Buskashì. Viaggio dentro la Guerra.
- Gino Strada -
Ho appena terminato di leggere questo libro. Accoppiata felice con l'ultimo di Tiziano Terzani. L'ho praticamente divorato in un paio di giorni, non si può non terminarlo avendolo cominciato.
E' un diario. E' il diario di Gino Strada, ed alcuni suoi collaboratori, nel periodo compreso dai giorni immediatamente dopo l'11 settembre con l'attentato alle Torri gemelle a New York (anzi, dal 9 settembre, giorno dell'attentato al comandante Mossud, il Leone del Panchir) e il marzo dell'anno successivo, dopo la "liberazione" di Kabul da parte dell'Alleanza del Nord (e delle truppe speciali angloamericane).
E' il racconto, drammatico, tragico, ma alle volte anche ironico, del viaggio per rientrare in un Afghanistan completamente chiuso all'esterno (quasi due mesi prima di riuscire a tornarci, aspettando ai suo confini o cercando di entrare illegalmente), dei giorni passati nel Panchir (dove ha sede un altro ospedale di Emergency) in attesa di riuscire ad oltrepassare la linea del fronte per rientrare a Kabul, della riorganizzazione e la riapertura dell'ospedale di Kabul, chiuso da Emergency nel maggio dello stesso anno a causa di una intrusione armata da parte dei talebani con minacce allo staff, dei giorni di combattimento in città tra i talebani rimasti e l'Alleanza del Nord, dell'arrivo - nella Kabul liberata - dei giornalisti, delle Ong, dei diplomatici, dei militari stranieri.
Ma non è solo un racconto: è molto altro. E' una testimonianza diretta (come recita il retro di copertina) "dell'unico gruppo di occidentali presenti a Kabul nei giorni della sua liberazione".
E' una (contro)prova delle assurdità lette, viste e sentite attraverso i media tradizionali, giornali, radio e televisione, dalla "informazione di regime", tese solo a sostenere gli interessi di parte (qualunque parte!) tranne quella, forse la più importante, degli unici veramente coinvolti in questa (queste!) assurda guerra: le vittime. I morti, i feriti, i mutilati per sempre, spesso solo bambini incappati in una cluster-bomb (lo ricordo, di colore giallo, come gialli erano i pacchetti-provviste lanciati come "aiuti umanitari" dagli angloamericani) mentre erano in cerca di cibo, i prigionieri.
Già: questa è una cosa che non sapevo. L'impegno profuso da Emergency in favore dei diritti dei prigionieri, foss'anche solo il fatto (non da poco, in certe circostanze!) di poter registrare il loro nome e cognome e sapere che, almeno fisicamente, stanno bene e non hanno bisogno di cure mediche (dice Gino: il fatto che una organizzazione umanitaria riesca a schedare i nomi di queste persone, ne fanno appunto delle persone, non dei fantasmi. E' più difficile farle sparire nel nulla). E protagonista principale del lavoro con i prigionieri è la dottoressa Kate, stretta collaboratrice di Gino Strada da diversi anni.
Come recita la prima frase che ho scritto, interamente copiata dal libro, la guerra non ha colore, nè ideologia. E' guerra, e basta. E serve solo a chi ha interessi in essa, non certo alla popolazione civile, nè a grandi ideali quali pace, giustizia, verità, diritti. Anzi, la guerra è la negazione stessa di questi ideali.
E questa è un'altra parte di questo libro: le riflessioni di Gino sulla politica, sulla comunità internazionale, l'Onu, le Ong, i governi, il sistema scolastico. Riflessioni a tutto tondo, dove il nero è nero ed il bianco è bianco, quando invece, oggigiorno, tutto sembra essere così confuso, a tinte fosche di grigio, dove quello che oggi è nero domani è bianco e guai ad affermare il contrario! (si è stati fraintesi, la colpa è dei giornalisti, le condizioni allora erano diverse, certi principi oggi non sono più attuali ... ).
Ma la parte che più mi ha colpito, e che mi fa sentire Gino "uno di noi", è l'uomo: i pensieri, i dubbi, la paura, la rabbia, ma anche la tristezza, la gioia, la felicità, l'umorismo (come quando racconta dell'arrivo di Vauro in Afghanistan e della sua imprecazione "maremma maiala!" che lo annuncia in strada, oppure quando si rinchiudono nel reparto di pediatria dell'ospedale di Kabul, con i disegni di Vauro alle pareti, e pensa "se saremo colpiti, potrò sempre dire che i disegni di Vauro portano sfiga!" - e vedendo Vauro in tv, non faccio fatica ad immaginarmelo ;)).
E' un uomo, un uomo che ha fatto una precisa scelta di campo, avendo il coraggio di rifiutare sovvenzioni economiche governative, o di partecipare ai progetti ONU, anzi! criticando apertamente le cosiddette "guerre umanitarie" - ed i capitoli dedicati a queste riflessioni sono quanto di più ardito si possa trovare nel libro (detto poi da uno come me, che ha anche partecipato ad uno di questi progetti, è tutto dire ...) - e tutti gli interessi, politici ed economici, che ci sono dietro.
Ma è anche un libro di speranza, e Gino la fa vedere bene quando racconta questo episodio:
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La sera ricevo una telefonata da Ketty:
"Gino, ti ho appena inoltrato una email; non ti dico niente, leggila."
[...]
La email che Marco mi scarica commuove anche noi:
"Sabato è nata la mia seconda figlia. Dalle liste pubblicate sul sito di Emergency, ho scelto uno dei nomi che le attribuiremo. Si tratta di Fahima Gul Ahmad, 5 anni, deceduta il 28 ottobre a Kalai Khater. Mia figlia si chiamerà Lucia, Maria, Fahima. Spero che ci aiuti a conservare memoria delle nostre bombe. Grazie, ciao. Stefano A."
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Perchè se perdiamo anche la speranza, davvero non ci resta poi molto per cui vale la pena tentarci.
Grazie, Gino.
Ps: allegato al libro, su precisa richiesta di Gino all'editore, troverete la versione integrale della Carta dei diritti dell'Uomo; credo che una scelta migliore non potesse essere fatta.
Buskashì - Viaggio dentro la guerra
2002, Feltrinelli Editore
EUR 12
http://www.lafeltrinelli.it/Feltrinelli/FL_Prodotto/1,1302,1833936,00.html
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