Yes, we can?
Alla vigilia del più importante appuntamente delle primarie [almeno per quanto riguarda l'asinello] ci chiediamo anche noi: possiamo?
Se sì: significa che il prossimo presidente degli Stati Uniti d'America, in caso di vittoria dei Democratici - comunque vada - verrà scolpito negli annali della storia. Sia che si tratti di una donna, sia di un negro si tratterà di una rivoluzione culturale non da poco.
Inutile nasconderlo: io tifo per Barack Obama, anche se non so bene il motivo. Forse mi piace vedere l'ingenuità al potere: può far danni, vero, ma pure rivoluzioni culturali inaspettate. Ilary Clinton, dall'alto della sua esperienza politica, porterebbe solo le idee di un politico: nulla di nuovo sotto il sole, come si dice in questi casi.
Forse è per questo motivo che il più significativo dei discorsi di Barack Obama è diventato un rap. Ve lo riporto qui, in una mia traduzione. Non voglio paragonarlo a "I have a dream", soprattutto perché - noi italiani siamo maestri in questo - in campagna elettorale si dicono tante di quelle cose, spesso destinate a diventare lettera morta.
Adoro gli Stati Uniti d'America soprattutto per questo: li un politico che sbaglia paga. Emblematico è Bill Clinton: si è dimesso per aver mentito al popolo americano. Se penso a casa nostra mi sfiorano la mente solo cupi pensieri
Vero: allargano il discorso a sanità ed istruzione noi siamo dei privilegiati ma, proseguendo di questo passo non la finiremmo più. Ecco quindi le parole di Obama.
Sì, noi possiamo.
È stato sussurrato da schiavi e abolizionisti, tracciando un sentiero che conduce alla libertà.
Sì, noi possiamo.
È stato cantato da immigrati catturati su lidi lontani, da pionieri che andavano verso ovest in uno deserto spietato.
Sì, noi possiamo.
È stata la chiamata di lavoratori che si sono organizzati; donne che hanno ottenuto il diritto di voto; di un Presidente che ha scelto la luna come nostra nuova frontiera; e del Re, che ci ha condotto alla vetta e indicato la strada per la Terra Promessa.
Sì, noi possiamo ottenere giustizia e l'uguaglianza.
Sì, noi possiamo ottenere prosperità e l'opportunità.
Sì, noi possiamo guarire questa nazione.
Sì, noi possiamo riparare il mondo.
Sì, noi possiamo.
Sappiamo che la battaglia sarà lunga, ma dobbiamo ricordare che non importa quali ostacoli incontreremo nel nostro cammino, nulla può frapporsi al potere di milioni di voci chiedono il cambiamento.
Un coro di cinici ha detto che non possiamo farlo... l'hanno solo gridato più forte e in modo stonato... Ci hanno chiesto di fermarci e guardare realtà. Siamo già in guardia contro chi offre al popolo di questa nazione false speranze.
Ma nella strana storia che è l'America, la speranza non è mai stata delusa.
Ora le speranze della bambina che va a scuola in un sobborgo di Dillon, sono gli stessi sogni del ragazzo che studia nelle strade di Los Angeles; noi ricorderemo che qualcosa è cambiato in America; non siamo così divisi come ci dicono i politici; siamo un unico popolo; una nazione; e - insieme - inizieremo il prossimo grande capitolo della storia americana con tre parole che risuoneranno da costa a costa, dal mare al mare splendente:
Sì. Noi. Possiamo.
Ed ecco il rap che diversi artisti americani hanno realizzato utilizzando le parole del suo discorso:
Non so chi vincerà le elezioni, non so nemmeno se Barack Obama vincerà le primarie, però mi piacerebbe vedere gli Stati Uniti d'America governati da un uomo di colore, per di più giovane e politicamente inesperto (quindi più immune dalle contaminazioni di lobby d'ogni genere). Sarebbe una bella ventata d'ossigeno
Non dimentichiamo, purtroppo, che il capo di Stato degli USA è - che ci piaccia o meno - il capo di Stato del pianeta Terra.
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