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Scendo in campus (fronte interno)

Finché c'è guerra c'è speranza, titolava un vecchio film di Alberto Sordi, ma se non c'è vita non c'è speranza
Giacomo Alessandroni18 aprile 2007

Finché c'è guerra c'è speranza, titolava un vecchio film di Alberto Sordi... Il 23 ottobre 2005 in Brasile si è svolto il primo referendum nella storia di quell'immenso paese: la popolazione tutta è stata chiamata a decidere se voleva proibire o meno il commercio delle armi da fuoco.
È la prima volta nella storia, per quanto ne sappiamo, che si chiede a un popolo intero di pronunciarsi per farla finita col mercato degli strumenti di morte, per farla finita con le armi, per farla finita con le uccisioni, per salvare le vite di tutti.
È un referendum che riguarda l'umanità intera. È finalmente un passo concreto nella direzione giusta.
C'è stata un'immensa azione internazionale di sostegno verso le sorelle e i fratelli brasiliani impegnati nella campagna affinché il 23 ottobre potesse vincere il sì alla vita e alla dignità umana, il sì alla fine del commercio delle armi.

Non è bastato.

E dunque hanno vinto i no. Ha vinto la propaganda armata, ha vinto la cultura del nemico, ha vinto la rassegnazione, l'idea che sia impossibile vivere senza uccidere. In tutti gli stati del Brasile i sì sono stati battuti. Ma con grosse differenze geografiche. Guarda caso nel Nordest, uno degli stati più poveri del Paese dove Ermanno Allegri ha guidato la mobilitazione, i no hanno superato i sì di pochissimo (57%), mentre nelle zone del sud hanno dilagato, con picchi del 30 per cento e più.

Il potere economico che sostiene il commercio delle armi si è innestato col potere mediatico provocando una combinazione esplosiva che ha fatto la differenza. A fronte di una debolezza "culturale" da parte del movimento per la pace - incapace di sostenere con rigore le ragioni di una scelta di civiltà - si è sviluppato un agguerrito movimento di opinione sulla necessità di fare leva sulle armi per la difesa personale, che ha mobilitato bassi istinti, paure e preoccupazioni presenti in una terra dove la violenza è uno dei problemi più grandi e drammatici. "Il disarmo in Brasile è una farsa" dicevano i fautori del no mostrando striscioni e cartelli in cui indicavano al popolo come votare. "Una farsa" perché non avere un'arma sotto il cuscino significa darla vinta ai mascalzoni, ai ladri, agli assalitori, ai violenti...

In questo clima di rassegnazione e di paura si è svolto un referendum storico con 120 milioni di brasiliani alle urne.
La campagna per il disarmo fortemente voluta dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva aveva tolto già 500.000 armi dal paese e il referendum avrebbe sancito per legge la fine di un commercio assassino, dal quale si sprigiona una violenza impressionante.
Le statistiche parlano chiaro. Solo nel 2004 38.000 persone sono state uccise da armi da fuoco: una persona ogni 15 minuti; nella folla dei feriti da colpi d'arma da fuoco i ragazzi fra i 12 e i 18 anni sono il 61%.

* * *

Anche in Italia stiamo facendo enormi progressi. Si è appena conclusa la "Fiera internazionale delle armi sportive, security e outdoor", l'edizione di Exa 2007 - svoltasi a Brescia dal 14-17 aprile - è stata un vero e proprio supermercato delle armi leggere, da cui si è potuti uscire con la borsa della spesa piena di pistole, fucili e munizioni. Questa una delle novità più rilevanti di Exa 2007: l'Area shop, un'apposita area (nel padiglione n. 2) "nella quale - recitavano i depliant - sarà possibile fare acquisti nei giorni di svolgimento dell'evento, nel rispetto, naturalmente, delle normative di legge previste per questo particolare settore".

Ma non è stata questa l'unica sorpresa: "Una fondamentale innovazione dell'edizione 2007 di Exa - si leggeva nel programma - sarà l'apertura di un'area denominata D-Fence, una serie di stand, chiusi in una sorta di mini-padiglione (con ingresso riservato solo agli operatori accreditati, nda), dedicati a tutti gli strumenti e le attrezzature normalmente utilizzati dalle forze dell'ordine ed in dotazione ai corpi istituzionali italiani ed esteri".

Un notevole salto di qualità per la fiera delle armi leggere di Brescia - provincia leader mondiale nella fabbricazione delle armi leggere grazie alle aziende Beretta - che, se in passato si era distinta per aver esposto armi da guerra mascherate da armi sportive o per aver consentito l'ingresso anche ai bambini accompagnati dai genitori, quest'anno ha aperto il bazar delle pistole e dedicato un intero padiglione alle attrezzature in dotazione e a polizie ed eserciti di tutto il mondo: in pratica, armi da guerra.

* * *

Gli Stati Uniti d'America? Fondamentalmente nulla di diverso, fatta eccezione per una più intensa pressione delle lobby del mercato delle armi. Semplicemente è più facile procurarsi armi.

Se un ladro entra in casa mia io mi spavento. Se un ladro entra in una abitazione statunitense deve mettere in conto che rischia la vita. Se questo è sufficiente a giustificare le stragi che ogni tanto si verificano - questa in Virginia non è la prima e, purtroppo, non sarà nemmeno l'ultima - allora il quarantatreesimo presidente degli Stati Uniti d'America George Walker Bush ha fatto la scelta giusta.

Vorrei concludere ricordando quel che diceva un grande poeta del novecento:

Né vale più dire guerra di offesa
guerra di difesa: sono sempre guerre.
Queste idee sono sempre micidiali
quando giungono al potere.
Perciò Cristo non vuole il potere.
"Caino, che hai fatto di tuo fratello?"
Ma intanto bisogna ammazzare Caino!
Invece, "non uccidete Caino:
sarà ucciso sette volte
colui che uccide Caino!"
E' stato così, è sempre stato così.
La spirale della violenza doveva
essere distrutta fin dall'origine.
Non c'è altra via di scampo:
non fare armi, operaio
non fare armi.
Allora sarai tu il nuovo Cristo che viene.

David Maria Turoldo
Salmodia contro le armi (appello a tutti gli operai)
(dicembre 1972)

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