Daniela Roiati, una voce Oltre le nubi
Abbiamo imparato a conoscere Daniela Roiati, giovane e grintosa cantante di Anagni, ascoltandola interpretare la colonna sonora del cortometraggio Oltre le nubi, ma la sua passione per la musica viene da molto lontano. Ce lo racconta lei stessa, con una nota di emozione nella voce e gli occhi grandi che si illuminano nel ricordare i suoi nonni e le canzoni che intonavano per lei, sin da piccolina.
-In casa mia si è sempre respirata musica. I miei nonni si divertivano a cantarmi le canzoni della loro epoca. Sono stati loro a trasmettere a me e mio fratello più grande la passione per la musica. Per me era qualcosa di profondo, che sentivo nascermi dentro l'anima e attraverso il canto riuscivo e riesco ancora oggi a trasmettere le mie emozioni, la mia personalità, il mio modo di essere. Ricordo ancora uno dei primi regali dei miei genitori, forse quello a cui sono più affezionata: un microfono giocattolo con asta e pedale luminoso. Ero al settimo cielo e non avrei potuto desiderare niente di più bello. Passavo le ore a cantare davanti quel microfono, immaginando di essere su un palcoscenico con una platea di persone venute ad ascoltarmi e ad applaudirmi. Mio fratello, di 5 anni più grande di me, suonava la fisarmonica da quando ne aveva 7 e quando è diventato un bravo musicista ha iniziato ad esibirsi in pubblico. Appena l'età me lo ha consentito ho iniziato ad accompagnarlo. Lui aveva bisogno di una cantante ed io non vedevo l'ora di mettermi alla prova. E così da un microfono giocattolo passai ad uno vero e capii che il mio sogno di bambina si stava realizzando.
I tuoi genitori come hanno vissuto la tua crescita a livello artistico? Ti hanno incoraggiato a seguire il tuo sogno?
-Senza di loro non sarei arrivata dove sono adesso. La loro presenza, il loro sostegno e la fiducia che hanno sempre avuto in me sono stati fondamentali. Hanno fatto molti sacrifici per permettermi di seguire la mia passione e realizzare il mio desiderio di diventare una cantante. Pur non avendo grandi disponibilità economiche mi hanno pagato scuole di canto con bravi insegnanti, stage e corsi di musica e canto. Mi hanno accompagnato ai vari concorsi e serate, spronandomi a non mollare anche quando il sogno sembrava allontanarsi. Sono stati il mio punto di riferimento, la roccia sulla quale ho poggiato la mia vita.
Quando ti hanno parlato per la prima volta del progetto del cortometraggio Oltre le nubi, qual'è stata la prima cosa che hai pensato?
-Mi sono innamorata dal primo momento della sceneggiatura ma, devo confessarti, non immaginavo cosa si nascondesse veramente dietro le nubi di Taranto. È stata un'esperienza forte, che mi ha toccato profondamente. Per questo volevo che la mia canzone non rappresentasse solo quella triste realtà, in maniera distaccata ma, volevo che fosse in grado di arrivare al cuore della gente di Taranto, e che lasciasse loro un'emozione positiva, un segno di speranza, insieme alla consapevolezza che oltre le nubi c'è sempre il sole.
Dietro questa canzone ci sono nomi importanti della musica italiana.
-È stato un grande lavoro portato avanti con impegno e tanta passione e sono orgogliosa di aver potuto collaborare con artisti importanti. Ho lavorato al testo insieme a Leonardo Chiarulli e Alessio Graziani, quest'ultimo musicista arrangiatore di Michele Zarrillo (tra gli altri) che, come me si è sentito toccato dal tema e ha messo anima e cuore per realizzare questo progetto. Spero che il nostro impegno e la nostra passione siano arrivati alle persone.
Oltre le nubi è stato il tuo primo lavoro?
-Oltre le nubi è il mio secondo inedito. Il primo si chiama PENSIERI e anch'esso è la colonna sonora di un corto della regista Marcella Mitaritonna, sempre ambientato in Puglia. Sarà forse un caso o un segno del destino ma i miei primi due inediti hanno visto la luce in Puglia e mi hanno portato fortuna e voglio credere che tutto questo abbia un significato positivo per me e, chissà, anche per Taranto. Perchè a Taranto c'è vita, a Taranto si può nascere e rinascere.
Quello che trasmette questa canzone è una forza positiva, un'energia che ti spinge a guardare oltre, oltre le difficoltà, oltre quei muri che spesso ci bloccano, ci impediscono di emergere, di realizzare i nostri sogni. Quanto c'è del tuo modo di essere nelle parole di Oltre le nubi?
