"Arrivederci amore, ciao" un film di Michele Soavi
Non sembrano essere esistiti, prima, ideali ne' sogni, ne' ribellioni, ne' utopie. E se mai sono esistiti, dopo, non ne e' rimasta alcuna traccia. Cosi' come non ci sono, poi, paure o cedimenti e, ancor meno, il bisogno di riparare, risarcire, riscattarsi. C'e' solo la voglia, e la possibilita' offerta dal Codice Penale, di ottenere la riabilitazione e di tornare ad essere, o meglio diventare, una persona "normale". Per ottenere questo, Giorgio, il protagonista del film, e' disposto a tutto.
Giorgio e' un ex terrorista di sinistra, che e' fuggito dall'Italia per evitare l'ergastolo e si e' rifugiato nel centro America in un avamposto di guerriglieri. Dopo la caduta del muro di Berlino decide di tornare in Europa; resta per un breve periodo di tempo a Parigi poi si mette in contatto con l'Organizzazione dei fuoriusciti e chiede il loro aiuto per rientrare in Italia.
La prassi per il rientro prevede la consegna di Giorgio alla giustizia e l'eventuale revisione del processo.
Giorgio incontra un vicequestore piu' sporco di lui che inizialmente lo ricatta e poi sara' suo complice in una vera e propria lotta armata.
Scontata una minima pena in carcere, il Codice Penale, prevede cinque anni di buona condotta per ottenere le riabilitazione.
Giorgio vuole la riabilitazione a tutti i costi; e la otterra'.
A pagare il caro prezzo della sua riabilitazione non sara' lui, bensi' tutti coloro che si troveranno sulla sua strada, cattivi o buoni, colpevoli o innocenti, consapevoli o no! Intanto Caterina Caselli canta: "si muore un po' per poter vivere..."; e sono gli altri a morire per permettere a Giorgio di vivere! Ed e' come se anche una piccola parte di noi spettatori, morisse nel guardare il film domandandosi: ma furono davvero cosi' i "protagonisti" di quegli anni di piombo?
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