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Giorgio Perlasca

Fiction televisiva Rai1 in occasione del "Giorno della Memoria"
31 marzo 2003
Loris D'Emilio

In occasione del Giorno della Memoria, Rai1 ha ritrasmesso Giorgio Perlasca, per la regia di Alberto Negrin, realizzato da Carlo degli Esposti in coproduzione Rai Fiction, France 2 e Focus Film.

La storia è una storia vera, ed il film, sceneggiato da Petraglia e Rulli con la collaborazione di Deaglio - autore del libro "La banalità del bene" - è tratto dal libro di Deaglio stesso e da "L'impositore", le memorie dello stesso Perlasca; Perlasca che, oltretutto, compare alla fine del film nello spezzone di una intervista rilasciata nei primi anni '90 a Mixer Rai2 di Minoli, quando si era venuti ormai a conoscenza della sua storia, per lasciare questo commento: "ho voluto raccontare questa storia ai giovani, perchè così sappiano, conoscano quello che è successo, in modo da potersi opporre, combattere, se dovesse capitare di nuovo". Un pezzo di memoria storica, vissuta sulla propria pelle, un insegnamento da non dimenticare. Mai.
(Perlasca è morto nel 1992, alla sceneggiatura del film hanno partecipato la vedova ed il figlio).

Ma la cosa più significativa è quello che, a mio avviso, ha insegnato *dopo* i terribili fatti del '44, ovvero l'umiltà; Perlasca non ha mai raccontato a nessuno, nemmeno alla sua famiglia, quello che era successo a Budapest, ha sempre vissuto una vita modesta, ritirata, da "uomo qualunque". Sono state, solo sul finire degli anni '80, alcune donne ebree ungheresi (bambine, all'epoca dei fatti), a rintracciarlo per ringraziarlo di aver salvato loro la vita.
(Più volte, nel film, a Zingaretti-Perlasca viene rivolta la domanda "perchè lo fai?", e le risposte sono di una semplicità strabiliante: "sono qui, che altro dovrei fare?", "io penso che se si è in grado di fare una cosa, quella cosa vada fatta"). Perlasca decide allora di dedicare gli ultimi anni della sua vita alla memoria, accettando di andare nelle scuole a raccontare la sua storia. Arriveranno quindi anche i riconoscimenti internazionali tra cui, il più importante, quello israeliano di "Giusto tra i Giusti".
(Il film termina con la voce narrante di una bambina, Lilith, che dice - cito a memoria: "Mio padre mi racconta che nel mondo esistono il Bene e il Male; spesso vince il Bene, a volte vince il Male. Ma in ogni momento della Storia del Mondo esistono trentasei Giusti: nessuno sa chi sono, nemmeno loro stessi. E' per loro che Dio non distrugge il mondo, perchè essi compiono delle azioni buone che li rende graditi a Dio, salvando così l'umanità intera. Io penso che Giorgio Perlasca fosse uno di loro").

LA STORIA
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Giorgio Perlasca è un italiano che lavora a Budapest come diplomatico nei paesi dell'est incaricato di acquistare carni per l'esercito. Con un passato di fervente fascista (partito volontario per la guerra in Abissinia ed in Spagna), lascia però il partito quando questo si allea con la Germania prima ed emette le leggi razziali poco dopo. Fedele al Re, dopo l'armistizio dell'8 settembre non aderisce alla Repubblica di Salò e per questo sarà incarcerato per alcuni mesi; mentre si trova in città per una visita medica cerca di fuggire ma, scoperto, riesce a nascondersi nel consolato spagnolo.
Nel frattempo i tedeschi prendono il potere in Ungheria ed affidano alle Croci Felciate (i nazisti ungheresi) il rastrellamento degli ebrei. Approfittando di una lettera di presentazione firmata dal generalissimo Franco per i servigi resi alla Spagna durante la guerra civile, Perlasca si fa prima rilasciare un passaporto spagnolo, poi si fa dare un incarico di funzionario dell'ambasciata spagnola. Con questi, insieme al consulente legale dell'ambasciata, inizia a nascondere gli ebrei in alcune "case protette", ovvero sotto la tutela giuridica di nazioni non belligeranti (Spagna, Svezia, Portogallo, Svizzera, Città del Vaticano).

Ma gli eventi precipitano: per non riconoscere di fatto il nuovo governo filonazista ungherese, i Paesi neutrali, tra cui la Spagna, decidono di ritirare i propri diplomatici da Budapest e chiudere le ambasciate; saputo questo, le croci felciate fanno irruzione nelle case protette e arrestano tutti gli ebrei presenti.
E qui, l'invenzione di Perlasca: spacciandosi per uno spagnolo, Jorge Perlasca, decide di diventare console di Spagna e mantenere, praticamente da solo, aperta l'ambasciata spagnola. Insieme al sempre presente avvocato consulente legale, studiano un piano: in base ad una vecchia legge promossa nel 1924 da Miguel Primo de Rivera che riconosceva la cittadinanza spagnola a tutti gli ebrei di ascendenza sefardita (di antica origine spagnola, cacciati alcune centinaia di anni addietro dalla Regina Isabella la Cattolica) sparsi nel mondo, rilascia salvacondotti spagnoli che pone chi ne è in possesso sotto la tutela giuridica della Spagna. In questo modo riuscirà a salvare oltre cinquemila ebrei ungheresi e, trattando con il capo del governo ungherese, finanche la distruzione del ghetto ebraico in città.