-In OLTRE LE NUBI c'è tutta Daniela, senza ombra di dubbio. Nel corso della mia vita ho passato tanti momenti di sofferenza, ho perso affetti importantissimi per me, persone fondamentali che amavo e che mi hanno lasciato dei vuoti incolmabili. Sono stati momenti difficili ma sono andata avanti, cercando di reagire sempre ma, ad un certo punto, non ce l'ho fatta più. Sono crollata. Evidentemente c'è un limite a tutti il colpi che si possono sopportare e, forse, quel limite io lo avevo abbondantemente superato. Ho passato un periodo orribile, durante il quale non riuscivo a vedere la luce. Mi ero calata in un tunnel di disperazione che mi faceva stare male. Odiavo quello stato d'animo, quel malessere che mi impediva di vivere, che mi faceva passare le giornate a piangere e disperarmi, che bloccava la mia vita ma non sapevo come uscirne. Era come sentirsi in trappola e non riuscire a vedere una via d'uscita, neanche uno spiraglio di luce. Finchè un 'angelo' mi ha salvata, semplicemente dicendomi 'Pensa a ciò che ti da gioia e amore e riparti da lì'. È stata un'illuminazione, lo scossone che mi serviva per reagire e che arrivava nel momento in cui ne avevo più bisogno. È stato come uscire da un bozzolo, costringermi a rinascere e ad affrontare di nuovo la vita. E dopo mesi di lacrime e sofferenza ho ricominciato a cantare. Appena sveglia, con gli occhi ancora impastati dal sonno, canticchiavo mentalmente. Ero tornata ed ero pronta a rimettermi in pista. Ho dovuto lavorare molto su di me, sulle mie emozioni e la musica, come sempre, mi ha aiutato. Il testo della canzone Pensieri è nato in quei giorni. Per questo la sento particolarmente mia. Subito dopo mi è stato dato quello di Oltre le nubi. Per me è stato come un segno del destino, un altro. Oltre le nubi...c'è il sole. Credo che sia davvero un testo per Taranto e per tutte quelle persone che si trovano a dover affrontare periodi bui e difficili e pensano che non ci sia via d'uscita. Non è così, lo so, l'ho vissuto sulla mia pelle. Ora sono certa che la vita riservi sempre delle sorprese per chi ha la forza di combattere, per chi non si arrende, per chi riesce per guardare oltre le nubi della propria esistenza. Da questi momenti si rinasce e si diventa più forti di prima. È questo il messaggio che vorrei arrivasse alla gente di Taranto.
Il film affronta tematiche molto forti ed attuali, quali l'inquinamento ambientale, le malattie ad esso relazionate e la lotta degli ambientalisti per difendere il diritto alla vita. Prima d'ora ti eri mai avvicinata a queste problematiche?
-Non conoscevo la situazione di Taranto, ho iniziato a saperne di più grazie a Fabio Matacchiera. Quando sono arrivata a Taranto e ho visto con i miei occhi tante situazioni che neanche immaginavo, mi è sembrato di vedere un film horror. Stimo molto Fabio per la sua battaglia, che ha voluto portare nel film attraverso il suo personaggio che rispecchia, in fin dei conti, la sua vita di tutti i giorni. Lo ringrazio per avermi reso partecipe di questo problema e della lotta di Taranto.
Taranto hai imparato a conoscerla durante le riprese del cortometraggio, vivendo a stretto contatto anche con gli abitanti del quartiere Tamburi. Che ricordo hai di quei giorni?
-Ho un ricordo meraviglioso di tutte le persone fantastiche che ho conosciuto nel quartiere Tamburi. Si sono messe a disposizione della produzione e ci hanno accolto con una gentilezza che non dimenticherò mai. Ho visto nei loro occhi la sofferenza per quell'aria soffocante che respirano tutti i giorni. Ho chiesto loro come facessero a vivere respirando quell'odore, e tutti mi hanno dato la stessa risposta: 'È la nostra terra, aiutatemi a cambiare le cose'. Non dimenticherò mai la sensazione che ho provato in quei momenti. Impotenza ma, anche, tanta voglia di provare a realizzare quello che riuscivo a vedere dentro gli occhi di ognuno: il sogno di una città sana, libera dall'inquinamento. Porterò sempre dentro di me il ricordo di queste persone, delle loro parole e dei bambini di Taranto.
Pensi che il messaggio lanciato con il cortometraggio Oltre le nubi possa aiutare Taranto?
Io credo che la musica, i libri, i film siano mezzi di comunicazione importanti, che ci permettono di conoscere e di trasmettere un messaggio. Attraverso il jazz, ad esempio, i musicisti portavano in scena la disperazione e il coraggio degli schiavi africani, arrivati in America per lavorare nelle piantagioni e usavano la musica per rivendicare i diritti di quelle persone, per cantare le loro storie di fronte a un mondo che li aveva sempre ignorati. La musica in quel caso fu il mezzo usato per far volare un messaggio, per trasportare delle idee e farle arrivare a quante più persone possibile. Ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare qualcosa per aiutare gli altri, come per Taranto in questo caso, e io voglio farlo. Ci credo.
Quali sogni hai nel cassetto? Oltre le nubi per Daniela cosa c'è?
Per Daniela Oltre le nubi c'è ancora tutto da scoprire e da raggiungere. Vorrei che qualcuno credesse in me, nel mio talento, tanto da scommettere su quella passione che mi ha fatto arrivare fino a qui e che è la mia ragione di vita. Vorrei cantare oltre le nubi di Taranto e per Taranto. Vorrei vedere un giorno il mio sogno uscire dal cassetto e prendere forma, vorrei vedere quella piccola bambina che giocava a fare la cantante diventare donna e realizzare il suo desiderio più grande. Nel mio cassetto c'è tutto un mondo di emozioni che porto con me ogni giorno, accanto ai miei affetti più cari che mi sono sempre vicini, insieme a tutte le belle persone che ho potuto incontrare nel corso della mia carriera...come la gente di Taranto. Per sempre nel mio cuore.
Beatrice Ruscio
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