un'alba ...

Volare al di là dei pregiudizi, lasciarsi andare per volare verso l'utopia di un mondo più vero ed autentico ...
17 aprile 2005

Questa mattina mentre stavo scendendo in stazione, come al solito, mi sono fatto accompagnare dalla musica dei Nomadi. L'ultima canzone, prima dell'arrivo, è stata Sassofrasso. E' una canzone emozionante, stupenda nella sua semplicità. È una delle canzoni dell'album "La settima onda". Da pochissimo ci aveva lasciato(ma è veramente così?) Augusto Daolio, anima e colonna del gruppo. Il dolore era ancora fresco e moltissimi erano convinti che i Nomadi non sarebbero potuti andare avanti, che la loro storia di musica e passione finisse lì. Ma non fu così.
"La settima onda" ha saputo esprimere delle poesie in musica vibranti. Penso a "Un ricordo", a "Il musicista". E poi ancora "Le poesie di Enrico" ed, appunto, "Sassofrasso". Sono canzoni intime, personali, che coinvolgono profondamente la sfera personale. E, cullato da queste note, la mia mente ha cominciato a vagare ...

"Forse è il tuo rifiuto di entrare nella strada che ti ha fatto perdere la squadra ..."

Ma cosa penseranno di me? La gente giudicherà? Se giudicherà, cosa dirà? Ce la farò? E se sbaglio? E se va male?
Quante volte ci poniamo queste domande. Alle quali non sappiamo dare risposta. E ci fermiamo. Rimanendo poi con il rimpianto di un'occasione persa. Rimpianto che dopo un po' potrebbe svanire. Ma per far posto ad un altro. Madre Teresa nel suo Inno alla Vita diceva che "la vita è un'opportunità, coglila". Ogni occasione, ogni treno che non prenderemo al volo è persa. Non tornerà più. Non avremo occasione di recuperare. "Non abbiate paura" ci ripete Giovanni Paolo II. E allora non dobbiamo preoccuparci di andare controcorrente e della sconfitta, del risultato o del grande obiettivo. La felicità, l'immenso volo nel ciclo della vita è lì. Non dobbiamo aver paura di afferrarla. Se non ci crediamo nella vita, non potremo mai vivere.! Solo attraversandolo potremo superare il fiume ...

"Ma se sei privo di ogni squadra allora prendi la strada, che ti porta in alto, magari su in contrada"

Neanche fossimo un vocabolario viviamo di definizioni, di etichette. Qualunque cosa dobbiamo incasellarla, inquadrarla in schemi preconfezionati secondo precisi pregiudizi. Dobbiamo giudicare, osservare il mondo come se ne fossimo il centro, il custode di tutti i suoi significati. Quindi quello non ci piace, quell'altro è brutto, se mi piace questo quell'altro no, e così via. Ci arrocchiamo sulle nostre posizioni, vere e proprie ideologie quotidiane, e non ne usciamo più. Quando si è in viaggio troppi bagagli rendono tutto più difficile, impediscono di godersi il viaggio. Il cammino per essere sciolto deve essere leggero. Viaggiare è incontrare, aprirsi a quel che si incontra. Andare in un altro luogo e portarsi dietro il salotto di casa non ha senso, a quel punto conviene restarci a casa. Per andare in alta montagna non dobbiamo avere nulla di più di uno zaino. Da riempire per strada. Siamo conv! inti spesso di non aver bisogno degli altri, di bastare a noi stessi, di avere lo zaino già pieno. Facendo così ci precludiamo la possibilità di nuovi orizzonti, di aprirci a quel che incontriamo sulla strada. Ma con tutto questo peso arrivare in alto è impossibile. Inforcando al mondo i nostri occhiali, non potremo mai guardare oltre noi stessi. E' come leggere un solo libro e dire di aver letto tutto. E' arido e desolante! Leggevo qualche giorno fa su Azione Nonviolenta la recensione di un libro di qualche mese fa. "Parole per leggere luoghi". Gli autori vi raccontano una loro esperienza personale. Abbandonando le visioni personali limitate, i pregiudizi e i preconcetti, vanno alla ricerca del significato più profondo dei luoghi che li circondano. Piuttosto che imporre la loro visione, hanno scelto di aprirsi alla visione del mondo.
Per poter fare tutto questo però dobbiamo avere la voglia di farlo. Dobbiamo decider! e di uscire dalle nostre tribù ( come le definiva padre Ernesto Balducci ) per prendere senz'indugio la strada. Vagarvi per incontrare, aprirsi a chi si incontrerà. Essere privi di ogni squadra, sentirsi chiusi e limitati in un solo luogo, non è simbolo di debolezza, di vuoto del pensiero, ma voglia di imparare, apprendere, ascoltare e accogliere, aprirsi all'immensa ricchezza dell'altro. Chiusi in casa si rimane nella limitatezza di un nulla che crediamo tutto. Nomadi sulle strade si incontrano tanti compagni di viaggio, persone strepitose con cui condividere una avventura meravigliosa, e si conoscono tantissimi maestri di vita. Dobbiamo spiegare le vele per prendere il largo!

"L'importante è l'individuo, l'importante è la persona"

Siamo sempre abituati a giudicare le persone, a inquadrarle in categorie e scegliere. Ma facendo così commettiamo un doppio errore. Perché ci precludiamo la possibilità di aprirci a tantissimi, e le (poche) aperture che facciamo sono comunque limitate. Le sovrastrutture che costruiamo sono inutili e superficiali. Ma la ricchezza degli altri è nel profondo, nella radice dell'umanità che è unica. Il nostro cuore batte come quello di tutti gli altri, il nostro sangue scorre come il loro. Il Talmud, libro sacro dell'Ebraismo, afferma che ogni uomo è un unicum insostituibile. Ognuno di questi unicum è importante per la vita dell'universo, per la sua ricchezza. Quindi non importa se sei bianco, rosso o nero ( nel duplice significato dei tre colori ), se sei in una certa maniera o in un'altra. La ricchezza alla quale aprirsi è l'uomo, null'altro ...


In questi ultimi giorni, quando la mattina esco in strada, Madre Natura è stupenda. Sarà che per effetto del nuovo orario esco praticamente all'alba ma sento un brivido, una commozione incredibile. Il disco del sole, il dio Rawa lo chiamano gli indù, è di un rosso fiammeggiante. Trasmette una vitalità, un'energia immensa. E nel tragitto ferroviario i suoi riflessi sull'orizzonte disegnano sul pelo dell'acqua trame che nessun artista potrebbe eguagliare. Il mare, giocando con i riflessi dei raggi solari e nella sua fuga verso l'orizzonte, è di una bellezza mozzafiato. Lasciarmi cullare dalle onde, volare ( almeno con la mente ... ) tra i suoi flutti, è straordinario. E' una magia quotidiana, una magia che si ripete da sempre. Millenni fa i nostri progenitori, alle stesse ore, ammiravano lo stesso spettacolo organizzato dalla Natura. Spettacolo che si è ripetuto per tutte le generazioni fino! a noi. E si ripeterà ancora per tantissime generazioni. Ma chi l'ha detto che la magia non esiste? Che i maghi, i folletti e le fate sono solo invenzioni? Ma non le vedono all'opera? Sono lì ...

"Credi ancora nelle favole ..."
(Stringi i pugni, Nomadi)

"Un giorno, guidati da stelle sicure,
ci ritroveremo in qualche angolo di mondo lontano,
nei bassifondi, tra i musicisti e gli sbandati
o sui sentieri dove corrone le fate"

(Modena City Ramblers)

Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, ed io sarò per te unica al mondo." ... "sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano" ...
(Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe)

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