I pesi di S. Cristoforo
Accade a volte che ci si ritrovi a parlare, scrivere, riflettere di casi, incroci, corsi e ricorsi
storici. Scheggie impazzite di quell'indecifrabile puzzle che è la vita. Finisce un altro mese, altri
30 giorni in bilico tra realtà e sperare. La realtà di ieri e lo sperare del domani. Uno sperare
che si ripresenta sempre, una fiducia che non si vuol arrendere mai. Ignaro, o comunque indifferente, al
peso del tempo che scorre. Sovviene alla mente l'immagine di S. Cristoforo che regge il bambin
Gesù, straordinaria opera artistica presente a Firenze. Un peso apparentemente leggero, ma che si
carica sempre più nell'attraversare il fiume. Finché il carico non diventa insostenibile e si
corre il rischio di rimanere schiacciati.Il 3 luglio di ormai undici anni fa questo fardello ci
ha prematuramente strappato Alexander Langer(grande amante tra l'altro del quadro di S. Cristoforo).
Destini che s'intrecciano scrivevamo. E il destino ha voluto che proprio in quella data sia ricominciata
daccapo una personale incerta avventura. In quel giorno il check-point al confine tra la rinascita
e il limbo si ripresenterà ancora una volta. Il fardello si è appesantito ancora o improvvisamente
è retrocesso? Nell'attesa, nel limbo di queste domande, si incontrano pesi che schiacciano altri
S. Cristofori. Nell'11 anniversario(11, magico numero del calcio!) della dipartita di Alexander(
una insignificante manciata di giorni prima in realtà) Gianluca Pessotto, ex calciatore e ora
dirigente calcistico, si è lanciato nel vuoto del grigiore mattutino della città. E prepotentemente
si fa largo il male oscuro: la depressione. Gianluca dai modi fini, Gianluca lo specchio della
correttezza, Gianluca l'esempio per tutti. Umile, instancabile, tenace. Tratti che sembrano accomunarlo
ad Alexander ...
Cosa spinge chi ama la vita a ripudiarla? I cuori puri ad intossicarsi così? Il Talmud, lo straordinario
libro sacro della religione ebraica, afferma che sono pochi giusti ad ogni generazione a sorreggere
il peso del mondo, salvando così l'umanità. Può questo peso diventare insostenibile? Si può rimanere
schiacciati? Cosa fare? Fuggire forse? Ma come? E dove? Avrà forse ragione il cantore Cirano, "deve
esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto"?
Accade che ci si senta soli, che si rimanga soli. Estranei, lontani. Nel deserto. Manca l'acqua.
Pura, casta, genuina, vitale. Sgorgante da fonte vera e profonda. La sete arde, ti brucia dentro.
E' possibile dissetare le nostre vite? Svelenire i luoghi della convivenza umana?
Sollevare i pesi troppo in alto è impossibile, ma se si è troppo in basso si rischia di rimanere
schiacciati. Si guarda in alto ma la selezione schiaccia al ribasso ... e la sete arde sempre più ...
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