Alla fine Budapest cadrà in mano ai russi; i funzionari spagnoli rimasti insieme a Perlasca (Madame Tournè, interpretata da una grande Lojodice, ed il figlio) sono costretti a fuggire, in quanto cittadini di un paese fascista, e lo stesso Perlasca sarà fatto prima prigioniero (in quanto italiano) quindi rilasciato; dopo un viaggio attraverso i Balcani e la Turchia, riuscirà a tornare in Italia.

GLI ATTORI
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Tutti strepitosi, con Luca Zingaretti (che ho da poco conosciuto grazie al più famoso commissario Montalbano), una spanna sopra gli altri. Bravissimo, con quella sua inconfondibile mimica facciale e la capacità di "cambiare umore" in meno di un nanosecondo.
Stupenda poi Amanda Sandrelli, nella parte di una ebrea madre di una bambina - Lilith, appunto - il cui marito è scomparso ed è quindi restia a lasciare Budapest per timore di non rivederlo più.
Ma bravissimi anche Lavia (Daniel, un altro ebreo ungherese, che sarà però ucciso nell'ultimo assaldo delle croci felciate alle case protette, mentre fa scappare la figlia ed il suo ragazzo) e Matilde May, nella parte di una bellissima contessa che ha sempre aiutato Perlasca, coprendolo nelle sue bugie e dandogli informazioni utili, finchè non si ritrova anche lei nel ghetto, avendo i nazisti scoperto le sue origini ebree.
Meravigliosamente odioso :) poi Alvaro Gradella, nella parte del tenente Szarka, delle croci felciate, il più convinto filonazista tra gli ungheresi, con una rabbia ed una ferocia nei confronti degli ebrei da far rabbrividire.
Ma tutti, davvero tutti molto bravi, in parti che non sono affatto facili né scontate: come si fa a raccontare, a fingere di vivere sulla propria pelle!, le atrocità commesse in quegli anni?

Il COMMENTO
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Sono rimasto letteralmente senza parole; la storia ha dell'incredibile, quasi assurda ed inverosimile (sempre Zingaretti-Perlasca dirà in un momento del film al legale dell'ambasciata: "io invece, quando tornerò a casa, non racconterò a nessuno questa storia"), se non ci fossero le testimonianze di decine di persone, ed i riconoscimenti nazionali ed internazionali ad attestarlo.
E' difficile, per me, riuscire a scindere le emozioni date dalla storia in sé, su cui già da sola ci sarebbe tanto da dire!, e da come è stata espressa nel film. Quando penso a Giorgio Perlasca mi viene in mente il volto di Luca Zingaretti, ma poi subito subentra l'immagine di un anziano dolce, calmo, tranquillo, il vero Giorgio Perlasca nell'intervista di Minoli... e tutto si fa ancora più confuso.

Cosa spinge un uomo a rivedere le sue scelte? (ricordo, Perlasca era un fascista e non ha mai - almeno così capisco dal film e dal sito internet - rinnegato il suo passato). Cosa lo induce a mettere a rischio la sua stessa vita per quelle di persone che nemmeno conosce? Ma soprattutto (e questa è la cosa che mi stupisce di più), perché la scelta del silenzio, fin quando non è stato "scoperto" da chi aveva salvato?

In tutto il film, e sempre da quello che son riuscito a rintracciare su internet, non si parla mai di alti valori morali, religiosi, ideali politici o quant'altro: semplicemente, perchè era giusto così. Perlasca non ha mai tollerato il razzismo, ovvero una discriminazione tra uomini basata unicamente su una (presunta) diversità - sia essa fisica, biologica, etnica, ed inorridiva all'idea di persone, gente comune, anziani, donne, bambini!, uccise *solo* perchè ebree (esemplare, ad es., il dialogo tra Magda-Sandrelli ed un ungherese a cui era stata affidata la casa espropriata alla famiglia ebrea: "signora, questa ora è casa mia. Lei non può entrare, lo sa cosa mi fanno se vengono a sapere che ho fatto entrare una ebrea? mi uccidono! e per cosa? io non ho fatto niente", "Neanche noi ebrei abbiamo fatto niente! e a lei sembra giusto tutto questo?").

Perlasca si è trovato quasi per caso in quelle situazioni, ed in più di una occasione ha avuto la possibilità di scegliere diversamente: quando si nasconde nell'ospedale ed aiuta Magda e la figlia a scappare, quando ottiene prima il passaporto spagnolo e poi, dall'ambasciatore fuggito in Austria, il salvacondotto per uscire dall'Ungheria (bellissimo il dialogo tra Zingaretti-Perlasca, che cerca di autoconvincersi di aver fatto tutto il possibile, e l'avvocato legale dell'ambasciata), quando si trova in stazione ... eppure, ogni volta sceglie di restare, ogni volta si getta nella mischia per cercare di salvare quante più persone possibili, ed ogni volta il suo unico rammarico è di non averne salvati abbastanza.

Credo sia questa la cosa che più mi ha affascinato di quest'uomo: avere al tempo stesso una immensa passione nel seguire un ideale (come il fascismo), ma anche il grande coraggio di metterlo in discussione in nome di valori più grandi, come la giustizia, o - oserei dire - sovranaturali, come la vita.

IL CAST
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Giorgio Perlasca Luca Zingaretti
Magda Amanda Sandrelli
Sandor Marco Bonini
Adam Franco Castellano
Anna Elena Arvigo
Contessa Eleonora Matilda May
Farkas Jerome Anger
Jakob Erland Josephson
Eva Christiane Filangieri
Daniel Lorenzo Lavia
Mme Tournè Giuliana Lojodice
Prof. Balasz Jean-Francois Garreaud
Rabbino Deszo Garas
Tenente Szarka Alvaro Gradella

Note: Sito web:
http://www.giorgioperlasca.it
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