ILVA va in scena, teatro a 1600 gradi
Capatosta
Scritto da Gaetano Colella, regia Enrico Messina, con Gaetano Colella e Andrea Simonetti, composizione sonora Mirko Lodedo, scene Massimo Staich, disegno luci Fausto Bonvini.
9 settembre 2014
Ieri sono andato alle prove e sono rimasto colpito dal pathos che la recitazione riesce a trasmettere.
La prima parte fa ridere, e al centro c'è un operaio ILVA rozzo, egoista, ignorante che si confronta con un nuovo arrivato.
La seconda parte scende nel profondo, e sono rimasto colpito da quel "LIBERACI DAL MALE", pronunciato in modo laico, rabbioso, visionario.
Dentro i due protagonisti di CAPATOSTA ci sono le anime di un'intera città, è uno trattato antopologico che viene portato sulla scena.
Quando ho finito di vedere tutto, non avevo capito quanto tempo fosse passato, perché ho vissuto in un lasso di tempo indefinito la mia anima indignata, infelice, piena di speranza e di rabbia, la mia scommessa e la mia scelta di vita.
Note: Siamo nello stabilimento più grande d’Europa, l’Ilva. Siamo in uno dei tanti reparti giganteschi della fabbrica, Acciaieria 1 reparto RH. Qui l’acciaio fuso transita per raggiungere il reparto della colata e gli operai sono chiamati a controllare la qualità della miscela. La temperatura è di 1600 gradi centigradi.
Due operai sul posto di lavoro. Il primo è un veterano, venti anni di servizio alle spalle e un carattere prepotente, di chi si è lavorato la vita ai fianchi e il poco che ha lo difende coi denti, compreso il suo piccolo desiderio: fuggire da Taranto, coi suoi figli, per non tornarci più. Il secondo è una matricola, un giovane di venticinque anni appena assunto nello stabilimento. I due potrebbero essere padre e figlio.
http://www.teatrocrest.it/produzioni/serali/capatosta/
Due operai sul posto di lavoro. Il primo è un veterano, venti anni di servizio alle spalle e un carattere prepotente, di chi si è lavorato la vita ai fianchi e il poco che ha lo difende coi denti, compreso il suo piccolo desiderio: fuggire da Taranto, coi suoi figli, per non tornarci più. Il secondo è una matricola, un giovane di venticinque anni appena assunto nello stabilimento. I due potrebbero essere padre e figlio.
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