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Il gioco di Pollyanna e il volo dell'eterno bambino Peter

6 giugno 2007

i bimbi guidano il mondo


Probabilmente il nome di Pollyanna dice qualcosa più a ragazze che a ragazzi. E' stata la protagonista di un cartone animato che Italia 1 trasmetteva alcuni anni fa. Dopo la morte del padre la bambina viene affidata ad una zia. Deve quindi cambiare città ed incontrare nuove persone. Questa zia è sempre scorbutica e con un velo di tristezza addosso. Ma dopo molte peripezie Pollyanna riesce a diventare amica di tutto il paese e ... a far ritrovare alla zia un vecchio fidanzato ( e i due alla fine si sposeranno anche ... ). Come ha fatto?Eh,eh!Molto semplice: giocando!
Un episodio può farci capire meglio di quale gioco. Pollyanna dopo un brutto incidente è costretta a letto in serie condizioni. Tutti gli abitanti del paese sono in ansia. Non potendo stare al suo capezzale cercano di mandargli messaggi di conforto: tramite la servitù della casa gli fanno sapere che stanno tutti facendo il suo gioco. Questo gioco la nostra protagonista lo ha imparato dal Padre: è il gioco della felicità. Trovare in ogni occasione un motivo per essere felici, per sorridere ed essere contenti. Polly ha sempre cercato di farsi volere bene, di aprire il proprio cuore a tutti. E lo ha fatto con il gioco, colorando di gioia la vita di chi ha incontrato. Il gioco di Pollyanna mi è tornato in mente l'altra sera davanti al film "Maria Goretti". Maria era una bimba di 12 anni quando morì per le conseguenze di uno stupro. Le sue ultime parole sono state di perdono per il suo carnefice. Maria aveva molte cose in comune con Pollyanna. Aveva sempre sul viso un sorriso stupendo. Un sorriso che le era donato dalla sua immensa bontà e purezza. I suoi 12 anni, brevi quanto colmi e densi, sono stati segnati dal rifiuto dell'odio e dell'egoismo. Ad un amico che le confessò di odiare il padrone e di vivere solo alimentato da quell'odio, Maria lo supplicò di non farlo. L'odio l'avrebbe ucciso, gli avrebbe avvelenato l'animo e il cuore. Purtroppo l'amico non l'ascoltò, e proprio lei pagò per questo ...

Con l'arcobaleno della gioia, del cuore possiamo colorare i pezzetti, piccoli e intensi della nostra vita. Avendo fiducia che dopo la tempesta, arriverà il sereno. Che il grigiore dell'inverno sarà prima o poi vinto dai colori della primavera. Nei momenti difficili potremmo "soffrire, ma non dobbiamo soccombere". Sono parole della giovane Hetty Hillesum. Hetty non le ha scritte da un comodo giaciglio, ma dal campo di concentramento di Auschwitz. Davanti alla negazione della vita, Hetty ci dona pagine memorabili. Il suo diario è un inno fiducioso che la vita rifiorirà.

Peter Pan e la bellezza infinita dell'Isola che non c'è


Nel libro delle sue avventure, quando gli viene chiesta la strada per la sua casa, Peter Pan dà una risposta sorprendente. "Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino". Ma la stella dov'è? Hetty anche qui ci dà la soluzione. Scrive infatti nel suo diario: "dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi". L'isola che non c'è in realtà esiste, ma non si trova dove noi pensiamo. Qualche anno fa mi ricordo di una striscia a fumetti sulla Bibbia. Nel leggere le Sacre Scritture c'erano i personaggi dell'Università di Gerusalemme. I nostri vanno nel deserto per cercare la mitica Arca di Noè. Vengono prima rapiti e poi rilasciati da un gruppo di guerriglieri kurdi. Il loro capo ad un certo punto ha un malore e viene salvato in extremis da uno dei ragazzi. Il capo kurdo decide di liberarli, perché "persone come loro non meritano di essere rapiti". E si dispera delle condizioni del popolo kurdo, oppresso e diviso in 4 Stati. Il professore che guida la spedizione universitaria gli risponde con parole bellissime: "noi saremo la vostra voce. E la faremo giungere sino ai potenti della Terra. Saliamo insieme sull'arca della speranza". Lo dirà poi ai suoi ragazzi tornando a casa: abbiamo cercato l'Arca e l'abbiamo trovata. Ma non era una grande ed immensa costruzione, ma un piccolo frammento nel cuore dell'uomo.
Eccola l'Isola che non c'è! Ogni volta che sapremo colorare la nostra vita, che faremo vibrare e pulsare il cuore ne avremo costruito un pezzetto. Un minuscolo granello che dà fiducia, che farà respirare i polmoni della Vita. L'isola, come mi disse una volta un amico, siamo noi. "Con i nostri gesti quotidiani, con i nostri sogni, le nostre speranze". Questa è la "seconda stella a destra". Come raggiungerla? C'è lo dice ancora Peter.
"PENSATE A COSE STRAORDINARIE,
SARANNO LORO A PORTARVI IN ALTO".

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