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Passaggi di Cristo

4 maggio 2006
Raffaele Ibba

Confesso questo mondo caotico, causale, chiuso e finito. Destinato, così ci dicono per quel che sappiamo ora, al freddo dell'entropia, alla fine di ogni energia.

Confesso la storia umana come il risultato necessario e inutile di forze casuali e causali, umane e non umane, dai santi di qualsiasi fede fino ai batteri, forze che si incrociano e si misurano sulla base delle loro disponibilità di energia e solo per la loro sopravvivenza.

Confesso che non so che cosa significhi, in termini di coerenza logica e di precisa esattezza di termini, che cosa significhi la parola "sopravvivenza", né ho trovato finora qualcuno che mi abbia aiutato a capirlo.

Confesso l’inutilità della maggior parte delle azioni umane agli scopi loro preposti, poiché l'eterogenesi dei fini è la destinazione certa di tutte le nostre intenzioni.

Confesso questa bellezza esistente, ogni giorno all'alba, ogni sera al tramonto, negli occhi allegri di Sebastiana, nella sguardo affamato d'amore e di cibo e di carezze (esattamente in quest'ordine) di Snoopy, la nostra cagnolina. La bellezza che esiste negli occhi dei miei studenti e delle mie studentesse ansiose di vita, nel canto degli uccelli che sento in primavera, nell'arrivo e nella partenza degli storni. Nei fiori e nelle querce. Nella violenza e nell’insinuante dolcezza del mare. Nei gesti del vento, che soffia dove vuole.

Confesso la violenza della malvagità umana, di cui sono parte integrante e consapevole, ma non rassegnata, mai rassegnata.

Confesso la poesia. Necessaria, nella sua completa inutilità.

Confesso la promessa di Cristo: "Quando due o tre di voi si riuniranno nel mio nome io sarò con loro".

Confesso la contraddizione tra Gesù Cristo, nato dalla fanciulla Maria della stirpe di Davide, figlio del Dio vivente e Dio vivente incarnato in uomo, e tutto quello che la ragione mi dice.

Confesso l'insanabilità di questa contraddizione.

Confesso la promessa di Cristo al buon ladrone "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".

Confesso l'inutilità imbarazzante di questa confessione, come la sua necessità in questa notte che, per me e ora, è divenuta un’aurora di canto.

Note: Scritto a Cagliari, in un momento indeterminato tra le ore 0 e le 2,00 del 10 gennaio 2006.

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