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"Bora" di Anna Maria Mori e Nelida Milani - Frassinelli -

Due donne raccontano la loro Istria.
Due donne nate a Pula, quando Pula era Pola e l'Istria era Italia.
Due bambine a quei tempi; e dunque altri, e non loro, hanno scelto per loro se partire o rimanere.
Due bambine: una partita, l'altra rimasta.
29 maggio 2007

Due bambine innamorate delle loro nonne e dei loro luoghi.
Due bambine alle quali la guerra ha tolto la capacita' di guardare avanti.
Due donne che per anni hanno avuto paura a guardarsi indietro, quasi avessero preso alla lettera la leggenda di Orfeo che proprio per aver guardato indietro fu punito dagli dei con la perdita della riconquistata Euridice.

Un giorno, poi, insieme, Anna Maria e Nelida, proveranno a ripercorrere le loro vite, dolorose e ingiuste, uguali e diverse.
Una di qua e l'altra di la', proveranno a sovrapporre le loro vite e si accorgeranno, con dolore, che combaciano perfettamente; soprattutto nel dolore!
Due vite parallele e parallelamente sradicate: una dalla propria casa dalla propria terra e dalla propria gente; l'altra dalla propria lingua, dalle proprie abitudini e dalla propria gente che partiva...

Anna Maria, per anni, ha rinnegato il suo essere istriana, forse anche perche' non e' mai riuscita a sentirsi un "noi" con gli altri trecentocinquantamila esuli istriani.
Anna Maria ha faticato molto per ritrovare se stessa e per far pace con quella bambina che appare in una vecchia foto e che ride fra il cielo e il prato. In quella vecchia foto, con una grafia femminile alta grande e piena di punte e di coraggio, con la penna stilografica, e' stato scritto: giugno 1937, ma nessun luogo e' stato indicato. Il luogo e' dato per ovvio perche' a quei tempi si pensava probabilmente che, salvo avvenimenti straordinari, il luogo del nascere sarebbe stato anche quello del vivere, quello del "sempre", senza considerare che gli eventi straordinari, altro non sono che l'ordinario quotidiano.
Poi, pero', ce l'ha fatta, Anna Maria. Ha fatto pace con la bambina che e' stata; ha ritrovato se stessa e la sua Pola, grazie anche a Nelida...

Secondo me per Nelida e' stato forse un po' meno atroce. Lei e' rimasta; tutto e' cambiato per lei, e' vero, ma e' riuscita se non altro a farsene una ragione.
E' riuscita a capire che la colpa di cio' che e' accaduto dopo e' stata di un "prima" ben preciso. Non ha mai capito pero' perche' e' toccato a loro pagare le colpe dei fascisti italiani! Cosi' come non ha mai capito perche' gli altri italiani se ne sono andati.
Se fossero rimasti in Istria, le loro case, le loro stalle, la loro campagna, i loro appartamenti non sarebbero stati occupati - pensa ancor oggi Nelida - e tutti i "liberatori", come gia' era successo parecchie altre volte in quella terra di confine, uno dopo l'altro, se ne sarebbero andati e loro avrebbero commentato nel loro dialetto veneziano contagiato dallo slavo: "Ecco se ne sono andati anche costoro!".
Invece ad andarsene furono gli italiani...

Anna Maria ancora oggi ha difficolta' a rispondere alla banale domanda: "Nata a?"
Qualcuno non ricorda nemmeno che Pola era Italia, ma, nell'istante in cui Anna Maria lo specifica, ecco che lei improvvisamente, dopo essere stata per un breve istante ex-jugoslava, diventa "profuga" e profuga rimane!

Nelida, invece, poi, (com'era giusto che fosse) si e' innamorata di un croato e la vita per lei, e per tutti coloro che sono rimasti, ha trovato un modo per riequilibrarsi da sola...

Elisabetta Caravati
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