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Peter Pan è tornato all'Isola che non c'è

L'attore che ha commosso e divertito con i suoi mille volti, ha saputo abilmente nascondere il suo
16 agosto 2014

Robin Williams

In questi giorni ho letto ed ascoltato tanto in ricordo di quello che era un grande attore, un immenso protagonista della nostra epoca che con il suo talento ha rischiarato il nostro cielo, regalandoci momenti di gioia, commozione e profonda riflessione.

La morte ci lascia sempre interdetti ma quando a morire è una persona che, apparentemente, ha tutto allo sgomento si accompagna l'incredulità. Perchè è difficile accettare l'idea che una persona dalla vita perfetta, possa decidere di farla finita. Quello che, il più delle volte non si riesce a capire, è il motivo recondito dietro quel gesto, la ragione per la quale un uomo non riesca più a trovare accettabile il quotidiano susseguirsi degli eventi. Il male di vivere, viene chiamato, una maniera un po' poetica per quello che è un disturbo della psiche umana, più comune di quanto pensiamo.

Eppure per sconfiggere questo tipo di malattia, perchè è di questo che si tratta, dovremmo iniziare a chiamarla con il proprio nome: depressione. E' una malattia subdola, “politically correct”, che non fa distinzione tra ricco e povero, bianco e nero, si attacca viscidamente agli uni ed agli altri, trascinandoli in una spirale senza fondo, distruggendone l'esistenza. Chi ne è colpito non riesce più a vedere il mondo con gli stessi occhi di un tempo, ma tutto gli sembra senza senso, privo di attrattiva e persino il futuro, con tutte le sue possibilità, gli sembra un'eventualità inaccettabile da affrontare. E' come se si fosse risucchiati da un vortice di acque profonde e scure, che ti avvolgono in una spirale, dalla quale sembra impossibile liberarsi. L'aria arriva a mancare, il cielo assume le tonalità più cupe e la vita diventa un inutile trascinarsi di giorni che si alternano a notti. In questa fase a nulla valgono i pareri di amici e parenti che con tanta amorevole solerzia, ricordano quanto di bello e prezioso c'è nella vita del malato. Egli non ode altro che il rimbombo dei propri pensieri e la negatività che lo circonda, densa come la nebbia. Non basta il denaro, il successo, la carriera, tutto viene annientato da quel morbo che annichilisce, paralizza, distrugge.

Spesso alla base di una depressione tanto grave, c'è un'esistenza di profonda solitudine, mascherata abilmente dietro ai sorrisi di circostanza, alla facciata di una carriera di successo, una famiglia apparentemente perfetta e una vita invidiabile. Chi arriva a soffrirne, il più delle volte è una persona estremamente sensibile, timida ed insicura che ha dovuto indossare una maschera per non essere travolto dalla frenesia della vita e dalla fredda indifferenza del mondo che lo circonda. Forse, per non essere costretto ad affrontare i propri personali demoni. Ma dentro, nel più profondo del suo essere, quella solitudine e senso di inadeguatezza ha continuato a macerare, a crescere, fino a divorare ogni più piccola parte di sé. Chissà se, nel corso del tempo, sono stati lanciati impercettibili segnali di aiuto, una muta richiesta di soccorso, che non è stata recepita, ascoltata, esaudita. Agli occhi del mondo tutto continua come prima, perchè è così che ci vogliono gli altri, sempre perfetti, sempre un passo avanti, sempre sorridenti e pieni di grinta. Non c'è posto per i deboli, i teneri di cuore, le persone sensibili. Allora si impara a tenersi tutto dentro, finchè non si esplode. È in quel momento che gli altri si accorgono che qualcosa non va, che niente di quella vita apparentemente perfetta, funzionava...ma ormai è troppo tardi. Quando finalmente si dà libero sfogo alle emozioni, permettendo alla dolorosa sofferenza di venire a galla, quella persona sta già lentamente annegando nella propria depressione. Sulla sua testa le acque scure e limacciose si chiudono e si va sempre più giù, fino a non avere più la forza per risalire a galla. E in quel limbo maledetto ogni essere umano, attore strapagato o semplice casalinga disperata, ritorna ad essere semplicemente quello che è, quello che è sempre stato: una persona sola, che nessuno ha voluto ascoltare, prendere per mano, aiutare, amare, accettare.

Per cui dico a tutte le persone che ora ricordano con commozione l'attore Robin Williams, che lui prima di tutto era un uomo, sicuramente sensibile ma anche estremamente fragile e solo. Un uomo che ha nascosto dietro molte facce la sua sofferenza, il suo male di vivere, la sua incapacità di affrontare e superare un qualche trauma del passato. Ognuno di noi sta combattendo la propria personale battaglia, alcuni vinceranno e saranno più forti di prima. Altri, invece, si lasceranno abbattere senza avere neanche la forza di alzare la testa, convinti di non essere in grado di affrontare quel vortice asfissiante che è la vita.

E non c'è bisogno di andare molto lontano, le grida mute di sofferenza sono più vicine di quanto pensiamo. E' il nostro vicino di casa che a stento conosciamo, un amico che non sentiamo da tempo e che siamo troppo occupati per richiamare. Se solo sapremo tendere la mano, offrire un po' di sincero ascolto, ci renderemo conto di quanto sia profondo l'abisso nel quale alcune persone si rifugiano. Ed è proprio lì che dobbiamo andare a prenderli, tirarli fuori e rassicurarli. Perchè le medicine più potenti sono la comprensione, la vicinanza e l'amore.

“...Sai quel luogo che sta fra il sogno e la veglia, dove ti ricordi ancora che stavi sognando? Quello è il luogo dove io ti amerò per sempre, Peter Pan. È lì che ti aspetterò”.

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