Il Dr. House «mercenario» Tra sparatorie e risate mette in salvo l' umanità
Tenuto conto della crescente attenzione con cui i ricercatori sociali analizzano i termini più utilizzati nelle ricerche su Google, considerando Internet un canale affidabile per «misurare» interessi di centinaia di milioni di esseri umani, e tenuto conto dell' incredibile successo che le «teorie del complotto» riscuotono in Rete, non stupisce che un thriller come Il venditore di armi abbia scalato le classifiche dei bestseller in Inghilterra e negli Stati Uniti. Difficile, infatti, immaginare un intreccio più «paranoico»: un ricco e spietato mercante di armi, in combutta con settori deviati della Cia, finanzia un gruppo di terroristi al solo scopo di dimostrare l' efficacia di una nuova, micidiale arma che consentirà di sventare un gravissimo attentato. Sparatorie, inseguimenti, colpi di scena: ma il vero «valore aggiunto» del romanzo è un altro, e cioè le risate che scuotono il lettore, quasi stesse scorrendo pagine di Mark Twain o George Woodhouse. Di fronte alle spassose battute che il protagonista Thomas Lang (ex militare riconvertito in guardia del corpo) sforna a ripetizione, i pur salaci commenti di un James Bond suonano infatti come insipide freddure. Dopo aver respinto la cospicua cifra che gli viene offerta per assassinare un miliardario, Lang si trova coinvolto in una vorticosa quanto improbabile sequenza di eventi, finché verrà costretto a infiltrarsi nel gruppo terrorista per agevolare i piani del cattivo. Ad alimentare l' ilarità provvede anche l' irresistibile tentazione di attribuire al protagonista l' ironico sorriso dell' autore che campeggia in quarta di copertina, un volto che qualsiasi spettatore televisivo riconoscerà al primo colpo, visto che si tratta nientedimeno che di Hugh Laurie, alias Dottor House: stiamo parlando dell' interprete della famosa serie tv. Forse irritato per non aver mai ottenuto la parte dell' eroe in un film d' azione, Laurie ha evidentemente deciso di rifarsi scrivendo questo romanzo d' esordio, senza peraltro rinunciare alla propria verve ironico-satirica. Ne è sortito un risultato notevole, perché il romanzo, a parte il ritmo straordinario e il divertimento che suscita, appare davvero ben scritto. Resta da verificare se il pubblico italiano saprà apprezzare alcuni ingredienti che hanno sicuramente contribuito a renderlo ben accetto ai lettori anglosassoni colti e «liberal», come il gioco di rivalità fra servizi inglesi e americani - sfruttato per evidenziare i contrasti fra i rispettivi «caratteri» nazionali -, e una certa vena pacifista (i veri cattivi non sono i terroristi, ma i mercanti di morte che fanno soldi sulla pelle di innocenti). Il libro: Hugh Laurie, «Il venditore di armi», traduzione di Vittorio Curtoni, Marsilio, pagine 349, 18È
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