Un caffè a Kathmandu
Un caffè a Kathmandu
Ed. Progetto Cultura 2003
Euro 12
Un bambino si lava il corpo lurido e incrostato da mesi di sporco, con una spumeggiante schiuma di sapone candida come la neve, che trova la sua dimora eterna sulle cime himalayane. E lo fa sorridendomi, solo per aggiudicarsi uno scatto fotografico. Questa immagine è una delle più significative che mi sono portata a casa dal Nepal. Essa racchiude la volontà di emergere da quel mondo, di trovare la propria unicità rispetto agli altri, di essere tanto speciale da meritarsi l'attenzione di un obiettivo; ma anche il gesto simbolico di una rigenerazione nell'atto di togliersi di dosso una vita di stenti. Un desiderio che mi piacerebbe, anche con poco, contribuire a esaudire...
In Nepal ci andai (nel 1998) per aiutare a recuperare i bambini di strada nei panni di una karateka, sotto l’egida di Apeiron, un’organizzazione di volontariato che opera a favore degli elementi più deboli della società di questa terra orientale. Uno dei miei compiti, a parte l'osservare e vivere l'esperienza di un nuovo mondo, fu anche quello di radunare i bambini nei campi a Pokhara, dove poi impartii qualche lezioncina di karate-giocato.
Non ero una turista, ma non ero neppure una vera e propria volontaria. Ero una spettatrice attiva, che si trovò a dialogare senza parole con bambini di un mondo sconosciuto interagendo attraverso il karate portato come disciplina-gioco. Un’esperienza decisamente incredibile che divenne poi la base ispiratrice del mio libro: Un caffè a Kathmandu.
Un caffè a Kathmandu è soprattutto un romanzo denuncia, ma anche un giallo/rosa. Ho cercato, infatti, di non scrivere un libro “retorico” o pesante, come spesso capita quando si trattano simili temi, annoiando i lettori e non raggiungendo l’obiettivo volto alla sensibilizzazione su questi argomenti. Da qui è nata una storia a tratti ambigua, in altri momenti d’azione, con risvolti sentimentali, arricchita anche di sorprese e ribaltamenti, ma facendo scorrere gli avvenimenti su uno sfondo molto reale, che è rappresentato appunto dalle ambientazioni, dal modo di vivere, dalla cultura e da tanto altro: un insieme di aspetti che descrivono questo popolo lontano dalle nostre abitudini, e la terra da loro abitata.
La trama? Subito detto: una giovane donna, la fotografa ticinese Micky Levante, sempre sulla difensiva e disillusa dall'amore a prima vista, incontra due compagni di viaggio come Carlos, l'affascinante cameraman tenebroso e taciturno di origini spagnole, e il giornalista estroverso e fin troppo burlone Franck. Insieme partono per lavoro per il Nepal, dove si trovano ad affrontare turisti imbevuti di culti new age taroccati, misteri di scambi sospetti e indagini dei servizi segreti... in un grande marasma di eventi e situazioni a sorpresa, tra emozioni personali e colpi di scena. Il resto è da scoprire...
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